Discariche, al via causa Ue contro l'Italia per 44 siti ancora non conformi alle direttive
Lo riferisce l'ufficio stampa della Corte di Giustizia europa. Si tratta di 44 discariche che erano già in funzione prima del 16 luglio 2001 e che non sono state rese conformi ai requisiti stabiliti nelle direttive comunitarie. Si rischiano sanzioni
23 November, 2018
Ha preso il via la causa di inadempimento intentata dalla Commissione europea contro l'Italia per la gestione delle discariche di rifiuti. Lo riferisce l'ufficio stampa della Corte di Giustizia europa. Si tratta, si legge nella nota, delle "discariche che hanno già ottenuto un’autorizzazione o che erano già in funzione prima del 16 luglio 2001, data entro la quale la direttiva stessa doveva essere trasposta nel diritto nazionale".
La direttiva 1999/31/CE, relativa alle discariche di rifiuti, definisce il concetto di discariche c.d. “preesistenti”. Secondo la direttiva, spiega la Corte di giustizia, "entro il 16 luglio 2009, le Autorità competenti di ciascuno Stato membro dovevano o completare i lavori per rendere le discariche preesistenti conformi ai requisiti stabiliti nella direttiva o chiuderle definitivamente". "Nel 2017 - prosegue la nota - la Commissione ha promosso contro l’Italia la presente azione di inadempimento, ritenendo che, dagli elementi forniti dall’Italia nel corso della fase pre-contenziosa della procedura, risultasse che nessuno dei suddetti adempimenti fosse stato completato in relazione a 44 discariche preesistenti, con la conseguenza che, per tali discariche, l’Italia sarebbe venuta meno agli obblighi di cui alla direttiva. Questo è quanto, secondo la Commissione, la Corte di giustizia dovrebbe accertare in questa sede".
"Al momento - sottolinea la nota - nessuna sanzione contro l’Italia viene (o può essere) richiesta. Tuttavia, appare opportuno evidenziare che, quando la Corte riconosce che uno Stato membro ha mancato ad uno degli obblighi ad esso incombenti in virtù del diritto dell’Unione, tale Stato è tenuto a prendere i provvedimenti che l'esecuzione della sentenza della Corte comporta. La Commissione, qualora ritenga che uno Stato membro non abbia adottato tutte le misure necessarie ad eseguire una sentenza della Corte, può fissare un termine per l’esecuzione. Allo scadere di tale termine, la Commissione può adire nuovamente la Corte ove uno Stato si trovi in una situazione di 'inadempimento nell'inadempimento', ossia quando, dopo essere stato oggetto di una prima sentenza di inadempimento, persista nella violazione delle norme del diritto dell’Unione e si trovi ancora in una situazione di inadempimento. Solo a questo punto, la Commissione può proporre alla Corte di condannare lo Stato 'doppiamente' inadempiente a sanzioni pecuniarie, cioè a una penalità e/o a una somma forfettaria".