Gli italiani amano la spesa a Km0: in un anno +157% di utenti per L’Alveare che dice Sì!
L’Alveare che dice Sì! festeggia il secondo compleanno con 52.000 utenti registrati (+157% rispetto al 2016). In Italia ci sono 161 Alveari per comprare prodotti a Km0.
06 December, 2017
Comoda, innovativa e a Km0: la spesa degli italiani è sempre più green. A dimostrarlo sono i numeri con cui L’Alveare che dice Sì!, la startup che unisce tecnologia e agricoltura sostenibile, festeggia il suo secondo compleanno: la community in un solo anno è passata da 20.173 a 52.000 (+157%) utenti e i produttori sono triplicati, passando dai 392 di fine 2016 ai 1.200 del 2017.
Fondata da Eugenio Sapora il 4 dicembre 2015 presso i locali dell’Incubatore I3P del Politecnico di Torino, L’Alveare che dice Sì! unisce tecnologia e sharing economy per permettere una distribuzione efficiente dei prodotti locali tra agricoltori e consumatori: gli Alveari sono infatti dei Gruppi di Acquisto 2.0 che consentono ai produttori locali presenti, nel raggio di 250 km, di unirsi e mettere in vendita online frutta, verdura, latticini, carni, formaggi e molto altro. I consumatori registrati possono acquistare ciò che desiderano presso l’Alveare più vicino a casa, ordinando e pagando direttamente online, per poi ritirare la spesa settimanalmente in un luogo fisico, il vero e proprio “Alveare”, che può essere un bar, un ristorante, un co-working, una sala.
Su tutto il territorio italiano sono presenti 161 Alveari. La regione più virtuosa e più attenta alla valorizzazione dei prodotti a Km0 si conferma la Lombardia, dove sono presenti ben 50 Alveari, di cui 16 a Milano, con 325 produttori coinvolti e 20.000 iscritti al portale. Sul podio salgono anche Piemonte, con 46 Alveari (di cui 18 a Torino), e Lazio (21 Alveari di cui 14 a Roma. Seguono Toscana (12), Emilia Romagna (11), Veneto (8). Liguria, Calabria e Puglia contano 2 Alveari, mentre Trentino, Campania, Sardegna e Sicilia stanno portando avanti lo spirito de L’Alveare che dice Sì! con un primo Gruppo d’Acquisto.
Tramite la piattaforma o la app mobile di Alveare sono invece in media 6.300 gli ordini mensili fatti dai consumatori, contro i 2.500 del 2016 (+152%), il che permette ad oggi di calcolare in totale un fatturato di 1.300.000 € per i produttori della rete, con un aumento del 140% rispetto all’anno precedente.
La località dei prodotti è garantita a livello nazionale: la distanza media tra i produttori e gli Alveari è pari infatti a 32 km: regione prima in classifica è in questo caso il Piemonte, dove la distanza media tra produttore e Alveare è pari a soli 26 km, mentre Torino è la città con produttori e consumatori più vicini (15 km).
Storie dagli Alveari
L'Alveare che dice Sì! non è soltanto un progetto che punta a valorizzare i prodotti a Km0: l'intento è anche quello di creare comunità, permettendo l'incontro tra consumatori e produttori. Tra le realtà più interessati, spiccano a Torino l’Alveare Campus San Paolo, il primo in un collegio universitario, e quello dell’Associazione culturale I buffoni di corte Onlus, che si occupa di creare un luogo di incontro e partecipazione attiva per persone con disabilità e non: in questo caso, anche il cibo diventa occasione di integrazione sociale e unione.
A Milano c'è invece L’Alveare della Terra, il primo realizzato in collaborazione con Slow Food Italia e Condotta Slow Food Milano, che raccoglie produttori aderenti alla filosofia “Slow” che propongono alimenti prodotti con certificazione filiera BIO, tradizionale e artigianale. Un Alveare è nato all’interno del Cinema Beltrade, diventato un vero e proprio centro aggregativo del quartiere, mentre un altro si inserito nel Villaggio Barona, una realtà di Housing Sociale che sta contribuendo a restituire ai cittadini parti di città altrimenti lasciate all’abbandono e al degrado ambientale e sociale.
A Roma, di recente apertura è L’Alveare in zona Tiburtina, ospitato all’interno del parco comunale Parco Bergamini, recuperato dall’omonima associazione senza scopo di lucro: obiettivo è rivitalizzare il parco e restituirlo agli abitanti del quartiere e a chiunque voglia godere di un'area verde all'interno della città di Roma.
Vivere di Alveare
“La nostra rete si sta espandendo e sta coinvolgendo sempre più consumatori attenti alla qualità e alla vicinanza dei prodotti. Lo dimostra il fatto che alcune città come Torino e Milano presentano un Alveare quasi in ogni quartiere”, spiega Eugenio Sapora, fondatore di L’Alveare che dice Sì!. “Nel 2017 abbiamo allargato il team centrale dell’Alveare, composto ora da 8 membri. Obiettivo del 2018 – conclude il fondatore – è continuare la crescita in ogni settore, investendo soprattutto nel supporto alla rete attiva sul territorio italiano, per renderla sempre più solida e stabile, e sostenere la nascita di nuovi Alveari”. Grande importanza e attenzione verrà rivolta ai gestori, che hanno il compito di tenere il contatto tra agricoltori e produttori locali, organizzare le vendite, divulgare il progetto e individuare il luogo fisico per la distribuzione dei prodotti. “In questo modo, offriamo anche un’opportunità all’interno della Gig Economy, permettendo a giovani studenti, pensionati, casalinghe, disoccupati ma anche a qualsiasi appassionato di cibo di reinventarsi e di inserirsi nel mondo del lavoro con un’occupazione part-time”. Un’occupazione che diventa sempre più appetibile, anche economicamente, come dimostra la storia di Ileana Iaccarino, prima prima gestrice che con due Gruppi di Acquisto a Milano (via Losanna e quartiere Isola) riesce a “vivere di Alveare” con un vero e proprio stipendio. “Il gestore di un Alveare diventa un vero e proprio punto di riferimento per la propria comunità e per i produttori che se credono davvero nel progetto lo sposano fino in fondo, dando fiducia al gestore stesso”, spiega Ileana. “Ci vuole impegno e passione, ma si ottengono risultati bellissimi anche in termini di condivisione e sinergia”. Ilena ha dato grande importanza, nell'aprire i suoi Alveari, al coinvolgimento di produttori che intraprendono anche percorsi sociali, come "Alle Cascine Onlus", realtà che opera da più di 30 anni nel recupero di ex tossicodipendenti e persone problematiche, insegnandogli un lavoro e dandogli la possibilità di reintegrarsi nella società per avere una rivincita: oggi conta numerosi dipendenti che lavorano e vivono nelle loro strutture e che sono coinvolti nella produzione di carni bianche e rosse, formaggi e dolci.