'Il cibo che serve': Acli e Regione Lazio uniti nella lotta alla povertà sul territorio di Roma
Il progetto è il proseguimento de “Il pane a chi serve”, esperienza nata nel 2011 per il recupero del pane invenduto. Al pane si sono aggiunti frutta, verdura e cibi freschi, tutti beni destinati a mense per i senza fissa dimora, parrocchie ed enti caritatevoli
15 April, 2019
di Milena Rettondini
Prosegue l'indagine di Eco dalle Città tra le realtà che recuperano e ridistribuiscono generi alimentari nella Capitale. “Il Cibo che serve” è il nome del progetto promosso dalle Acli di Roma e finanziato dalla Regione Lazio “nell’ambito del bando per il contrasto delle povertà estreme e della marginalità sociale” come si legge sul sito dell’iniziativa. Cuore delle attività è il recupero del pane e dei cibi freschi commestibili di prossima scadenza, prodotti che vengono poi redistribuiti a circa 3000 persone al giorno.
Il progetto è il proseguimento de “Il pane a chi serve”, un’esperienza nata nel 2011 con l’obiettivo di recuperare il pane invenduto e di metterlo a disposizione degli enti impegnati in iniziative di lotta allo spreco e contrasto della povertà. Una proposta di successo che sul territorio romano coinvolge ben 27 forni, tra cui anche quello di Eataly, e che nel 2015 è riuscita ad ottenere anche il patrocinio di Expo.
Oltre al pane negli ultimi anni quindi si sono aggiunti alla raccolta anche frutta, verdura e cibi freschi, tutti beni che sono destinati a mense per i senza fissa dimora, parrocchie ed enti caritatevoli sul territorio romano. Da dove proviene il carico? Oltre che da panificatori, anche da servizi di catering, ristoranti, negozi di vendita al dettaglio, GDO, mercati rionali e agroalimentari, per un totale di 120 realtà coinvolte.
Chi si occupa di redistribuire il cibo in alcuni casi si reca direttamente agli esercizi commerciali e non, che dichiarano di avere eccedenze, in altri invece i volontari delle Acli si occupano di recuperare i prodotti e portarli direttamente ai punti di distribuzione o nei domicili di persone coinvolte nel progetto.
Il servizio offerto non si ferma ad una semplice donazione di cibo. Come molte altre realtà che si occupano della ridistribuzione di beni primari, per “Il cibo che serve” l'elargizione è solo la prima parte di un processo che mira a coinvolgere a 360° la persona, coinvolgendo tutte le competenze del Sistema Acli. I promotori dell’iniziativa infatti supportano i clienti anche per esempio all’orientamento e inserimento nel mondo del lavoro oppure organizzano attività di formazione sull’esigibilità dei diritti.
Non
solo. Il progetto offre infatti la possibilità anche di partecipare a
iniziative culturali, sportive, educative e di promozione del volontariato.
Fino ad ora si è riusciti a coinvolgere circa 150 famiglie, avviando un
percorso personalizzato con 600 persone.