Torino, ecco come nasce una discarica galleggiante sulle rive della Dora | VIDEO
Federico Vozza (Legambiente): “Qui non stiamo parlando di ‘dragare i fiumi’ ma ci sono sempre meno risorse per la prevenzione”
12 November, 2018
Passata la piena restano i rifiuti. Sono bastati tre giorni di piogge e un paio di enormi tronchi per far affiorare una piccola diga fatta di rifiuti nel centro di Torino. Parliamo dello spettacolo che in questi giorni offre il Ponte del Carbone, il ponte pedonale che attraversa la Dora Riparia tra via Priocca e via Aosta, in pratica a pochi passi dal centro città, tra il mercato di Porta Palazzo e dalla Nuvola Lavazza.
È molto probabile che la diga fatta di rifiuti, rami e tutti i detriti che un fiume come la Dora può raccogliere lungo la sua corsa verso il Po (come un carrello del supermercato) cresca esponenzialmente nei prossimi giorni. Se non sarà l’uomo a intervenire per ripulire l’area basterà semplicemente attendere una nuova piena del fiume per trasportare un po’ più in la i rifiuti ma il vero problema che mostrano le immagini è ben altro.
La Dora in questi giorni mette in bella mostra una quantità di rifiuti di plastica impressionante. Dalle bottiglie al polistirolo fino ad arrivare ai sacchetti illegali, la mini discarica galleggiante è un campionario ineccepibile della nostra società dei consumi e di quanto la plastica stia soffocando l’ambiente. Altro aspetto curioso o inquietante è che chiunque passi sul ponte non si sofferma nemmeno un secondo ad ammirare lo scempio sotto i suoi occhi (e piedi). Tutti impassibili e assuefatti alla monnezza.
Tralasciando per ora le responsabilità di chi dovrebbe sorvegliare i fiumi e il loro buono stato di salute, dal punto di vista scientifico e non solo il problema della plastica è qualcosa di assodato. È da decenni che questo problema viene portato a galla dalle associazioni ambientaliste. Prima fra tutti Legambiente che attraverso Goletta Verde monitora ogni anno lo stato dei fiumi, laghi e mari italiani ma i risultati sono sconfortanti: al massimo ci si trova una domenica tra amici a ripulire un po’. Addirittura quelli di Legambiente Piemonte e Val d’Aosta insieme all’Arpa hanno tirato su un progetto dal nome VisPO che per i prossimi tre anni prevede l’impiego di volontari dai 18 ai 30 anni per la pulizia delle sponde del Po e dei suoi affluenti concentrandosi proprio sui rifiuti plastici (qui il link per candidarsi).
È indubbio che iniziative come quella di VisPO o come quelli della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, che quest’anno si svolgerà dal 17 al 25 novembre e avrà come tema i rifiuti pericolosi, cercano di sensibilizzare i cittadini sul littering, ossia l’abbandono dei rifiuti in natura con azioni di pulizia per cercare di arginare il fenomeno. Ma il problema, come ci dimostrano le immagini della Dora, è più serio e ha bisogno di un approccio diverso e sicuramente più risolutivo e pragmatico da parte delle istituzioni.
Per capire qualcosa in più abbiamo chiesto a Federico Vozza, vicepresidente di Legambiente Piemonte e Val d’Aosta, di provare a spiegare e interpretare il significato di queste immagini.
“Come tutte, o quasi, le questioni ambientali è bene puntare sulla prevenzione. Dalle immagini quello che balza agli occhi è la presenza di rifiuti. Sicuramente c’è la responsabilità dell’uomo sia su quel fronte dei rifiuti che sulla presenza di tronchi e alberi ascrivibile a una cattiva manutenzione del territorio. Da un lato quindi c’è il fatto che i fiumi vengono visti come una discarica a cielo aperto, dai piccoli rifiuti come la bottiglietta di plastica fino a veri e propri sversamenti illegali.. Mentre dall’altro ci sono una serie di non rifiuti, elementi naturali come i tronchi che in occasioni di piene vengono portati più facilmente a valle dalla corrente e si incastrano sopratutto nei tratti urbani. Qui non stiamo parlando di ‘dragare i fiumi’ come qualcuno ha suggerito negli ultimi giorni, si tratta solo di fare una normale manutenzione degli argini dei fiumi, una pratica che è stata sostanzialmente abbandonata negli anni. Un esempio è l’isola di rifiuti che si forma nel Po a Torino poco prima di Moncalieri, è una questione che si presenta ogni anno, il problema non è nuovo. Il punto è che ci sono sempre meno risorse per la prevenzione”.
Fammi capire, se non siete voi di Legambiente a rimboccarvi le maniche e attraverso azioni di sensibilizzazione andate di fatto a pulire gli argini non lo fa nessuno?
“Non proprio, non esageriamo. Le azioni di manutenzione sono sempre più limitate. Le nostre attività servono a sensibilizzare i cittadini e le istituzioni e ovviamente sono simboliche. Prendiamo per esempio l’iniziativa di Puliamo il Mondo, che quest’anno ha coinvolto 600 mila persone in tutta Italia durante la tre giorni della campagna, alla fin fine questa iniziativa dura anche parecchi mesi perché oramai quel tipo di attività la facciamo quasi tutte le settimane da marzo a novembre. Per esempio, il prossimo week end ci sono tre iniziative in Piemonte solo di pulizia.
Però rimangono iniziative, e non vogliono sostituirsi all’ente pubblico perché non è giusto ma nello stesso tempo vogliono dare una sveglia in termini di attenzione e allocazione delle risorse. Basta chiedere al settore del Comune di Torino che si occupa della gestione della pulizia degli argini per capire quanto siano diminuite le risorse nel corso degli anni, e questo non è un segreto. Le risorse si trovano e vengono messe in campo solo durante le emergenze, e ovviamente in questo modo si va a spendere di più rispetto alla prevenzione. Ma questo è il segreto di Pulcinella”.