Sacchetti per l'ortofrutta, cosa succede all'estero?
Alla fiera Fa' la Cosa Giusta, Silvia Ricci di Comuni virtuosi: all’estero ciascuno è libero di mettere l’ortofrutta dove vuole
10 March, 2019
A Fa’ la Cosa Giusta, nella piazza “Terre di Mezzo”, l’incontro di domenica 10 marzo organizzato dalla rivista Valori per parlare dell’emergenza ambientale causata dai rifiuti plastici è anche l’occasione per conoscere le buone pratiche fuori dai confini italiani.
Silvia Ricci dell’associazione “Comuni virtuosi”, che da dieci anni segue con attenzione la tematica dell'inquinamento da plastiche e i soggetti coinvolti, cita l’esempio dell’Oregon: il primo stato americano che nel 1971 ha introdotto il deposito su cauzione “Bottle Bill” per i contenitori di bevande in vetro, plastica e lattine allo scopo di incrementare il riciclo. “Ma la legislazione più ambiziosa mai emessa da una città per ridurre il monouso” dice Silvia Ricci “è quella di Berkeley, una cittadina di 120 mila abitanti, in California, che ha approvato l’ordinanza “Disposable-Free Dining”, di cui Eco dalle Città aveva parlato qualche tempo fa.
E a proposito dei sacchetti per l'ortofrutta cosa succede all'estero? Ecco come risponde l’ideatrice della campagna “Porta la Sporta”.