Spreco di cibo e rifiuti organici: così aumentano i gas serra
Circa 88 milioni di tonnellate di cibo all’anno in Europa vengono sprecate e diventano rifiuto e contribuiscono a generare i tra i 118 e i 138 milioni di tonnellate di rifiuti organici ogni anno, smaltiti per lo più in discarica generando emissioni incontrollate di gas a effetto serra
21 March, 2018
Circa 88 milioni di tonnellate di cibo all’anno in Europa vengono sprecate
e diventano rifiuto, con un costo associato stimato in 143 miliardi di euro e, sempre in
Europa, sono generati tra i 118 e i 138 milioni di tonnellate di rifiuti organici ogni anno, di
cui oggi soltanto circa il 25 per cento viene riciclato in compost di alta qualità. Per la
maggior parte, i rifiuti organici sono smaltiti in discarica generando emissioni incontrollate
di grandi quantità di gas a effetto serra. I dati arrivano dalla quarta conferenza internazionale sui rifiuti solidi urbani, organizzata a Pisa lo scorso 15 e 16 marzo dall’Istituto di Management in collaborazione con Geofor, dove si è parlato anche di contromisure per migliorare queste performance, strategie in grado di ridurre la
quantità di cibo che diventa rifiuto, facilitando anche la donazione di prodotti alimentari
ancora commestibili ma non più vendibili per ragioni legislative o logistiche.
Esperti di
rilievo internazionale dalle diverse provenienze - istituzioni, mondo della ricerca e delle
imprese, Organizzazioni Non Governative - hanno discusso su come contribuire al riciclo dei
rifiuti organici e contribuire alla riduzione di quelli alimentari, realizzando un nuovo modello
di “economia circolare”.
In Europa sono generati tra i 118 e i 138 milioni di tonnellate di rifiuti organici ogni anno,
di cui oggi soltanto circa il 25 per cento viene effettivamente riciclato in compost di alta
qualità. Per la gran parte, i rifiuti organici sono smaltiti in discarica generando l’emissione
incontrollata di grandi quantità di gas a effetto serra. Circa il 50 per cento dei rifiuti solidi
urbani è rappresentato dalla frazione organica e risulta quindi evidente come questa
debba giocare un ruolo chiave in termini di riciclaggio e di economia circolare.
I rifiuti
organici comprendono quelli biodegradabili di giardini e parchi, quelli alimentari e di cucina
prodotti da famiglie, ristoranti, servizi di ristorazione e punti vendita al dettaglio, oltre che i
rifiuti equiparabili, provenienti dagli impianti dell'industria alimentare, e altri rifiuti con
analoghe proprietà di biodegradabilità e che per natura, composizione e quantità sono
equiparabili ai rifiuti organici.
Non è possibile parlare di rifiuti organici, senza fare riferimento alla prevenzione: circa 88
milioni di tonnellate di cibo diventano rifiuto ogni anno in Europa, con un costo associato
stimato in 143 miliardi di euro.
Il Piano di azione della Commissione Europea
sull’economia circolare evidenzia come lo scarto di cibo ancora commestibile aggrava gli
impatti ambientali che derivano dalla produzione alimentare e provoca perdite finanziarie
per i consumatori e per l’economia. Da questo punto di vista, occorre considerare anche la
dimensione sociale dello spreco alimentare, per cui dovrebbe essere facilitato il dono di
prodotti alimentari ancora commestibili ma che, per ragioni logistiche o di mercato non
possono essere commercializzati.
A settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato gli obiettivi di
sviluppo sostenibile per il 2030, tra i quali ne figura uno teso a dimezzare gli sprechi
alimentari pro capite e a ridurre le perdite alimentari lungo le catene di
approvvigionamento e di produzione. Anche in questo caso, sono numerose le potenziali
linee di azione, individuate dall’Unione Europea. Basta pensare alla necessità di adottare
una metodologia comune per quantificare i rifiuti alimentari e definirne gli indicatori; di
adottare misure per chiarire la legislazione dell’Unione relativa ai rifiuti, agli alimenti e ai
mangimi e facilitare il dono di alimenti e l’uso sicuro di alimenti e sottoprodotti provenienti
dalla filiera alimentare nella produzione dei mangimi; di esaminare il modo per migliorare
l’uso dell’indicazione della data di consumo e della sua comprensibilità per i consumatori,
in particolare per la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il”. A livello italiano si può
fare riferimento al piano nazionale sulla prevenzione dei rifiuti, al piano nazionale sulla
riduzione dello spreco alimentare, all’approvazione della legge contro lo spreco alimentare
nel 2016.