ZeroWaste sui sacchetti: ‘scelte giuste, modalità sbagliate. Il Ministro dell’Ambiente può superare le polemiche di questi giorni in poche ore’
Il comunicato di Zero Waste che invita il Ministero dell’Ambiente a coordinarsi con gli altri ministeri, ritirare la comunicazione alla GDO e permettere l’uso della “sporta” riutilizzabile
05 January, 2018
Rileviamo
anzitutto con soddisfazione come il tema abbia scalato le classifiche
degli interessi dell’opinione pubblica. Anche se il dibattito ha
sofferto di alcune distorsioni sul merito della Legge e sui suoi
effetti, l’attenzione generatasi ha consentito, per una volta,
di mettere il tema ambientale e quelli collegati in cima all’agenda
politica, stimolando riflessioni da parte dell’opinione pubblica
sul problema della plastica, dei danni da essa provocati, della sua
prevenzione e delle alternative. Riconosciamo che la Legge
intendesse costituire una estensione ai sacchetti ultraleggeri delle
previsioni già a suo tempo adottate, e con successo, per gli
shopper, allo scopo di:
- estendere i principi di riduzione
del ricorso alla plastica tradizionale ad altri ambiti, contigui,
di intervento;
- evitare fenomeni di elusione delle
precedenti disposizioni, quali l’uso come shopper dei sacchetti
in plastica tradizionale, codificati come “per uso interno”, allo
scopo di aggirare il divieto sugli shopper od eluderne il costo;
-
conseguire uniformità di approccio su tutti i sacchetti, ed
evitare la contaminazione dei flussi avviati a compostaggio,
fenomeno determinato proprio dalla confusione spesso ingenerata
nell’utente, tra shopper e sacchetti ultraleggeri.
Come tale, l’intenzione di partenza della Legge, ossia superare l’uso della plastica tradizionale nei sacchetti ultraleggeri per asporto dei generi alimentari, è condivisa e va nella direzione di mettere anche in questo caso (come nel caso degli shopper, in cui l’iniziativa italiana ha poi stimolato l’adozione di disposizioni analoghe da altri Paesi e della Direttiva europea in merito) l’Italia alla testa di un fronte di eliminazione progressiva delle buste in plastica. Ricordiamo che gli shopper di plastica costituiscono uno degli elementi più soggetti a dispersione nell’ambiente con conseguenti danni agli ecosistemi e alle catene alimentari.
Nell’ambito di questa strategia, siamo a favore del rendere evidente il prezzo dell’ultraleggero, cosi come già nel caso degli shopper, proprio per disincentivarne il prelievo, ma è altrettanto evidente, e per noi fondamentale, che una strategia di disincentivazione deve mettere a disposizione l’alternativa, che sia ambientalmente preferibile e dunque economicamente incentivata: anche in questo caso, l’alternativa è la borsa (“sporta”) riutilizzabile. Una alternativa pratica, conveniente, ambientalmente sostenibile, che rispetta la gerarchia del riuso come opzione preferibile ed immediatamente adottabile, almeno nel caso di generi alimentari (come è il caso in genere per l’ortofrutta) che non creano, a differenza di carni, pesci, e prodotti caseari molli, problemi di imbrattamento e sgocciolamento.
È qui che è intervenuto l’errore (fondamentale, a nostro avviso) commesso dal Ministero, ossia la lettera alla Grande Distribuzione (GDO) in cui si dichiara che le borse riutilizzabili non possono essere impiegate; rileviamo per inciso che nella Legge, di questo divieto non vi è traccia.
Purtroppo, ed inevitabilmente, questo errore, oltre a determinare un allontanamento dalle finalità stesse della Legge, ha fatto avvertire l’uso del sacchetto biodegradabile come imposizione e balzello, distorcendo il dibattito e deviandolo dal merito ambientale della strategia (superamento della plastica tradizionale) a quello economico: l’imposizione del prezzo esplicito del sacchetto, che doveva funzionare da incentivo all’adozione della alternativa ambientalmente preferibile, nel momento in cui viene impedita tale alternativa, è stato percepito come una vessazione.
Sono a nostro avviso irricevibili le motivazioni di carattere sanitario addotte nella comunicazione del Ministero alla GDO, e nella più recente nota del Ministero della Sanità, di cui abbiamo avuto notizia dai media, se solo si pensa a tutta la filiera di produzione, raccolta, trasporto, distribuzione della ortofrutta: una filiera in cui non è certo il prelievo finale dallo scaffale il momento più delicato. Né possono essere additati come irresponsabili tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea (Paesi certo non meno attenti del nostro ai temi della sicurezza alimentare) in cui le borse riutilizzabili sono consentite, ed addirittura promosse, senza incorrere in procedure di infrazione.
Chiediamo dunque al Ministro di tornare, in forma coordinata con gli altri Ministeri, alle previsioni della Legge, revocando la lettera alla GDO.
Se,
si procederà in questo modo sarà possibile garantire un vantaggio
ambientale, economico e sociale per tutti, consumatori ed
esercenti.
Chiediamo contestualmente al Ministero e agli altri
soggetti interessati di sviluppare una campagna di informazione
sul destino preferenziale dei sacchetti ultraleggeri, laddove
acquistati dal consumatore al posto della borsa riutilizzabile. Tale
campagna dovrebbe superare molta della confusione che avvertiamo nel
dibattito in corso ed andrebbe focalizzata sui comportamenti virtuosi
(es. apposizione delle etichette adesive sui manici, onde poterle
asportare senza danno al resto del sacchetto) finalizzati a fare
reimpiegare successivamente i sacchetti per la raccolta differenziata
dell’organico.
Zero Waste Italy