Periferie al centro, mobilità e verde diffusi. Priorità e strategie del piano per la Milano del 2030
La Milano del 2030 raccontata nel primo di tre incontri pubblici che avviano la discussione sull’aggiornamento del Piano di governo del territorio. Verde e sostenibilità sono al centro dell’aggiornamento del Piano che prevede la riduzione del consumo di suolo dal 74%
21 May, 2018
Una città sempre più connessa all’area metropolitana e al mondo, che mette al centro le sue piazze e i nodi di interscambio, in cui giovani e single possano accedere più facilmente alla casa e al lavoro. Una città ancor più innovativa e inclusiva, verde e sostenibile, con 88 quartieri dalla forte identità, dove la qualità dello spazio urbano riguardi il centro come le periferie.
È questa la Milano del 2030 raccontata sabato 19 maggio nel primo di tre incontri pubblici alla Triennale di Milano che avviano la discussione sull’aggiornamento del Piano di governo del territorio. Un aggiornamento su cui l’Amministrazione ha lavorato molto negli ultimi mesi e continuerà a farlo nei prossimi ascoltando i cittadini, i professionisti, gli investitori, il Consiglio comunale e i municipi, e che delinea, a partire dai progetti in corso o già previsti, le risposte che la città dovrà dare alle sfide future.
“Siamo qui oggi nella prestigiosa sede della Triennale – ha detto il Sindaco di Milano, Giuseppe Sala – per parlare della città che stiamo costruendo insieme. Desideriamo infatti che Milano diventi davvero la città voluta prima di tutto dai suoi cittadini e che da questa alleanza, senza sottrarci alla responsabilità delle decisioni che dovremo prendere, sia la carta decisiva per vincere la partita dei numerosi progetti, a partire da quelli per la riqualificazione delle periferie, che sono inseriti nel Piano di governo del terrirorio. Ci saranno interventi su grandi superfici come gli ex Scali Ferroviari o su piccole aree che devono essere restituite ai cittadini, liberate dal degrado e con nuove funzioni. In questi primi tre incontri disegneremo insieme la nostra città innanzitutto facendo sapere ai milanesi, nel dettaglio e con trasparenza, cosa abbiamo intenzione di fare. Il 2030 sembra un traguardo lontano, ma in realtà è proprio ora e così, attraverso il PGT, che iniziamo a vederlo”.
“Il nuovo Piano affronterà le sfide della città da qui al 2030 – ha dichiarato l’assessore all’Urbanistica, Verde e Agricoltura Pierfrancesco Maran –. Dovrà dare risposte alla popolazione tra i 20 e i 40 anni, italiana e straniera, che sempre più numerosa sceglie di vivere Milano. Dovrà incentivare la creazione di nuovi posti di lavoro ed essere laboratorio di eccellenze. Dovrà valorizzare i suoi quartieri, offrendo servizi alle fasce più deboli. Dovrà migliorare la qualità della vita dei milanesi, aumentando il verde e le aree pedonali, diminuendo le auto in circolazione e lo smog. La crescita dovrà riguardare tutta la città, integrando gli investimenti comunali di 350 milioni di euro per le periferie con gli investimenti privati. È la storia delle trasformazioni di Milano. Pubblico e privato che collaborano per risolvere i problemi, facendo sistema come poche altre città al mondo”.
Cinque gli obiettivi fondanti del nuovo Piano, che dettano la direzione dello sviluppo urbanistico della città nei prossimi anni e che hanno tutte un comune denominatore: il superamento delle distanze fisiche, sociali, economiche tra centro e periferia.
