Sergio Costa ad Ecomondo: un ministro 'in fieri'
È l'espressione da lui stesso utilizzata innumerevoli volte nel suo intervento all'apertura di Ecomondo, dove ha illustrato i principali fronti di lavoro su cui è impegnato il Ministero dell'Ambiente: “Non sarà sufficiente una legislatura per portare a termine tutti i progetti”
06 November, 2018
di Tiziana Giacalone e Bruno Casula
Un ministro “in fieri”. Si potrebbe definire così il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, vista l'espressione da lui stesso utilizzata innumerevoli volte nel suo intervento all'apertura di Ecomondo, dove ha illustrato i principali fronti di lavoro su cui è impegnato il suo ministero. Dice che “non sarà sufficiente una legislatura per portare a termine tutti i progetti e metterli in pratica” e allo stesso tempo manda messaggi positivi e “buoni propositi da valutare con tutto l’arco costituzionale”, perché “l’ambiente non ha colore politico di appartenenza”.
Il primo “in fieri” Costa lo pronuncia a proposito degli attesi decreti End of Waste, su cui c'è stata una protesta pubblica proprio a Rimini da parte dei riciclatori: “C’è l’atto, lo stiamo costruendo, ci stiamo interrogando su chi deve emettere questi decreti e quando, ma considerate che per arrivare all’emanazione di uno solo credo che non saranno sufficienti nove mesi”. Il Ministro sostiene che se si attribuisse la competenza di emetterli alle Regioni e alle Province, diversamente da quanto sancito invece dalla sentenza del Consiglio di Stato lo scorso marzo, si avrebbero più decreti per la stessa tipologia di materiali, con criteri e maglie differenti e con notevoli differenze nei diversi territori e di conseguenza molte più difficoltà per le imprese e gli addetti ai lavori. Il “quadro nazionale” invece garantisce “più omogeneità”, ovvero un decreto per ogni tipologia di rifiuto ed è questa la soluzione preferita da Costa, che comunque anche su questo tema ribadisce: "Se ci sono altre proposte le valutiamo insieme. L'ambiente non ha colore politico".
“In fieri” è anche l’impegno del Ministero di via Cristoforo Colombo per migliorare la qualità della raccolta differenziata e dunque del riciclo, valorizzando i sottoprodotti, come ad esempio le plastiche secondarie, per favorire davvero il decollo dell’economia circolare. Costa a questo proposito punta in alto: fare in modo che anche i rifiuti speciali diventino materie prime seconde.
Costa approfitta della platea di Ecomondo anche per fare il punto sul rifiuto del prestito BEI per il dissesto idrogeologico: “Non si tratta di una vera rinuncia perché il mutuo non era stato sottoscritto e non lo faremo finché non ci saranno i progetti delle Regioni che sono le uniche che hanno questa competenza. I progetti stanno arrivando ma devono essere esecutivi, altrimenti sarebbe come sottoscrivere un mutuo, pagare gli interessi e non usare i soldi. Chi lo farebbe?”
Il Ministro sottolinea che sta inoltre lavorando ai cosiddetti siti orfani: “Chi paga la bonifica dei siti inquinati quando non è più possibile risalire all’inquinatore o quando i responsabili sono scomparsi, nel senso che la società che avrebbe dovuto coprire le spese della bonifica è stata dichiarata fallita?” - si chiede Costa “Paga lo Stato. La mia proposta punta a responsabilizzare ulteriormente Regioni e Province che, rilasciando l’autorizzazione alle aziende, non devono fermarsi ad un controllo formale che spesso si basa su garanzie che poi si rivelano inaffidabili”. Il riferimento è alle fideiussioni false, ovvero le coperture finanziarie che le società devono prestare a garanzia della corretta esecuzione delle bonifiche e messa in sicurezza dei siti.
Altro fronte caldo, quello degli impianti. È noto il problema della carenza di impianti di trattamento rifiuti in tutta la penisola, seppure con delle differenze tra una regione e l'altra. Anche in questo caso Costa sottolinea il ruolo delle Regioni: “I piani rifiuti sono regionali, il Ministero può fare poco”. Per quanto concerne la produzione rifiuti complessiva invece, tra le proposte che il ministero sta studiando c’è un sistema fiscale per ridurre i rifiuti a monte con il credito d’imposta, oltre all'idea di chiedere un contributo alla grande distribuzione e all'intenzione di favorire i consumatori che comprano pochi imballaggi, utilizzando i dati del codice fiscale come avviene per le medicine.
Infine “in fieri” è anche un progetto per lo sviluppo e il ripopolamento dei piccoli paesi italiani, che si stanno sempre più spopolando in favore delle grandi città: si sta pensando ad una fiscalità agevolata per gli imprenditori della green economy che scelgono di investire in questi territori, “perché diventino meta dell’economia sostenibile ma senza creare mostri”.
Ma quanto dura una legislatura?