Eco-Mori, semi di futuro amico al mercato torinese di Porta Palazzo
Articolo dell’attivista ambientale Luca Cirese ( Padova) per Eco dalle Città e Comune-info
11 October, 2017
di Luca Cirese
A Porta Palazzo a Torino, nel mercato orto-frutticolo più grande e multi-etnico d'Europa, va in scena Eco-Mori, un'iniziativa che rappresenta una speranza per questo nostro continente in cui si diffondono sempre più odi etnici e slogan nazionalisti. Da quasi un'anno, nel flusso di visi e di odori più vari, gli avventori del mercato vedono alcuni migranti africani insieme a due ragazze, una italiana e una argentina. Tutti hanno una pettorina arancione, su quella dei ragazzi c'è scritto “Eco-mori”, dove la seconda parola significa “neri” in dialetto piemontese.
Le due ragazze, Patrizia Spadafora ed Erica Carnevale, sono due delle quattro “sentinelle dei rifiuti” con una grande passione nell'educazione alla eco-sostenibilità: insieme a una decina di Eco-Mori si trovano, dal lunedì al venerdì alle 13 nel lato del mercato di fronte alla fermata del tram 4. Nella prima ora, anche grazie ad alcuni commercianti che soddisfatti dell'iniziativa hanno cominciato a portargli i loro “scarti”, raccolgono molte cassette di frutta e verdura in condizioni dignitose. Alle 14,15 comincia la distribuzione per evitare che tanto cibo venga inutilmente buttato. Il sabato si trovano dalle 18,30 alle 20,30 e colgono anche l'occasione per recuperare libri al mercato delle pulci vicino.
È l'iniziativa Eco-Mori, ideata da Paolo Hutter, giornalista fondatore dell’associazione Eco dalle città, che ora si sta diffondendo con le prime sperimentazioni a Milano e Roma. Il progetto è nato a novembre 2016 su spinta dell'azienda Novamont, che, per risolvere il problema di una scorretta differenziazione dei rifiuti del mercato ha chiesto aiuto dell'assessore dell'Ambiente di Torino Stefania Giannuzzi e ad Amiat: al centro del progetto la sensibilizzazione dei commercianti sul tema, grazie alla distribuzione dei sacchetti per l'organico da parte dell'associazione Eco dalle Città; ed è su questo che si è innestata l'intuizione di aggiungere la parte della distribuzione di cibo con il coinvolgimento di una ventina di richiedenti asilo.
Un progetto ampio che ha già raggiunto l'obiettivo di una sensibilizzazione sul corretto smaltimento dei rifiuti: prima del novembre 2016 Piazza delle Repubblica, dove si trova il mercato, era un tappeto di frutta e verdura. Oggi qualcosa rimane ancora, ma la situazione è tornata alla normalità, con il rifiuto organico che è raddoppiato e che finisce finalmente per diventare compost.
“Come Eco-Mori veniamo al mercato per dare una mano a chi ne ha bisogno”
Un'iniziativa che, insieme alla sua innegabile forza simbolica, ha dunque un'impatto tutt'altro che indifferente: durante l'estate, il cui caldo impedisce una buona conservazione ai commercianti sprovvisti di cella frigorifera, si è arrivati a cinque quintali di cibo al giorno; in questa stagione fredda si superano anche 150 circa di cibo. Parliamo di quasi venticinque cassette di cibo ogni giorno, di cui alla fine non rimane nulla perché tutti tornano con qualcosa. I dati li conoscono bene le due “sentinelle dei rifiuti”, che insieme ai profughi pesano minuziosamente ogni “scarto” arrivato, per avere il quadro completo della distribuzione e del rifiuto organico. Gli avventori in autunno hanno trovato pomodori e banane, due tipi di cipolle, cavoli e pere, melanzane e carote, fagiolini e zucchine.
Abbiamo parlato con gli Eco-Mori per capire cosa pensano e cosa li muove.
Tra i più attivi fin dall'inizio c'è Omar Sillah, 24 anni, che è arrivato dal Gambia alcuni anni fa: “È un progetto importante per tanti motivi - dichiara – non solo perché ci permette di aiutare le persone in difficoltà e di migliorare la raccolta differenziata, ma perché questa lotta contro gli sprechi è per noi un'occasione di integrarci”.
