Perché non calano i rifiuti? Risponde Agata Fortunato
Agata Fortunato, responsabile Ufficio Ciclo Integrato dei Rifiuti della Città Metropolitana di Torino: "Non vi è stato alcuna modifica nel modello di consumo"
20 October, 2017
Come mai i rifiuti non calano?
Come osservatorio metropolitano, dopo un lungo periodo di calo della produzione determinato quasi esclusivamente dalla crisi economica abbiamo ricominciato a registrare un aumento, segno che i consumi sono ripresi (e questo è senz’altro un fattore positivo) ma segno anche che non vi è stato alcuna modifica nel modello di consumo. Anzi alcune tipologie di consumi, penso in particolare all’acquisto di prodotti alimentari già pronti – al posto di alimenti da preparare – che acquisti di beni on line, sono caratterizzati da una considerevole quantità di imballaggi.
Perché certe pratiche di riduzione dei rifiuti promosse negli anni passati non si sono mai strutturate (pannolini lavabili, prodotti alla spina (ad esclusione forse dei punti acqua, riduzione degli sprechi) o almeno non se ne registrano i benefici a livello di produzione?
Molte di queste iniziative sono rimaste episodi, seppur lodevoli, ma non inquadrate in politiche strutturali e soprattutto lasciate all’iniziativa delle singole amministrazioni. L’ultimo caso è la norma che introduce il vuoto a rendere: lasciata all’iniziativa in via sperimentale non so quanti effetti possa davvero produrre; d’altro canto pur in assenza di un decreto forme di vuoto a rendere sono già praticate, in particolare per l’acqua.
Negli ultimi tempi a livello normativo si sente sempre più parlare di rifiuto dell'indifferenziato e non della produzione totale. Cosa è cambiato?
Nel Programma Nazionale di Prevenzione Rifiuti fu indicato l’obiettivo di riduzione del 5% della produzione di rifiuti urbani per unità di Pil. Per quanto riguarda il Piemonte, la Regione ha “tradotto” nel suo Piano al 2020 questo obiettivo che dovrebbe “permettere il raggiungimento di un valore pro capite di produzione pari a 455 kg”.
Tuttavia, credo che la mancanza di un quadro strutturato di politiche per la riduzione dei rifiuti abbia portato a definire di più gli obiettivi di rifiuto non recuperabile, come a dire: se non posso ridurre complessivamente la quantità di rifiuti almeno li si raccolga il più possibile in modo differenziato. Nel nostro territorio una significativa innovazione in questo senso è stata introdotta nel Piano di Gestione Rifiuti della Regione Piemonte che ha posto obiettivi di produzione massima di rifiuto non recuperabile. Questo in linea di principio dovrebbe in un qualche modo stimolare modelli di consumo che privilegiano beni/imballaggi riciclabili.