La funzionale sociale e ambientale dei recuperatori, un'identità comune a livello globale che chiede di essere riconosciuta
Intervista ad Alessandro Stillo, presidente di Rete ONU, che ha partecipato all'Intercambio global de organizaciones de cartoneros, evento internazionale che ha riunito a Buenos Aires centinaia di rappresentanti delle organizzazioni di recuperatori e recuperatrici
25 October, 2018
Dal 17 al 22 ottobre si è svolto a Buenos Aires l’Intercambio global de organizaciones de cartoneros, evento internazionale che ha riunito nella capitale argentina centinaia di rappresentanti delle organizzazioni di recuperatori e recuperatrici. Tra loro c'era anche Alessandro Stillo, presidente di Rete ONU.
Tante parole in diverse lingue identificano la figura dei recuperatori: recicladores, cartoneros, picadores, waste pickers, recuperateurs, catadores... Quali sono le diverse declinazioni di queste attività di recupero che si sono riunite a Buenos Aires?
Partiamo da una considerazione. C’è da tener conto che in diverse parti del Mondo (Africa, Asia e America Latina) i rifiuti sono indistinti. Non esistendo una differenziazione, gli interventi che questi recuperatori effettuano sono su una massa di rifiuti indifferenziati. Il loro è quindi un lavoro di differenziazione per poi rivendere ai riciclatori questi materiali (carta, plastica, metalli, etc.). Una seconda questione riguarda i processi di riciclo che per come sono strutturati in quelle zone, fanno risultare ancora conveniente ai singoli recuperatori, rivendere questi materiali alle aziende che riciclano. Un elemento che vale la pena sottolineare, inoltre, è il fatto che in queste realtà non si trova tra i rifiuti molto materiale da riutilizzare, bensì da riciclare.
Diversa invece è la situazione dell’Europa, dove esiste una raccolta strutturata attraverso comuni e consorzi di produttori, oppure degli degli Stati Uniti dove ci sono marchi che direttamente si riprendono gli imballaggi da loro utilizzati. Volendo sintetizzare, l’attività che in America Latina è svolta dai cartoneros, qui la facciamo noi cittadini. Naturalmente, questo vale per l’attività di differenziazione, le fasi successive che portano al riciclo sono sia lì che da noi affidate ad aziende del settore.
La figura dei “picadores” dipende quindi anche dalla strutturazione del sistema di raccolta in un determinato luogo…
Dipende dal sistema dei rifiuti in ogni nazione. Certamente in America Latina le figure sono molto simili tra loro e si tratta principalmente di lavori di differenziazione.
Tornando all’incontro di Buenos Aires, quali sono le principali richieste comuni che sono emerse?
Come prima cosa l’identità. C’è un’identità comune che deve essere valorizzata, così come il ruolo sociale e ambientale di chi opera per differenziare e recuperare i rifiuti. C’è un’unità di fondo data dalla relazione tra quella che noi definiamo economia informale e che in America Latina è conosciuta come “economia popolare”. I picadores sono protagonisti di questa economia.
Occorre costruire un rapporto con le istituzioni affinché ci sia un riconoscimento della necessità non solo di sopravvivenza dei “picadores” ma anche del ruolo sociale ed ambientale molto importante che essi svolgono: se non fosse per il lavoro che svolgono i recuperatori, i rifiuti riciclabili e i beni riutilizzabili finirebbero per prendere la strada dell’incenerimento o della discarica.
Un’altra richiesta comune che è emersa dall’incontro di Buenos Aires, è il diritto al lavoro per queste figure attraverso strumenti e luoghi adatti al commercio: nel caso dei recuperatori in Europa, vista la quantità maggiore di beni riutilizzabili da rimettere in circolo, sono i mercatini delle pulci.
Qual è la sensazione più forte che ti sei portato da Buenos Aires?
Sicuramente un senso di solidarietà e di identità. Per un recuperatore, il fatto di sapere che nel mondo ci sono migliaia di persone che fanno lo stesso lavoro, gli fa capire che è un mestiere da valorizzare. Ancor di più, se sai che c’è un movimento che attraversa i continenti e che ha dei tratti comuni con quello che fai.
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