Spreco di cibo, in Italia si sperperano ogni giorno 960 kcal a testa. Lo dice l'Ispra
Il rapporto definisce lo spreco come la parte di produzione che eccede i fabbisogni nutrizionali e le capacità ecologiche: oltre ai convenzionali sprechi dalla produzione al consumo, sprechi per 'non rese' produttive e perdite prima dei raccolti, sovralimentazione, spreco di acqua potabile
16 November, 2017
Il problema globale dello spreco di cibo non risparmia il nostro Paese, dove si sperperano alimenti per 960 kcal al giorno a testa, contro una media mondiale di 660 Kcal. E' quanto rileva Ispra nel rapporto 'Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali'.
Il rapporto definisce lo spreco alimentare come la parte di produzione che eccede i fabbisogni nutrizionali e le capacità ecologiche e include nello spreco, oltre ai convenzionali sprechi/perdite dalla produzione al consumo, elementi edibili basilari ma poco considerati come sprechi per 'non rese' produttive e perdite prima dei raccolti, sovralimentazione nel consumo, perdita nutrizionale, perdite nette di prodotti usati in allevamenti, usi industriali ed energetici, sprechi di acqua potabile.
Lo studio stima che lo spreco alimentare in Italia, se misurato in termini energetici, sia stimabile intorno al 60% della produzione iniziale. Il rapporto fornisce anche dati e informazioni sull’impronta ecologica dello spreco che incide sul deficit di biocapacità (ossia la capacità potenziale di erogazione di servizi naturali) per più del 58% globalmente, del 30% nell’area del Mediterraneo e del 18% in Italia, dove da solo impiega più del 50% della biocapacità del Paese.
I suoi effetti ambientali sono associati soprattutto alle fasi iniziali della catena di produzione agroalimentare. La tendenza globale dal 2007 al 2011 indicherebbe un notevole aumento di sprechi tra produzione e fornitura (+48%), una sovralimentazione in fortissimo aumento (+144%) e uno spreco in consumo e vendita al dettaglio che diminuisce del 23%.
Del 44% di spreco globale, il 24% è causato da inefficienza di allevamenti animali, pari al 55% degli sprechi totali, in Europa arriva a toccare il 73% degli sprechi e in Italia il 62%; l’inefficienza di conversione di input edibili in derivati animali è nel mondo circa il 64%, in Europa e Italia circa il 77%. Nel mondo la sovralimentazione media rappresenta il 10% del consumo e arriva al 14% in Europa, al 16% in Italia.
Nel fabbisogno alimentare, l’Italia continua a perdere terreno: il tasso di auto-approvvigionamento (rapporto percentuale tra la produzione interna e il fabbisogno alimentare nazionale) è sceso all’80%, soprattutto in conseguenza dell’esodo rurale e dell’abbandono agricolo. L’Italia è, infatti, al primo posto in Europa per abbandono rurale agricolo: la Superficie agricola utilizzata (Sau) è diminuita negli ultimi trent’anni del 22%.
I dati del Rapporto Ispra indicano approssimativamente che per evitare di abusare delle capacità biologiche sia necessario ridurre gli sprechi su tutta la filiera produttiva per almeno un terzo degli attuali nel mondo, di un quarto in Italia.