Taranto, soffia il vento e Tamburi viene inondata dalle polveri Ilva. Peacelink: 'Cos'hanno respirato le persone?'
Era una giornata di wind day prevista da Arpa Puglia che pone la stessa allerta anche per 24 e 25 ottobre. L'associazione: "Cos'hanno respirato le persone e i bambini del quartiere Tamburi?"
24 October, 2017
Martedì 23 ottobre il quartiere Tamburi di Taranto è stato inondato di polveri provenienti dall'Ilva e trasportate dal vento. Centinaia di genitori hanno postato foto e video sui social network. Scatti che hanno portato l’associazione Peacelink a raccogliere il materiale per portarlo in procura. Ecco il comunicato dell'associazione:
Quanto accaduto ieri, 23 ottobre 2017, è la prova che Ilva continua a rappresentare un rischio sanitario inaccettabile ed insostenibile per gli operai ed i cittadini di Taranto. Lo stesso stabilimento e il quartiere Tamburi per molto tempo, nella mattinata di ieri, sono scomparsi sotto una tempesta di polveri sollevate dal vento che soffiava molto forte dal quadrante nord-nordovest. Era una giornata di wind day prevista da Arpa Puglia che pone la stessa allerta anche per i giorni di oggi 24 e domani 25 ottobre. Cosa hanno respirato le persone? Cosa hanno respirato i bambini del quartiere Tamburi nelle ore di entrata ed uscita dalle scuole?
E’ oramai noto che sulla città non si abbattono solo polveri di minerale di ferro e carbon fossile stoccati nei parchi al fine dell’approvvigionamento dello stabilimento Ilva di Taranto ma anche polveri di rifiuti speciali di vario genere, anche derivanti dal ciclo produttivo degli impianti. Questi cumuli sono stoccati in diversi punti dello stabilimento, non soltanto nei parchi minerali: polverino e fanghi di altoforno ed acciaieria, scaglie di laminazione, scorie di acciaieria da deferrizzare, fanghi derivanti dal dragaggio dei canali di scarico, cumuli di polveri derivanti le pulizie industriali.
Diversi mesi fa Peacelink ha chiesto a mezzo pec alle istituzioni preposte di conoscere l’ubicazione di questi cumuli e le modalità di gestione degli stessi: se stoccati all’aperto o in ambienti chiusi, e se stoccati in aree con pavimentazione di contenimento. Non abbiamo ricevuto nessuna risposta! Di conseguenza abbiamo proseguito le nostre ricerche con la documentazione disponibile in rete e informazioni e fotografie autonomamente reperite da Peacelink. In base anche alla stessa documentazione della domanda di AIA di AM InvestCo, presente sul sito del Ministero dell’Ambiente, riteniamo che questi cumuli siano stoccati nei parchi, in zona Mater Gratiae e in diverse aree dello stabilimento senza nessuna copertura né contenimento, pertanto l’azione degli agenti atmosferici porta sulla città di Taranto queste polveri che si posano su ogni cosa: entrano nelle case, si posano sui balconi, sugli indumenti stesi, su frutta ed ortaggi coltivati nelle aree agricole circostanti. Tutto ciò rappresenta un serio rischio sanitario inammissibile. Lo ribadiamo da circa un anno da quando Peacelink nel settembre del 2016 ha lanciato la campagna “Non toccate quelle polveri”: chiunque esegua le pulizie casalinghe dovrebbe munirsi di mascherina adatta al quel tipo di particolato e guanti in nitrile. Le spese di acquisto per questi dispositivi di protezione individuale e le stesse spese di pulizia dovrebbero essere sostenute da chi inquina! Chi inquina paga! Ma cosa più importante non dovrebbe inquinare!
La situazione è ancor più grave se consideriamo che per i prossimi wind day accadrà quello che è accaduto ieri e tutto questo accade da molti anni perché alcuni di questi cumuli giacciono nelle aree Ilva da diversi anni perché poste sotto sequestro dalle autorità giudiziarie. Inoltre questi rifiuti sono interessati, al fine dello smaltimento, dalle prescrizioni del piano rifiuti prot. n. 4/U/11-12-2014 del DPCM del 14 marzo 2014 approvato successivamente con decreto legge. Cosa ancor più preoccupante è che nella domanda dell’acquirente AM InvestCo si pone l’obbiettivo di smaltire questi rifiuti nel 2023. Nella giornata di ieri, inoltre, si è verificato un vistoso incendio, sempre nello stabilimento Ilva, presso il treno nastri 2, in area acciaieria2. Anche questi fumi prodotti dalla combustione avvenuta presso il treno nastri, avvertiti e documentati dai cittadini, a causa dei venti si sono diretti verso la città.
Questa drammatica situazione rappresenta per i cittadini di Taranto un diritto negato. Ai cittadini di Taranto semplicemente si nega la possibilità di vivere come tutti gli altri cittadini italiani.
In merito a questi cumuli di rifiuti industriali e a ciò che accade nei giorni di wind day Peacelink sta definendo un documento che farà parte di un dossier principale che a sua volta raccoglierà tutte le criticità ambientali rappresentate dall’Ilva di Taranto nel corso dell’anno 2017. Peacelink conta di depositare questo dossier a mezzo esposto presso la Procura della Repubblica di Taranto a fine novembre. Tutti i cittadini di Taranto potranno sottoscrivere l’esposto firmando i moduli preposti che saranno disponibili in alcuni punti predefiniti della città. Inoltre daremo la possibilità di firmare questo esposto, anche se queste firme avranno solo una valenza morale, tramite internet per dare così la possibilità a tutti di partecipare; contiamo infatti di coinvolgere i tarantini fuori sede ma anche cittadini e associazioni del territorio nazionale che condividono le nostre denunce. Nei prossimi giorni diffonderemo le modalità di partecipazione a #espostoilva2017.
Per l’associazione Peacelink :Fulvia Gravame, Antonia Battaglia, Alessandro Marescotti, Luciano Manna