Ecosistema Urbano 2018: Roma all'87° posto
La Capitale è in fondo alla classifica per qualità ambientale e politiche ecosostenibili, terzo peggior capoluogo assoluto per inquinamento da biossido d’azoto
29 October, 2018
Legambiente ha presentato oggi a Milano l'edizione 2018 di Ecosistema Urbano, il dossier sulle perfomance ambientali dei capoluoghi di provincia, giunto alla XXV edizione e realizzato in collaborazione con “Ambiente Italia” e “Il Sole 24 Ore”, su dati 2017. Lo studio guarda alle politiche di sostenibilità ambientale in campo, tramite l'analisi di diciassette indicatori che valutano insieme la qualità dell'aria, la salubrità del ciclo delle acque, i risultati provenienti dai modelli di gestione di rifiuti, lo sviluppo di mezzi pubblici, ciclabilità e aree pedonali a discapito del mezzo privato, la diffusione delle energie rinnovabili.
Roma continua ad essere nel fondo della classifica per la sostenibilità ambientale, all’87° posto (88° nel dossier 2017) e impressionano le 32 posizioni perse in 11 anni (Roma 55° nel dossier 2007).
Analizzando i parametri, è il ciclo dei rifiuti ad aver causato il crollo degli ultimi anni: è salita di numeri irrisori la differenziata al 44.3% (dossier 2018) e manca totalmente la fase impiantistica, come è evidente dalla ricostruzione dello “Spazzatour”, il viaggio della monnezza verso impianti su tutto il territorio nazionale e oltre, tranne che a Roma, dove invece rimangono TMB stracolmi e discariche ovunque in strada. Ma è anche la mobilità che tiene la capitale in fondo alla graduatoria: l'uso dei mezzi pubblici rimane fermo a 328 viaggi all'anno per abitante e ferma è anche l'offerta di trasporto pubblico con 57 Km percorsi annualmente dalle vetture per ogni abitante residente, di contro ci sono 61 auto ogni 100 abitanti. Dati alla mano poi, a Roma si attendono i mezzi pubblici per 20 minuti in media, molto peggio di tutte le altre capitali europee analizzate e si perde il 40% del tempo a causa del traffico congestionato, durante i tragitti in auto. Diminuiscono le isole pedonali da 0,17 metri quadri per abitante a 0,12 e invariate per ora anche le piste ciclabili con 1,27 metri per abitante di corsie per bici. Sempre secondo il dossier di Legambiente, Roma è sul podio delle peggiori città per inquinamento da Biossido di Azoto con No2 medio a 50,72 mg/mc (Microgrammi per metro cubo di aria), concentrazioni lievemente più alte in Italia ci sono solo a Torino e Monza. Aumentano i giorni di superamento di Ozono (limite giornaliero a 120 mg/mc) e migliora solo in maniera insignificante il PM10 con una concentrazione media di 27 .5 contro i 28,75 ug/mc al giorno dell’anno scorso.
“Roma rimane piantata nel fondo delle classifiche di qualità ambientale perché è piena di rifiuti in ogni angolo della città, con TMB stracolmi e viaggi assurdi di automezzi che spargono la monnezza romana in ogni angolo d’Italia e non solo – dichiara Roberto Scacchi presidente di Legambiente Lazio -, ma anche per un sistema di mobilità “immobile” che paralizza tutti nel traffico, con auto private che riempiono le strade e nessun salto di qualità del trasporto pubblico, per il quale non sono di certo determinanti i pochissimi recenti cantieri per ciclabili o preferenziali. A Roma c’è bisogno di metropolitane nuove, prolungamenti delle attuali linee, nuovi tram, preferenziali su tutte le strade e sono insufficienti del tutto gli annunci di blocchi futuri alle auto più inquinanti: bisogna liberare oggi, completamente, il cuore della città da macchine, bus enormi, taxi, veicoli di ogni genere, frenando le emissioni di gas inquinanti e restituendo le strade alle persone, ai romani e a milioni di turisti”.
Nel resto del Lazio grave la posizione di Frosinone (101°), peggiora Latina che scende al 89° posto (61° nel dossier 2017), risale Rieti al 61° (era 89° nel 2017); Viterbo al 60° posto.
Nei capoluoghi fuori Roma, i dati sulla percentuale di raccolta differenziata sono molto bassi a Latina, che scende al 23,9% di RD, sale a Viterbo al 55.2%. La differenziata continua a non funzionare a Frosinone ferma ad un irrisorio 18%, dato che costringe in basso nella classifica il capoluogo ciociaro insieme ai pessimi numeri della qualità dell'aria: PM10 in concentrazione media di 35ug/mc superati per 32 giorni, 33 invece i giorni di superamento dei limiti di ozono e 33,5ug/mc di No2 medio nell'aria. "Qualche iniziativa oggi in cantiere o messa in campo negli ultimi mesi in materia di raccolta differenziata, di piste ciclabili o di verde urbano non migliora la situazione complessiva dell'ecosistema di Frosinone - commenta Francesco Raffa coordinatore provinciale di Legambiente a Frosinone - che rimane decisamente preoccupante per quanto concerne i parametri riguardanti la qualità dell'aria, le perdite idriche e il trasporto pubblico locale sui quali occorre agire con provvedimenti coraggiosi e tempestivi che possano incidere in modo efficace e duraturo sulla Mal'aria che si respira nella città di Frosinone".
Capitolo a parte sul ciclo dell'acqua e dito puntato di Legambiente su ACEA, gestore del servizio idrico della Città Metropolitana di Roma e della provincia di Frosinone oltre che della capitale, che nonostante la siccità 2017, non fornisce dati aggiornati sulla dispersione, e si rimane al vecchio dato del 44% di dispersione idrica in provincia di Roma e il terribile 75,4% in provincia di Frosinone, consumi di 165 l/ab/anno nella capitale e 150 nel capoluogo ciociare. A Rieti addirittura la dispersione idrica peggiora arrivando al 64.4% (dal 55%). Diminuisce sensibilmente la dispersione a Latina migliorando col 56.3% (dal 65%) e 129 l/ab contro i 131 l/ab/anno di consumi.
“È preoccupante la posizione in fondo alla classifica di Frosinone e Latina, il dato complessivo di raccolta differenziata nel Lazio continua a migliorare di certo né grazie alla capitale, né a questi capoluoghi tutt'altro che virtuosi – conclude Roberto Scacchi - e sono allarmanti i dati sulla dispersione idrica. Sul ciclo dell'acqua, a fronte di un sensibile miglioramento a Latina, non risolutorio ma che certifica che si stanno affrontando i problemi con concretezza, denunciamo la mancanza di dati, per l’ennesima volta, dal gestore del servizio idrico di Roma, della Città Metropolitana e della Provincia di Frosinone. È molto grave che Acea e le sue componenti territoriali non forniscano numeri aggiornati sulla dispersione, dopo i disastri ambientali come quello di Bracciano e dopo la crisi idrica durante la siccità 2016-2017. Oltre i grandi annunci di tappi messi un po’ dovunque nella rete, non abbiamo alcun numero concreto che ci porta a immaginare miglioramenti, evidentemente le reti idriche della capitale e della ciociaria sono ancora colabrodo e torneremo ad accorgerne, nostro malgrado, ai prossimi mesi di siccità che saranno sempre più frequenti, a causa dei mutamenti climatici che abbiamo scatenato con le emissioni i gas climalteranti”