Stato dell’Ambiente: smog, rifiuti, depurazione delle acque i maggiori problemi dell'Italia
Il Ministero dell'Ambiente ha trasmesso al Parlamento la relazione sullo Stato dell'Ambiente in Italia, a otto anni di distanza dalla precedente pubblicazione. Un documento che secondo il dicastero guidato da Gianluca Galletti rappresenta un doveroso aggiornamento sui principali indicatori ambientali del nostro Paese
12 July, 2017
Gestione rifiuti, qualità dell’aria nelle città, depurazione delle acque, consumo di suolo, arretramento delle coste e aumento della desertificazione. Sono i principali problemi, più o meno cronici, che emergono dalla relazione sullo Stato dell'Ambiente in Italia trasmessa il 6 luglio dal Ministero dell'Ambiente al Parlamento a otto anni di distanza dalla precedente pubblicazione. Un documento che secondo il dicastero guidato da Gianluca Galletti "rappresenta un doveroso aggiornamento sui principali indicatori ambientali del nostro Paese, ma anche uno strumento, il più ampio e completo, per chi desidera approfondire sotto il profilo scientifico la situazione dell’ambiente italiano. Un lavoro che consente di avere piena contezza del nostro territorio, dei suoi ecosistemi, della sua biodiversità, dei punti di forza e insieme delle sue criticità".
E di criticità com'è noto ce ne sono parecchie, alcune delle quali molto vecchie e mai risolte, che hanno determinato diversi richiami e multe da parte dell'Unione Europea come per esempio quelle relative all'inadeguata gestione dei rifiuti che si avvale ancora di impianti e discariche non a norma.
La Relazione sullo Stato dell’Ambiente si avvia dal contesto già tratteggiato con il documento dell’Agenzia Europea per l’Ambiente “State and Outlook 2015” e facendo riferimento al tradizionale approccio DPSIR (Driving forces, Pressures, State, Impacts, Responses) è costruita secondo un modello concettuale che favorisce una più ampia modalità di analisi e lettura delle problematiche ambientali.
Il Ministero spiega che "il modello delineato mira ad individuare le relazioni di causa-effetto e le interazioni tra i moduli che lo costituiscono, con l’intento di costruire gli scenari possibili, adottare e valorizzare le politiche di tutela, fissando precise nomenclature e ponendosi in definitiva quale vero e proprio sistema di supporto alle decisioni" e ci tiene a sottolineare che oltre alle criticità ci sono anche "i punti positivi: siamo ad esempio tra i sistemi-paese a più alta efficienza energetica, possiamo contare su performance nelle rinnovabili che ci collocano all’avanguardia su scala mondiale".
E ancora "la progressiva attuazione di politiche ambientali e climatiche ha portato vantaggi sostanziali per il funzionamento degli ecosistemi e per la salute e il tenore di vita dei cittadini. Tuttavia, nonostante gli indubbi progressi ottenuti negli ultimi decenni, oggi l’Europa si trova ad affrontare sfide ancor più complesse, a partire da quella sui cambiamenti climatici, rispetto alla quale l’accordo di Parigi 2015 ha sancito un passo storico e non negoziabile".