'Perché nella nozione di decoro non c'è mai spazio per i libri', Aldo Grasso difende Vivi Libron
Sulle pagine del Corriere di Torino (edizione torinese del Corriere della Sera on line) il celebre critico e giornalista critica le decisione di sfrattare la piccola libreria di cartone nel cuore di Porta Palazzo
27 November, 2017
Quei libri non sono decorosi, bisogna farli sparire. Qualche giorno fa l'amministratore del complesso immobiliare nato nell’ex Arsenale Militare di Borgo Dora a Torino ha scritto all’associazione Vivi Balon chiedendo di «liberare immediatamente l’area di pertinenza condominiale» dove è stata sistemata «una catasta di libri, molto probabilmente per un progetto di libero scambio del quale non eravamo al corrente» chiamato «Viva Libron». I motivi sarebbero il mancato rispetto del «decoro previsto dal regolamento di condominio» ma soprattutto il pericolo dato dal «materiale altamente infiammabile». Risultato: la piccola libreria di cartone nel cuore di Porta Palazzo è stata sfrattata. A prendere le difese di questa bella iniziativa che vede protagonisti Eco dalle Città e Vivi Balon anche Aldo Grasso. Ecco che cosa ha scritto sull'edizione torinese del Corriere della Sera:
L’amministratore di condominio che ha sfrattato la piccola libreria di cartone nel cuore di Porta Palazzo sarebbe stato un personaggio perfetto per le straordinarie meditazioni cretinologiche di Fruttero & Lucentini. Per carità, c’è sempre un regolamento cui appellarsi, un pezzo di carta che manca, un decoro condominiale da rispettare, ma la cosa più imbarazzante è che nella nozione di decoro non c’è mai posto per i libri. A Torino, come in altre città. Come se quei parallelepipedi di carta stampata fossero degli ingombri, suppellettili accatastate in attesa della nettezza urbana. Chi non ama leggere pensa che i libri non abbiano nulla di suggestivo, di gratificante, di desiderabile e che il «libero scambio» sia qualcosa di disdicevole.
E invece scambiarsi libri è un modo per condividere idee ed emozioni con altri, specie in un momento economicamente non facile. Cosa c’è di più bello che rilasciare libri nell’ambiente naturale, compreso quello urbano, affinché possano essere ritrovati e quindi letti da altri? Diceva Umberto Eco: «I libri si rispettano usandoli, non lasciandoli stare». E questo è il concetto che sta alla base del bookcrossing , un fenomeno dalle radici antiche che da qualche anno ha trovato un’espressione concreta anche da noi. La condivisione è un valore da tutelare, non da sfrattare.
Rovistare fra libri usati è come sfogliare un vocabolario: cerchi una parola e intanto ne trovi altre, forse più interessanti, più espressive di quella che cercavi. Un buon consiglio è quello suggerito già nel 1947 da Wodehouse: «Secondo me il solo modo di trovare qualcosa da leggere, oggi, è di andare in una pubblica biblioteca, girare tra scaffali, e tirar giù quel tipo di libri di cui nessuno ha mai sentito parlare». E se la pubblica biblioteca, seppur minuscola, si trova in un cortile condominiale è ancora meglio. Le sorprese sono a portata di mano perché un libro non va mai considerato come uno scarto, un oggetto superfluo, un raccoglitore di polvere.