Rapporto rifiuti urbani Ispra, Favoino: 'Bene la differenziata nazionale al 50%, male l'aumento della produzione complessiva'
Enzo Favoino, coordinatore scientifico di Zero Waste Europe, mette in luce i dati positivi e quelli meno incoraggianti del rapporto nazionale rifiuti urbani dell'Istituto per la Protezione Ambientale
03 November, 2017
Il 31 ottobre scorso è uscito il rapporto nazionale Ispra sui Rifiuti Urbani, “un documento la cui completezza viene spesso invidiata all'estero – come sottolinea Enzo Favoino, della Scuola Agraria del Parco di Monza e coordinatore scientifico di Zero Waste Europe - e che ci dà sempre un'occasione di guardare alla 'bigger picture', la panoramica del settore nello spazio e nel tempo”. Proprio a Favoino abbiamo chiesto di mettere in luce i dati più significativi del rapporto.
Quali sono gli elementi maggiormente degni di nota che emergono?
Innanzitutto il fatto che sia stato superato il 50% di raccolta differenziata a livello nazionale, un obiettivo intermedio bello ed importante, e vale la pena di sottolinearlo. La cosa dipende in parte anche dal nuovo metodo di calcolo, che include, a nostro avviso impropriamente, il compostaggio domestico nelle percentuali di RD, mentre prima la cosa era solo su base regionale. Ma di certo questa è una 'milestone' importante, un traguardo intermedio che rappresenta anche una soglia psicologica. La raccolta differenziata contribuisce alla gestione dei rifiuti urbani per più della metà degli stessi, e possiamo con più convinzione attrezzarci a percorrere l’altra metà del viaggio, verso la massimizzazione progressiva del recupero di materia, secondo i principi della Economia Circolare.
Il rapporto mostra alcune ottime performance sia livello regionale che provinciale e comunale.
Sì. Noi siamo amanti dei dettagli, che segnano, con le buone pratiche e le aree più avanzate, quelli che sono gli obiettivi traguardabili anche dagli altri territori. C'è la conferma che due Regioni, il Veneto e il Trentino Alto Adige che insieme fanno 6 milioni di abitanti, sono oltre il 70% di raccolta differenziata e altre come il Friuli Venezia Giulia e la Lombardia si stanno progressivamente avvicinando a tale soglia. Su questo sono d'obbligo due considerazioni: la prima è che mentre a Bruxelles si discute la praticabilità di obiettivi pari al 65 o 70% al 2030, in Italia ci sono territori vasti che li hanno già raggiunti (anche se nel caso degli obiettivi UE si tratta di obiettivi di recupero materia, e non di RD, ma la differenza tra gli uni e gli altri sarà determinata dalla discussione sulle tecnicalità del calcolo, ancora in corso). La seconda è che queste performance fanno del Veneto e Trentino le Regioni più avanzate in Europa, assieme alle Fiandre.
Per quanto riguarda le Province ce ne sono quattro - Treviso, Mantova, Pordenone, Belluno – che superano l’80% di raccolta differenziata. Treviso in particolare è all’88% e ben al di sotto dei 100 chili per abitante/anno di rifiuto residuo, la 'metrica di sistema' che le Reti Rifiuti Zero propongono da tempo per misurare meglio la virtù, tenendo insieme gli sforzi per la riduzione e per la differenziata.
Inoltre con tale metodo di misurazione non ci sarebbe il problema di tenere impropriamente il compostaggio domestico nelle percentuali di RD allo scopo di non penalizzare i Comuni che puntano massicciamente su di esso, in quanto sia la riduzione che la raccolta differenziata contribuirebbero a raggiungere l’obiettivo. Un concetto che è già stato fatto proprio in alcune disposizioni regionali, ad es. in Emilia e Piemonte ove (a volte su nostra proposta ed iniziativa), si sono tabellati anche obiettivi di riduzione del RUR in kg/ab.anno.
Tra le metropoli spicca Milano, ormai attorno al 60% di RD (livello che verosimilmente verrà superato nel 2017) grazie all'estensione della raccolta domiciliare in tutta la città, schema formale più grande al mondo che prevede la separazione dell’organico da cucina su tutta la popolazione, e modello che sta ispirando analoghi contesti metropolitani (es. New York, Parigi, Copenhagen).
Proprio nella zona Milanese foste i primi a spingere per la tendenza alla domiciliarizzazione ed alla separazione dell’organico.
E’
così e devo dire che è bello leggere questi numeri alla luce delle
accuse di velleitarismo quando iniziammo nel 1993 ad introdurre e
consolidare il porta a porta con separazione secco-umido nel
territorio del Nord-est Milanese (nella zona del Vimercatese),
seguiti poi dal bacino “Padova Uno” l'anno successivo; è davvero
molto bello rileggere il coraggio di tali esperienze pioniere alla
luce della evoluzione successiva. Allora quelle esperienze erano le
prime ed uniche, e si accusava di fughe in avanti chi proponeva
questo approccio. Si diceva che non fossero situazioni replicabili e
che già il 25% di RD (obiettivo della Legge Regionale 21/93 in
Lombardia) ed il 35% di raccolta differenziata, obiettivo poi fissato
dal Dlgs 22/97 qualche tempo dopo, fossero obiettivi eccessivamente
ambiziosi a livello di area vasta.
Niente di tutto questo. Stiamo vincendo questa magnifica, pacifica guerra, grazie a tutti quelli che già vi si cimentano e agli avamposti nei nuovi territori. Fondamentale anche il ruolo trainante delle esperienze che hanno adottato un impegno formale a lavorare verso "Rifiuti Zero", delle amministrazioni che vi si impegnano, degli attivisti che esercitano stimoli e controlli. Si tratta delle tante esperienze come Capannori, Treviso, Parma e tutte le situazioni ampiamente citate anche in ambito internazionale, anche dallo stesso Commissario UE Karmenu Vella, come evidenze della validità e praticabilità dei percorsi dell'Economia Circolare.
Per chiudere, quali sono invece gli aspetti negativi?
Sicuramente la nota negativa è l’aumento della produzione complessiva di rifiuti urbani. Su questo in parte incide l’inclusione del compostaggio domestico nelle percentuali di raccolta differenziata, che è un'azione più propriamente di riduzione, come tale veniva precedentemente considerata in molte Regioni, ed invece ora dà luogo a computi nella raccolta differenziata, aumentando anche il denominatore (ossia la produzione totale di RU).
Ma non vogliamo
eludere l'annotazione che la ripresa dei consumi ha determinato in
certa misura anche la ripresa dell’aumento dei RU e di certo ora
dobbiamo ingranare le marce più alte di quello che è l’altro
obiettivo cui aspiriamo, in ossequio alle strategie di
efficientamento nell’uso delle risorse ed al principio che 'il
rifiuto migliore è quello che non viene prodotto'. Mi riferisco la
riduzione dei rifiuti secondo il criterio del 'disaccoppiamento' che
pervade il Pacchetto Economia Circolare e che consiste nella
riduzione della intensità d’uso delle risorse per unità di PIL.
E’ questa la prossima sfida. Il fatto che intanto stiamo ampiamente vincendo quella della raccolta differenziata, ci aiuta ad affrontare ora quest’altra con la necessaria, serena determinazione.