Un piano green per la manutenzione stradale italiana
Presentato in anteprima a Roma durante il Salone Asphaltica World, lo studio condotto da Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e SITEB sulle potenzialità di soluzioni avanzate di circular economy nel settore della manutenzione stradale
25 October, 2018
I dati e la proposta sono emersi nel corso della presentazione dell’anteprima dello studio condotto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e dall’Associazione SITEB - Strade ITaliane e Bitumi, illustrato oggi ad Asphaltica World, il Salone dedicato alle infrastrutture stradali e alle opere di impermeabilizzazione in programma a Roma oggi e domani.
Dal 2006 a oggi secondo Siteb sono mancati interventi di manutenzione, ordinaria e straordinaria, delle pavimentazioni stradali su circa 90.000 km per un valore economico complessivo di oltre 12 miliardi di euro. Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. A parte qualche eccezione, la rete viaria del nostro Paese, è caratterizzata da un forte stato di degrado, dovuto a molteplici fattori, riconducibili da un lato all’inadeguatezza di buona parte delle stesse infrastrutture, progettate molti anni fa e non più idonee a sopportare l’incrementato traffico veicolare attuale, sia in termini di entità che di composizione, e dall’altro all’inadeguatezza dell’allocazione delle risorse necessarie alla manutenzione ordinaria e straordinaria.
Lo scorso anno si è speso per le attività di costruzione e manutenzione (conglomerato posato in opera) 1,6 mld di euro per manutenere 12.000 km di strade asfaltate su un totale di 670.000 km.
Lo studio elaborato da Fondazione dello Sviluppo Sostenibile e SITEB evidenzia come per garantire un adeguato livello di manutenzione sarebbe necessario avviare un piano straordinario per i prossimi 5 anni, prevedendo una spesa di 3,8 miliardi di euro l’anno per portare i chilometri manutenuti a 22.500 e alla posa in opera di 55 mln di tonnellate di conglomerato ogni dodici mesi. In trent’anni si interverrebbe su 660 mila km di strade, praticamente l’equivalente della intera rete nazionale di strade asfaltate.
Fare questo salto in avanti puntando unicamente su tecnologie tradizionali avrebbe, però dei costi ambientali rilevanti: in trent’anni significherebbe l’estrazione di oltre 1 miliardo di tonnellate di aggregati vergini, ossia 15 volte l’attuale prelievo annuo di sabbia e ghiaia da cava. Esistono, però, già oggi soluzioni tecnologiche in grado di massimizzare il riciclo del fresato proprio nei conglomerati, utilizzare altri prodotti di riciclo nei bitumi, come il polverino di gomma, ridurre le temperature di lavorazione e, di conseguenza, i consumi di energia e le emissioni inquinanti.
L’utilizzo diffuso di queste soluzioni green consentirebbe di abbattere significativamente l’inquinamento connesso alle attività di manutenzione dei 22.500 km di strade ogni anno, con le emissioni di gas serra, calcolate sul ciclo di vita, che passerebbe così da 3,7 a 3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, con un risparmio ogni anno calcolato sul ciclo di vita pari a circa 660 mila tCO2eq. “A luglio è stato pubblicato il Decreto EoW sul fresato d’asfalto (entrerà in vigore il 30 ottobre) che intende favorire l’impiego di questo materiale nelle attività di manutenzione delle nostre strade”, dichiara il Direttore SITEB – Stefano Ravaioli, “grazie a questa previsione normativa, abbinata a una ripresa dei lavori registrata già nel mese di settembre, ci aspettiamo che l’impiego di materiali riciclati in queste attività possa incrementare e allineare il nostro Paese alle nazioni più virtuose nel giro di pochi anni”.
“La transizione alla circular economy è un processo pervasivo e trasversale a tutti i settori dell’economia nazionale, e disponiamo già oggi di soluzioni innovative già pronte per l’uso che possono dare un contributo molto importante.”, afferma Andrea Barbabella, responsabile Ricerche e progetti della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, “È il caso degli asfalti, per i quali è necessario rilanciare un programma ambizioso di manutenzione ma, al tempo stesso, è possibile in questo contesto promuovere una forte innovazione green, capace di ridurre sensibilmente l’impatto ambientale del comparto e valorizzare tecnologie e prodotti all’avanguardia made in Italy”.