CONNETTERE MILANO, LA CITTÀ METROPOLITANA, IL MONDO
Lo sviluppo della Milano del 2030 sarà necessariamente incentrato sul rapporto tra pianificazione urbanistica e mobilità, al fine di costruire una città fortemente accessibile, che riesca a definire un equilibrio effettivo tra domanda di mobilità, qualità della vita e sostenibilità ambientale. Un obiettivo reso possibile dalla crescita della dotazione infrastrutturale prevista, con la realizzazione della M4 che collegherà il centro all’aeroporto di Linate in soli 14 minuti, il prolungamento delle linee metropolitane verso Monza e Settimo Milanese, l’adeguamento della cintura ferroviaria in funzione della Circle Line, e più in generale, il potenziamento del Servizio Ferroviario Regionale e dell’alta velocità. In questo contesto si inquadra la strategia del Piano, che prevede la rivitalizzazione dei capolinea della metro e delle principali stazioni ferroviarie, per incentivare interventi di riqualificazione e insediamento di servizi anche nei quartieri limitrofi. Sono stati quindi individuati 12 nodi di interscambio che ogni giorno attraggono milioni di persone – Comasina, Bovisa, Stephenson,Cascina Gobba, Centrale, Garibaldi, San Donato, Rogoredo, Famagosta, Bisceglie, Lampugnano, Molino Dorino –destinati a diventare piattaforme di sviluppo attraverso un mix funzionale, punti nevralgici di accesso all’area metropolitana. Questi saranno luoghi adatti alla logistica urbana e al direzionale commerciale e ricettivo. In prossimità dei 12 nodi di interscambio (e più in generale negli ambiti ad alta accessibilità, cioè distanti non più di 500 metri da una fermata della metropolitana) sarà possibile prevedere un indice di edificabilità maggiore dell’indice massimo, a condizione che si contribuisca alla rigenerazione dello spazio pubblico, attraverso la realizzazione di Edilizia Residenziale Sociale (ERS) in affitto.
UNA CITTÀ DI OPPORTUNITÀ, ATTRATTIVA E INCLUSIVA
Incentivare la nascita di nuove eccellenze sul territorio in grado di attrarre investimenti internazionali, offrire nuove opportunità di lavoro e dare una risposta adeguata alla domanda di casa. Sono gli obiettivi per una città che sa accogliere persone di ogni ceto sociale, età e provenienza che scelgono Milano per vivere e realizzarsi.
Per quanto riguarda il primo punto, il Piano individua 6 aree - San Siro, Goccia, Piazza D’Armi, Ronchetto, Porto di Mare e Rubattino -, adatte ad insediare “Grandi Funzioni Urbane” ad uso pubblico o di interesse generale. Si tratta di spazi accessibili, di dimensioni notevoli e collocati su assi strategici, in attesa di una vocazione chiara, che il Piano non impone ma lascia volutamente aperta e flessibile, con l’obiettivo di creare una sinergia tra il Piano Periferie del Comune e gli investimenti privati. Qui ad esempio potranno essere realizzati nuovi sedi istituzionali e amministrative, strutture logistiche di supporto alla produzione culturale, strutture ospedaliere, aule e servizi universitari legati a spazi di incubazione alle imprese, grandi impianti sportivi, depositi per la mobilità sostenibile, nuovi parchi urbani. Questi luoghi, insomma, da un lato diventeranno nuovi laboratori per sperimentare innovazione, dall’altro riqualificheranno lo spazio pubblico e creeranno nuovi servizi per la città metropolitana.
Altro obiettivo del piano è creare nuove opportunità di lavoro per i giovani e favorire la nascita di spazi per l’economia 4.0, accorpando in un’unica categoria produttivo, terziario, ricettivo e servizi privati e non rendendo quindi più necessario il cambio destinazione d’uso. Un meccanismo che incentiverà anche interventi di riconversione degli spazi produttivi dismessi. L’innovazione sarà riconosciuta a tutti gli effetti come servizio.
