Piemonte: approvata dal Consiglio regionale la nuova legge sulla gestione dei rifiuti urbani
L’assessore all’Ambiente della Regione Piemonte, Alberto Valmaggia: "Una nuova governance per attuare gli obiettivi del piano regionale, per un servizio più efficiente che premia chi produce meno rifiuti e differenzia di più"
28 December, 2017
Approvata in Consiglio regionale la nuova legge che disciplina il governo della gestione dei rifiuti in Piemonte. Partendo da quanto previsto a livello nazionale dal d.lgs. 152/2006, per quanto riguarda la raccolta dei rifiuti, la nuova legge prevede la fusione degli attuali 21 Consorzi di bacino in 9 nuovi Consorzi di area vasta, attribuendo ai sindaci il compito di provvedere alle funzioni inerenti la prevenzione della produzione dei rifiuti urbani, la riduzione, la raccolta differenziata e il trasporto. I singoli Consorzi di area vasta suddivideranno il proprio territorio di riferimento in aree territoriali omogenee funzionali allo svolgimento dei servizi (in prima attuazione della legge, queste saranno coincidenti con i soppressi consorzi di bacino previste dalla l.r. n. 24/2002), in modo da poter rispondere ai principi di efficienza, efficacia ed economicità. I Comuni potranno essere rappresentati nell’assemblea consortile del relativo ambito di area vasta anche attraverso l’individuazione di un rappresentante unico per area territoriale omogenea. Per quanto riguarda invece la gestione degli impianti, la nuova legge sostituisce le attuali 8 Autorità Territoriali Ottimali provinciali (ATO) con un’unica autorità di dimensione regionale a cui attribuisce, in modo univoco, le funzioni di realizzazione e gestione degli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti a tecnologia complessa, comprese le discariche.
Lo scopo principale di ogni singolo Consorzio di area vasta è quello di raggiungere gli obiettivi prefissati nel Piano regionale di gestione dei rifiuti urbani, approvato dal Consiglio regionale nel mese di aprile 2016. Il Piano prevede di raggiungere entro il 2018 la produzione annua di rifiuto indifferenziato non superiore a 190 chilogrammi per abitante ed i 159 chilogrammi pro-capite entro il 2020. Tali obiettivi sono procrastinati di due anni unicamente per la Città di Torino, in ragione della sua dimensione demografica e delle sue caratteristiche peculiari.
La legge disciplina infine il tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti, e provvede a ricondurre in capo alla Regione le competenze relative alla riscossione dello stesso, il quale viene determinato in nuovi importi che tengono conto delle premialità da assegnare ai Consorzi virtuosi che conferiranno meno rifiuti in discarica e promuoveranno la riduzione degli stessi a livello generale. Si prevederanno, al contrario, sanzioni amministrative in caso i singoli Consorzi di area vasta non raggiungano gli obiettivi previsti dal Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti urbani.
Per il presidente Sergio Chiamparino la nuova legge costituisce “un altro importante atto di programmazione che va a completare il quadro normativo del settore ambientale piemontese, fornendo certezze agli operatori pubblici e privati”.
“Si tratta di un grande risultato, raggiunto grazie al lavoro di anni e al coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, in primo luogo i sindaci e le associazioni ambientaliste - afferma l’assessore all’Ambiente della Regione Piemonte, Alberto Valmaggia - Finalmente il Piemonte avrà un sistema univoco di gestione degli impianti a tecnologia complessa e delle singole discariche. In più, verrà portato a regime un sistema omogeneo per ogni territorio coincidente con le singole province e la Città Metropolitana, con cui verrà incentivata la riduzione dei rifiuti e il corretto trattamento di questi attraverso il riuso e la differenziazione, prevedendo un sistema tariffario incentrato sul principio che chi inquina di più paga di più”.
In prima battuta il testo del disegno di legge era stato approvato a maggioranza dalla Commissione Ambiente del Consiglio regionale, dopo 30 sedute che hanno visto la presentazione e la discussioni di numerosi emendamenti, alcuni dei quali hanno contribuito a migliorare in modo sostanziale il testo rispetto a quello licenziato dalla Giunta regionale, anche grazie al contributo offerto dagli oltre 60 soggetti coinvolti nelle consultazioni, tra enti pubblici, associazioni, consorzi di bacino e organizzazioni sindacali.