Mediterraneo, specchio dei cambiamenti climatici
Katrin Schroeder (Ismar-Cnr): “Evaporazione predominante rispetto alle precipitazioni e agli apporti fluviali. Nel bacino orientale, siccità e temperature hanno recentemente raggiunto livelli record rispetto agli ultimi 500 anni”
31 July, 2017
“Il Mar Mediterraneo è una delle regioni più soggette all’aumento delle temperature e alla riduzione delle precipitazioni, dove gli effetti del global warming si manifestano più rapidamente che negli oceani, anche perché i tempi di ricambio delle acque sono relativamente brevi rispetto a quelli di un oceano”. A parlare è Katrin Schroeder, ricercatrice dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Venezia (Ismar-Cnr), che sul tema ha coordinato due studi internazionali pubblicati sulla rivista Scientific Reports in collaborazione con il National Oceanography Centre di Southampton (Uk) e l’Institut National des Sciences et Technologies de la Mer di Salamboo (Tunisia). “Nel Mediterraneo l’evaporazione è predominante rispetto alle precipitazioni e agli apporti fluviali e, nel bacino orientale, siccità e temperature hanno recentemente raggiunto livelli record rispetto agli ultimi 500 anni”.
L’Ismar-Cnr
analizza da oltre vent’anni le caratteristiche dell’acqua in
transito nel Canale di Sicilia, punto di contatto tra i bacini
orientale e occidentale del Mediterraneo. “I dati dello studio
evidenziano che dalla fine del 1993 ad oggi le proprietà
termoaline (temperatura e salinità) dell’acqua
proveniente dal Mediterraneo orientale, tra i 300 e 600 metri di
profondità, hanno subito rilevanti variazioni. In
particolare, la rapidità con cui stanno aumentando è di due volte e
mezzo maggiore rispetto a quella osservata nel Mediterraneo nella
seconda metà del XX secolo ed è di un ordine di grandezza superiore
a quella che si osserva negli oceani (nel caso della temperatura,
0,05 gradi all’anno nel Mediterraneo orientale, 0,005 gradi
all’anno nell’oceano globale)”, prosegue la ricercatrice
Ismar-Cnr. “Il Mediterraneo può essere assimilato a una
macchina che importa acqua superficiale poco salata e di bassa
densità dall’Atlantico, e la trasforma al suo interno mediante
processi complessi che coinvolgono la produzione di acque più calde
e salate, poi esportate verso l’Atlantico, dalle profondità dello
Stretto di Gibilterra”.
Nel
Canale di Sicilia il flusso d’acqua proveniente dai due bacini si
dispone su due livelli: l’acqua di origine hublot replica atlantica, meno salata e
più leggera, occupa lo strato superficiale e si muove verso est,
mentre quella intermedia generata dall’intensa evaporazione nella
regione orientale, più pesante, si muove verso il bacino occidentale
nello strato inferiore. “Le proprietà fisiche dell’acqua
intermedia determinano quantità, temperatura e salinità dell’acqua
profonda generata nel Mediterraneo nord-occidentale. Queste due
ultime caratteristiche del livello profondo sono molto stabili e sono
sempre state considerate un importante punto di riferimento per
quantificare ogni minimo effetto dei cambiamenti climatici”,
conclude Schroeder. “Consideriamo che per circa mezzo secolo
il loro contenuto salino e di calore è aumentato gradualmente,
mentre dal 2005 questi parametri stanno crescendo a velocità doppia
rispetto al periodo 1960-2005. Da allora si parla di transizione del
Mediterraneo occidentale, un horloges imitatie periodo di eventi di formazione di
grossi volumi di acqua profonda particolarmente calda e salata, che
ha segnato l’inizio di un drastico mutamento nella
struttura degli strati intermedi e profondi del bacino occidentale.
Questi dati suggeriscono quindi una veloce transizione verso un nuovo
equilibrio che si riverbera sull’ecosistema marino profondo”.
Fonte: Cnr