La pianificazione del PGT sul tema della casa parte dall’analisi sociodemografica della popolazione. Le proiezioni elaborate dal Comune di Milano nello scenario medio al 2030 stimano un’ulteriore crescita rispetto al dato odierno, prevedendo di arrivare a 1.460.000 residenti (+77mila persone, pari a un aumento del 5,6%) e 30mila famiglie (+8,3%). Il dato particolarmente significativo riguarda la fascia compresa tra i 18 e i 34 anni, in cui si prevede una crescita di 50mila unità. Studenti, giovani lavoratori, nuove famiglie, separati con o senza figli: sono queste le fasce per cui crescerà la domanda abitativa, ovvero quelle che non hanno i requisiti per accedere alle graduatorie ERP ma non possono permettersi di acquistare casa.
Partendo anche dalla previsioni di realizzazione già fissate per i prossimi anni (oltre 7mila alloggi di ERS), il piano incentiva quindi la realizzazione di case in affitto, consentendo ai privati di superare l’indice di edificabilità massima negli ambiti della città accessibili mediante la realizzazione di edilizia sociale in locazione, in vendita di tipo agevolato e co-abitazioni e riducendo la richiesta di dotazione per servizi per gli interventi di edilizia libera, a patto che si preveda una quota di affitto, con l’obiettivo di aumentare l’offerta e calmierare quindi i prezzi.
UNA CITTÀ GREEN, VIVIBILE, RESILIENTE
Verde e sostenibilità sono al centro dell’aggiornamento del Piano di governo del terrirorio, che prevede la riduzione del consumo di suolo dal 74% previsto nel Piano vigente al 70%. Un risultato possibile grazie agli oltre 3 milioni di mq di aree che verranno vincolate all’uso agricolo, metà delle quali sottratte a nuova edificazione. Tra queste, le aree contigue al Parco Sud di via Bellarmino e via Vaiano Valle sud, i cui diritti edificatori (circa 280.000 mq) oggi di Unipol e un tempo di Ligresti, verranno ridotti e trasferiti in altre aree della città, consentendo la preservazione del territorio del Parco Sud, che sarà ampliato per circa 1,5 milioni di mq.
Il Piano incentiva così la realizzazione del grande Parco Metropolitano attraverso la connessione ecologica tra il Parco Nord e il Parco Sud, da realizzarsi anche attraverso la valorizzazione dei cosiddetti “Ambiti di Rigenerazione Ambientale”. Si tratta di spazi pubblici e privati compresi tra la cerchia ferroviaria e il confine della città oggi degradati o frammentati, che potranno essere trasformati in corridoi ecologici in grado di connettere e consolidare i parchi esistenti. All’interno di questi ambiti, infatti, si prevede una riduzione del suolo costruito a favore di una maggiore superficie verde. Alcuni esempi sono gli assi di Mecenate, Certosa e il quartiere Barona. La Milano del 2030 sarà quindi molto più verde, grazie al nuovo Parco Metropolitano e ai 7 nuovi parchi all’interno degli scali, oltre agli altri progetti che ancora non si possono prevedere.
La sostenibilità ambientale passa necessariamente anche dall’innalzamento degli standard prestazionali richiesti per l’edificato esistente e di nuova realizzazione. In particolare, si prevedono tre obblighi alternativi: il miglioramento delle prestazioni energetiche, la realizzazione di nuove aree permeabili, anche attraverso “tetti verdi”, e la certificazione della riduzione di CO2.
UNA CITTÀ, 88 QUARTIERI DA CHIAMARE PER NOME
La Milano del 2030 valorizza e riavvicina i suoi 88 quartieri, estende il proprio nucleo superando le cesure tra centro e periferia, riconosce nuovo protagonismo a piazze, assi e nuclei storici esterni. Tutti i quartieri dovranno essere caratterizzati dalla qualità dello spazio pubblico e dall’offerta di servizi diffusi e inclusivi, in particolare rivolti ai giovani, agli anziani e alle fasce della popolazione più fragili.
