Novamont firma il manifesto per l’economia circolare
Il manifesto per l’economia circolare firmato a Roma coinvolge, come capofila per ciascun settore, 8 aziende protagoniste del made in Italy a livello internazionale e già fortemente impegnate sul tema
29 November, 2017
“Questa alleanza per l’economia circolare con altre importanti realtà del nostro Paese che condividono il nostro stesso approccio è per noi un fatto di grande rilevanza - dichiara Catia Bastioli, amministratore delegato Novamont -. Sono fermamente convinta che l’innovazione non sia un viaggio in solitaria ma un percorso che si nutre di contaminazione di saperi, competenze e interconnessioni. Richiede, insomma, un salto culturale dell’intero sistema”.
Il manifesto per l’economia circolare firmato oggi a Roma coinvolge, come capofila per ciascun settore, 8 aziende protagoniste del made in Italy a livello internazionale e già fortemente impegnate sul tema (oltre a Novamont, Enel, Intesa Sanpaolo, Costa Crociere, Gruppo Salvatore Ferragamo, Bulgari, Fater e Eataly). Obiettivo è il rafforzamento delle collaborazioni già in corso tra le realtà firmatarie e l’inclusione di tutti i principali settori, in modo da raggiungere le principali filiere industriali del Paese.
L’economia circolare secondo Novamont
Oggi, la grande sfida che l’umanità ha di fronte è essere in grado di vivere bene nel limite naturale, ripensando criticamente la cultura della produzione, l’egemonia dell’usa e getta e dello scarto. Lo spreco di materie prime ed energia non solo ha depauperizzato il capitale naturale e provocato alterazioni climatiche potenzialmente catastrofiche ma ha anche creato sperequazioni sociali ed emarginazione, anticamera di violenza, populismi, abusi e illegalità.
Novamont, leader internazionale nel settore delle bioplastiche e nello sviluppo di bioprodotti e biochemical, con una visione assolutamente pionieristica dell’economia circolare, ha ripensato il tradizionale modello produzione-consumo-smaltimento secondo un approccio sistemico. Da oltre vent’anni è focalizzata sullo sviluppo di bioplastiche e biochemical da fonti rinnovabili attraverso l’integrazione di chimica e agricoltura, attivando bioraffinerie integrate nel territorio e fornendo soluzioni in grado di garantire un uso efficiente delle risorse lungo tutto il ciclo di vita dei prodotti, con vantaggi sociali, economici ed ambientali di sistema.
La costruzione di filiere agroindustriali integrate e basate su un utilizzo sostenibile della biomassa è stato ed è tutt’oggi un elemento determinante per il successo del modello di economia circolare di Novamont. Le materie prime rinnovabili, infatti, non rappresentano in quanto tali la soluzione a tutti i problemi dell’inquinamento e alla ridotta disponibilità di petrolio: le colture agricole non sono tutte uguali e anche le stesse colture possono avere impatti completamente diversi a seconda dell’area geografica in cui vengono coltivate. Per tale ragione Novamont è focalizzata sulla valorizzazione della biodiversità dei territori, moltiplicando le opportunità che scaturiscono dallo studio di diverse materie prime vegetali e di scarti locali, minimizzando i trasporti e massimizzando la creazione di circuiti della conoscenza e di progetti multidisciplinari con i diversi interlocutori locali (università, istituti di ricerca, scuole superiori, volontariato, mondo agricolo, istituzioni, piccole e medie imprese).
I prodotti secondo Novamont devono essere concepiti come soluzioni, in grado di rispondere ai reali problemi delle comunità e dell’ambiente, e non già semplici sostituti di quelli già esistenti. Tutti i prodotti ottenuti dalla filiera italiana delle bioplastiche (oggi anche bioerbicidi, ingredienti per cosmetici, biolubrificanti, intermedi chimici per un’ampia gamma di settori) permettono di risolvere reali problemi ambientali e sociali, riducendo in modo significativo l’uso di materie prime fossili, le emissioni di CO2, i rischi legati alla dispersione di prodotti inquinanti nell’ambiente e la desertificazione.
Basti pensare al problema dei rifiuti. In Europa si producono 96 milioni di tonnellate di rifiuti organici, di cui solo il 33% viene riciclato. La restante parte è conferita in discarica, generando un costo enorme da un punto di vista economico, ambientale e sociale, quando invece il compost di qualità che potrebbe essere prodotto da questo rifiuto organico sarebbe un driver di fertilità fondamentale per i suoli. E’ partendo da queste considerazioni che sin dall’inizio la sfida di Novamont è stata non tanto sostituire tout court le bioplastiche alle plastiche tradizionali quanto intervenire laddove queste ultime inquinano la frazione organica di rifiuto: in questo modo le bioplastiche possono essere un’opportunità per minimizzare i rifiuti in plastica e contribuire a togliere da discarica la maggior parte del rifiuto organico per trasformarlo in una risorsa fondamentale per l’efficienza del ciclo dei prodotti e per un sistema sostenibile e circolare.