Sul tema della corretta differenziazione dei rifiuti lo riprende Moussa Fofana, maliano di 33 anni: “È bello partecipare a questo importante progetto, perché così teniamo sotto controllo la raccolta differenziata: e poi ogni giorno ci sono tante persone che vengono a prendere le cassette”.
Moussa in questo progetto fa da mediatore culturale a Souleymane Dagnogo: il ragazzo della Costa d’Avorio è contento di conoscere tanta gente ed è convinto che quello che fa sia un buon strumento di integrazione. E poi ci sono Abidine Kamara felice di imparare l'italiano e Dalla Diallo, contenta di aiutare i tanti che hanno bisogno.
E, infine, Nfamara Sane, che parla molto bene l'inglese ed è contento di aiutare in un progetto che considera molto utile per tutti, “perché il nostro lavoro”, dice, “ci permetterà di convivere bene insieme”.
Come ricorda anche Omar, uno dei problemi principali è stato trovare il corretto metodo di distribuzione di frutta e verdura: all'inizio venivano lasciate nelle cassette così come arrivavano, creando una baraonda e il rischio che i meno attenti tornassero a casa con le mani vuote. Si è risolto dividendo in tante cassette il cibo che man mano arriva; oggi sono gli stessi commercianti vicini, italiani e nord-africani, a confermare che il progetto funziona al meglio, evitando che si sprechi del cibo in buone condizioni.
E chi passa dagli Eco-Mori prende e ringrazia della bella iniziativa
“Il progetto funziona, aiutando chi non ce la fa”, dice infatti Ahmed, commerciante marocchino mentre mette a posto la verdura, “sono felice di aiutare come hanno fatto con me quando sono arrivato qui in Italia nel 1993”.
Tante e diverse sono le persone che arrivano alla spicciolata a prendere la frutta e la verdura: pensionati e giovani italiani, una famiglia cinese, donne arabe e dell'est. Tra di loro c'è Oriana, una ragazza italiana giramondo con i piercing, che dalla Francia all'Italia passa nei supermercati e nei mercati per evitare gli sprechi: “Viviamo in una società malata che predilige l'estetica alla sostanza”, ci dice, “mentre la frutta e la verdura che si trova è in condizioni più che dignitose: e questo progetto dà anche ai profughi una bella occasione di integrazione”. C'è anche una pensionata italiana che si avvicina curiosa, non conoscendo l'iniziativa, e saluta dicendo: “È bello quello che fate contro lo spreco di cibo”.
Paolo Hutter ha parlato a Vita.it di Eco-mori come “parte di quell’economia circolare che può rilanciare una società in difficoltà”: a osservare il progetto l'immagine migliore è proprio il cerchio, come spazio di inclusione e di connessione tra persone del tutto diverse, italiani e stranieri, giovani e anziani, poveri e studenti.
Un'iniziativa di grande importanza, capace, partendo dalle piccole cose, di tessere comunità nelle nostre società sempre più frammentate e incattivite che lasciano indietro chi non ce la fa: un progetto che potrebbe, grazie al cibo, farci allargare lo sguardo verso le nostre connessioni con tutto l'eco-sistema naturale, di cui tutti facciamo parte, anche se purtroppo spesso non ne siamo coscienti.
Osservare Eco-Mori ci fa vedere con chiarezza il bivio a cui siamo: quello fra avventori egoisti perché in difficoltà che si litigano gli scarti perché si ha paura che non ce ne sia per tutti e altri che invece si scambiano frutta e verdura a seconda delle loro esigenze. Ma già si respira un'aria nuova a Porta Palazzo, quella prodotta dalla comunità che si sta costruendo. È da qui che avranno origine i semi di un futuro amico, gruppi misti inter-etnici e costruttori di ponti fra culture, a cui Alex Langer, ecologista e costruttore di pace, guardava come strumenti imprenscindibili per portare avanti l'arte della convivenza, di cui si occupò per tutta la vita, dall'AltoAdige/Südtirol fino all'orrore jugoslavo degli anni Novanta.