Biciclette, crescono le piste ciclabili ma non la ciclabilità
Presentata a Milano la seconda edizione dell’Osservatorio Nazionale Focus 2R che fotografa le politiche di mobilità dedicate a biciclette e motocicli nelle città italiane.
24 January, 2018
Presentata oggi a Milano la seconda edizione dell’Osservatorio Nazionale Focus 2R, promosso da Confindustria ANCMA e Legambiente, con la collaborazione di Ambiente Italia, che fotografa le politiche di mobilità dedicate a biciclette e motocicli nelle città italiane.
Il report, unico in Italia, può contare sulla partecipazione dei comuni che forniscono informazioni su piste ciclabili, guardrail, sharing mobility, parcheggi dedicati, colonnine di ricarica per i veicoli elettrici, forniti direttamente dalle amministrazioni locali.
Ma vediamo in particolare qual è la situazione fotografata dal report sulle biciclette, dal servizio bike-sharing alla sicurezza dei ciclisti.
Sono ormai 63 i comuni che si sono dotati di un servizio di bike-sharing, con una disponibilità complessiva di quasi 11.000 biciclette per più di 140.000 abbonati: a fronte di un aumento della percentuale di comuni che offrono il bike-sharing (dal 61% del 2016 al 66% di quest’anno), si assiste a una diminuzione del numero medio di biciclette disponibili (-15%) e di abbonati (-13%). Ancora immatura la diffusione capillare di servizi di scooter sharing: nell’anno di rilevazione della ricerca erano solo 4 le città che offrivano questo servizio, ulteriormente ridotte a causa del recente ritiro di un operatore.
Segnali di crescita si registrano nel campo della mobilità elettrica: il 41% delle città interpellate dichiara di avere installato una rete di ricarica per motocicli o scooter, con una media di 30 colonnine di ricarica pubblica per comune, ma punte che superano le 100 unità nei comuni più grandi o più sensibili. Il 38% delle città ha installato reti per la ricarica di e-bike, benché in questo caso la presenza di colonnine sul territorio sia molto più disomogenea.
«Ci sono due dati, di segno opposto, che emergono da una ricerca annuale condotta da Legambiente sul Prodotto Interno Bici (PIB) - spiega Alberto Fiorillo, responsabile trasporti di Legambiente - che possono costituire la base per una strategia futura della mobilità in ambito urbano. Quello negativo evidenzia che nell'insieme delle oltre 100 città capoluogo crescono le piste ciclabili, ma non cresce la ciclabilità. In sette anni, infatti, tra il 2008 e il 2015, le infrastrutture urbane riservate a chi pedala sono aumentate addirittura del 50%, mentre nello stesso periodo la percentuale di italiani che utilizzano la bici per gli spostamenti è rimasta immutata: era il 3,6% nel 2008 ed era ancora il 3,6% nel 2015. In positivo si segnala che l’insieme degli spostamenti a pedali genera già oggi un fatturato di 6,2 miliardi di euro. Questo patrimonio, somma della produzione di bici e accessori, delle ciclovacanze e dell’insieme delle esternalità positive generate dai biker (come risparmio di carburante, benefit sanitari o riduzione di emissioni nocive, appare ancora più rilevante soprattutto in considerazione del carattere adolescenziale della ciclabilità in molte parti d’Italia, sia per gli aspetti relativi alla mobilità, sia per quello che riguarda il turismo su due ruote ––Proprio la corretta analisi di questa contraddizione può fornire gli strumenti giusti per costruire una strategia per il futuro che evidenzi quali sono le infrastrutture e quali le scelte davvero in grado di far sbocciare un nuovo stile di mobilità e un generalizzato bici boom».
Infine, si registra un diverso livello di attenzione da parte degli amministratori locali rispetto alle misure per migliorare la sicurezza degli utenti inserite nei Piani Urbani per la Mobilità: se il 71% dei comuni dichiara di avere approvato almeno una misura per la sicurezza dei ciclisti (ma il valore è in calo rispetto al 75% del 2016), solo il 26% ha presentato iniziative per la sicurezza dei motociclisti. Un’eccezione è rappresentata dall’installazione di guardrail specifici per la protezione dei motociclisti: il 19% li ha installati, un altro 22% - in aumento rispetto al 18% del 2016 – dichiara di volerli ampliare o utilizzare in futuro per la prima volta.