Un obiettivo raggiungibile attraverso la valorizzazione delle cerchie viarie, filoviarie e ferroviarie, che da infrastrutture di connessione, oggi recepite come fratture, dovranno trasformarsi in elementi di ricucitura tra il centro e le periferie. In questa logica rientrano i progetti per la riapertura dei Navigli e per la riqualificazione dei 7 scali ferroviari dismessi e la rigenerazione di 6 nodi strategici posti lungo la cerchia filoviaria. L’aggiornamento del PGT individua infatti 6 piazze della città poste indicativamente lungo l’asse della 90/91, caratterizzate da elevata accessibilità ma scarsa qualità dello spazio pubblico. Loreto, Maciachini, Lotto, Romolo, Trento e Corvetto, negli obiettivi del Piano, diventeranno nuove porte d’accesso della città, a vocazione pedonale e più verdi, in cui lo spazio pubblico sia finalmente concepito come un bene comune. Le 6 piazze diventeranno i nuovi cuori pulsanti e identitari dei quartieri in grado di stimolare investimenti che ne migliorino l’attrattività e la sostenibilità.
A condizione che si contribuisca alla rigenerazione dello spazio pubblico, in queste aree sarà possibile superare l’indice di edificabilità massimo attraverso la realizzazione di Edilizia Residenziale Sociale, secondo una logica di crescita urbana che vuole il numero maggiore possibile di persone vivere e lavorare a breve distanza da una fermata del treno o della metro, per ridurre la dipendenza dalla mobilità privata.
UNA CITTÀ CHE SI RIGENERA
Il nuovo protagonismo delle 6 piazze e degli 11 nodi di interscambio andrà accompagnato alla valorizzazione dei cosiddetti “Ambiti di Rigenerazione Urbana”. Si tratta di aree poste ai margini del territorio, che comprendono ad esempio gli assi di via Padova, via Imbonati, via Pellegrino Rossi, via Imbonati, Rogoredo, cui si riconosce una nuova centralità, con l’obiettivo di estendere a tutta la città il buon momento di Milano. Saranno luoghi dove attivare leve e incentivi volti a stimolare processi di rinnovamento del patrimonio edilizio degradato, sfitto e dismesso per accrescere la qualità edilizia e urbanistica e potenziare il mix funzionale e dei servizi, facilitando così lo sviluppo economico, sociale e culturale dei contesti più fragili. Sinergici a questa strategia sono il Piano Periferie, l’Accordo sugli Scali Ferroviari, ReLambro, Rotaie Verdi, Reinventing Cities, tutti progetti che hanno messo in atto specifici strumenti di rigenerazione che in futuro andranno ad integrarsi tra loro.
Il nuovo Piano, coerentemente con il Piano Periferie, prevede di concentrare anche gli investimenti pubblici sulla riqualificazione dei quartieri popolari e sul recupero degli alloggi sfitti. Alla realizzazione di nuova edilizia residenziale pubblica si ritiene più efficace la riqualificazione di quella esistente. L’Amministrazione sta lavorando – nelle scorse settimane è stato avviato un counter digitale – per riqualificare e assegnare, entro il 2021, tremila alloggi sfitti gestiti da MM. All’interno dell’Accordo per la riqualificazione degli Scali Ferroviari è inoltre prevista la realizzazione di una parte alloggi a canone sociale, quasi tutte a Farini e Romana. Si prevede infine, la sperimentazione, in 10 aree pubbliche di edilizia popolare e servizi abitativi all’interno di contesti sociali misti.
L’altro obiettivo di rigenerazione è la lotta agli edifici abbandonati, che oggi costituiscono un elemento di degrado e insalubrità. Il nuovo PGT introduce l’obbligo per i privati di abbattere o presentare un progetto di recupero. Nel primo caso, i diritti volumetrici esistenti saranno annotati nel registro, con possibilità di utilizzo in loco o in altre pertinenze dirette tramite perequazione, come previsto dalla normativa vigente. Qualora il privato decidesse per il recupero, dovrà presentare il progetto entro 18 mesi a partire dall’approvazione del PGT, pena la perdita dei diritti volumetrici esistenti e conseguente assegnazione dell’indice minimo.