Comunità energetiche, scambiarsi energia autoprodotta da fonti rinnovabili. Al via il primo progetto nel pinerolese
Mancano ancora alcune definizioni attuative, ma intanto il Pinerolese si sta muovendo per porne le basi da un punto di vista tecnico, attraverso il ruolo di aggregatore del Consorzio CPE, il braccio operativo del progetto di rilancio del territorio voluto da Acea Centro Sviluppo Innovazione
16 October, 2018
A fine luglio la Regione Piemonte ha approvato la prima Legge Regionale sulle Comunità Energetiche. Si tratta della prima norma che definisce nel dettaglio modalità di implementazione di quello che è uno scambio di energia autoprodotta da fonti rinnovabili in un contesto di comunità locale. Mancano ancora alcune definizioni attuative, ma intanto il Pinerolese si sta muovendo per porne le basi da un punto di vista tecnico, attraverso il ruolo di aggregatore del Consorzio CPE, il braccio operativo del progetto di rilancio del territorio voluto da Acea Centro Sviluppo Innovazione.
Un progetto di crescita del territorio all’insegna delle energie rinnovabili, quello presentato oggi a Palazzo Ceriana Mayneri, dove l’energia autoprodotta da fonti rinnovabili da Aziende, Comuni aderenti al CPE e da privati cittadini possono contribuire a rilanciare economicamente un territorio all’insegna della sostenibilità ambientale grazie all’autoscambio.
Si tratta di una evoluzione su larga scala di quanto già avveniva a inizio Novecento con i primi esempi di comunità energetica che sono ad oggi sopravvissuti seppur su piccole dimensioni: Prato allo Stelvio, E-WERK (Bolzano), Comuni della Carnia, Secab (Udine), Comuni del Primero e Vanoi (Trento), società municipalizzata ACSM, Gignod in Val d’Aosta. All’estero esistono invece già alcuni esempi di comunità energetiche in Danimarca e Germania che dimostrano il concreto vantaggio economico di consumare energia autoprodotta da una comunità energetica da fonti rinnovabili. All’indubbio vantaggio economico si affianca quello ambientale: la costituzione di queste realtà si traduce nella creazione di cosiddette Oil Free Zones ovvero aree, in prospettiva, indipendenti totalmente per il loro fabbisogno energetico dalle fonti fossili cioè provenienti dal petrolio e dai suoi derivati, riducendo così al minimo possibile l’impronta di carbonio della nostra presenza.
In concreto le comunità energetiche sono associazioni tra produttori e consumatori di energia (funzioni che possono anche coesistere in capo ad uno stesso soggetto) finalizzate a soddisfare il proprio fabbisogno di energia mediante la propria stessa produzione, realizzata attraverso l’uso di fonti rinnovabili.
“La chiave di un simile ente associativo è la possibilità di scambiare energia tra soggetti diversi, – afferma Angelo Tartaglia Senior Professor del Politecnico di Torino – cosa fino a qualche mese fa non prevista dal nostro ordinamento, salvo che in un numero ben definito e limitato di casi. Oggi però si è aperto uno spiraglio normativo che, partendo dalle Oil Free Zones, ha portato la Regione Piemonte a varare una legge la quale consente esplicitamente la costituzione di comunità energetiche senza fini di lucro. Una simile scelta è peraltro in linea con la nuova direttiva europea sulle rinnovabili, che entrerà in vigore l’anno venturo e prevede esplicitamente la figura del “Prosumer” (produttore/consumatore), invitando gli stati membri ad agevolarne le associazioni al fine di consentire lo scambio tra i soci finalizzato a ridurre la dipendenza da fonti esterne e non rinnovabili. Nel Pinerolese il Consorzio CPE e le aziende socie sono pronti a dar vita ad un primo esempio di comunità energetica di scala vasta”.
Che quella delle comunità energetiche sia la direzione verso cui il mercato dell’energia è destinato ad evolvere è mostrato anche dall’esistenza, già consentita, di cooperative di produzione e da cooperative di approvvigionamento dell’energia costituite da una pluralità di piccoli produttori e piccoli consumatori il cui obiettivo è quello di ottimizzare il proprio approccio all’energia. Nello stesso CPE vi sono rilevanti esempi di queste associazioni. Il passo da compiere in questo caso è la fusione delle due funzioni, fin qui separate, in un unico soggetto plurale.
Attualmente è in corso di completamento lo studio condotto dal Politecnico di Torino, socio del Consorzio CPE, che coinvolge una decina di Studenti di diversi corsi di laurea che stanno completando la mappatura energetica del territorio al fine di predisporsi a concretizzare l’attivazione della Comunità Energetica. Uno studio pilota compiuto mediante una tesi di laurea che ha analizzato la situazione di cinque comuni contigui (Cantalupa, Cumiana, Frossasco, Piscina e Roletto), con circa 19.000 abitanti ha mostrato la convenienza di dar vita ad una comunità energetica e ha rilevato che pur senza avere ancora intrapreso alcuna iniziativa coordinata, la capacità di autoproduzione di energia, soprattutto fotovoltaica, corrisponde già a circa il 42% dei fabbisogni ad uso domestico di tutta l’area. Una politica congiunta di potenziamento della capacità produttiva e di efficientamento del consumo potrebbe senza troppo sforzo portare alla copertura totale del fabbisogno. Nel pinerolese le fonti energetiche rinnovabili presenti e già in vario modo utilizzate sono quella fotovoltaica, quella derivante dal trattamento dei rifiuti e dalle biomasse, e quella idroelettrica; grande è anche il potenziale per il contenimento della domanda mediante le sinergie tra operatori diversi e il miglioramento dell’efficienza non solo individuale ma anche di sistema.
All’esempio del Pinerolese si affiancano altre esperienze e progetti volti alla valorizzazione di fonti rinnovabili. Un esempio è quello del piccolo comune valdostano di Chamois in cui da tempo si sperimentano soluzioni innovative per l’abitare e per la mobilità. Più in generale l’intera Valle d’Aosta, che per inciso, ha una popolazione pressoché uguale a quella del Pinerolese, è una regione che si è dichiarata interessata a forme di sperimentazione di modi nuovi di organizzazione della produzione e del consumo di energia legati al territorio. Una sinergia tra Regione Piemonte, che ha già legiferato in materia di comunità energetiche, e Regione Valle d’Aosta rivestirebbe particolare importanza per portare il discorso alla scala nazionale.
“Come Presidente” - ha affermato l’Ing. Francesco Carcioffo Amministratore Delegato di Acea Pinerolese Industriale SpA e Presidente CPE – “sono orgoglioso che il Pinerolese stia dimostrando voglia di innovare e di crescere all’insegna dell’attenzione all’ambiente. Questo progetto valorizza una vocazione all’innovazione del Pinerolese che si sta rafforzando sempre più, grazie anche all’impulso dato da Acea Pinerolese con le sue Energie Nuove da fonti rinnovabili, quali i rifiuti organici sino a giungere all’idroelettrico e fotovoltaico.”