'La questione delle scorte non esiste': conto alla rovescia per l'annunciata rivoluzione dei sacchetti ortofrutta
Dal 1° gennaio 2018 i sacchetti con spessore inferiore ai 15 micron, con o senza manici, dovranno essere compostabili e a pagamento. Una rivoluzione, annunciata da tempo, e già portata a termine da alcuni marchi. Il punto della situazione con Marco Versari, presidente Assobioplastiche
03 December, 2017
Ogni anno in Italia si consumano tra i 9 e 10 miliardi di sacchetti ortofrutta, vale a dire, in linea generale, oltre 150 sacchetti all’anno per ogni italiano. Un uso, stando ai numeri, che appare smodato, ma che dal prossimo anno potrebbe finalmente diventare più consapevole grazie all’entrata in vigore delle nuove norme per i sacchi leggeri e ultraleggeri. In vista di questa scadenza abbiamo fatto il punto della situazione con Marco Versari, presidente Assobioplastiche:
Ci ricorda cosa accadrà dal 1° gennaio nei reparti ortofrutta?
I sacchi forniti a fine di igiene, conosciuti come “sacchi ortofrutta”, dovranno essere biodegradabili, compostabili e rinnovabili a contenuti crescenti di rinnovabilità. Si aggiunge poi una quarta caratteristica: non potranno più essere ceduti a titolo gratuito.
Quindi il consumatore dovrà pagarli. Il prezzo sarà fissato dell’esercente?
Esatto. Su questo punto è importante chiarire che non sarà una tassa. Non è un ulteriore balzello. All’interno delle misure europee sulle buste della spesa, c’è l’obbligatorietà in tutti i Paesi dell’Unione che la cessione degli shopper sia a pagamento. Questa misura, come recita la direttiva, si è resa necessaria “per aumentare la consapevolezza del pubblico in merito agli impatti ambientali delle buste di plastica per liberarci dall’idea che la plastica sia un materiale innocuo e poco costoso”.
In realtà la direttiva non estendeva l’obbligatorietà della cessione a pagamento anche ai sacchi ortofrutta e i Paesi membri sono stati lasciati liberi di prendere misure in questo senso. L’Italia, in autonomia, ha deciso di farlo. Dal 1° gennaio occorrerà però vegliare sul mercato affinché la cessione a pagamento non sia motivo di speculazione: un sacchetto per ortofrutta non deve essere venduto alla stesso prezzo degli shopper della spesa. Tuttavia, non dovrà neanche essere un prezzo simbolico, affinché, come auspicato dalla direttiva, ci sia la consapevolezza dell’acquisto. Ci aspettiamo quindi che sia un prezzo ponderato al valore reale del manufatto e del suo costo ambientale (in una recente indagine Ipsos sull’argomento, il 59% del campione ha valutato “del tutto accettabile” un costo ipotetico di 2 cent per sacchetto NdA).
La novità riguarda anche i banchi del fresco (salumi, formaggi, pane, etc...)?
Certo. La novità riguarda tutti i sacchetti forniti a fini di igiene. Ovviamente la norma riguarda i sacchetti di plastica e non quelli di carta.
Come si stanno preparando gli esercizi commerciali a questa novità?
Sappiamo che ci sono già grandi insegne che hanno già fatto la transizione pur non facendoli ancora pagare, perché l’obbligatorietà scatterà dal 1° gennaio. Ci aspettiamo una massiccia adesione alla normativa da parte di tutta la grande distribuzione. Un’adesione più a macchia di leopardo potrebbe esserci nella piccola distribuzione: resistenze già viste in occasione della messa al bando degli shopper di plastica e che voi (Eco dalle Città NdA) avete messo in evidenza con le vostre indagini sull’argomento.
Qualche negoziante potrebbe inizialmente utilizzare la “scusa” delle scorte...
La questione delle scorte non esiste. Questa legge è stata notificata a Bruxelles a novembre dell’anno scorso. Ed è stata discussa in Parlamento nella primavera 2016. È un anno e mezzo che si conoscono perfettamente le tempistiche dell’entrata in vigore della legge. Come le dicevo, ci sono delle insegne che hanno già portato a termine la transizione premurandosi da mesi per mettersi in linea.
Le chiedo, infine, se c’è chi ha pensato di rendere biodegradabili compostabili anche le etichette e i guantini?
C’è già qualche marchio che sta lavorando per fornire anche l’etichetta e relative colle biodegradabili. Mi aspetto che ci sia un effetto traino di queste norme che portino anche in grande autonomia le insegne a preoccuparsi di tutta una serie di altri manufatti. Su questo tema, mi aspetto che anche l’Unione europea prima o poi si interrogherà.








