MobilitAria 2019. Cresce la mobilità a piedi ed in bicicletta ma anche il numero di auto in circolazione. Qualità dell’aria, Torino maglia nera d’Italia nel 2018
Presentato oggi a Roma “MobilitAria 2019” uno studio di Kyoto Club e Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA) in collaborazione con OPMUS ISFORT. Obiettivo è quello di delineare un quadro sull'andamento della qualità dell'aria e delle politiche di mobilità urbana nelle 14 principali città e aree metropolitane italiane nel periodo 2017-2018
17 April, 2019
Lieve miglioramento della qualità dell’aria ma nelle città
continuano glisforamenti dei limiti normativi. Aumento degli
spostamenti della mobilità attiva a piedi ed in bicicletta,
tiene il trasporto pubblico ma cresce ancora il numero di
auto e moto nelle città ed aree metropolitane.
Complessivamente la mobilità sostenibile urbana delle grandi
città non registra grossi miglioramenti in questi due anni
2017/2018.
Sono questi i principali dati contenuti che emergono dal
secondo Rapporto “MobilitAria 2019” che analizza le 14 città
metropolitane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze,
Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria,
Roma, Torino, Venezia.
Per la qualità dell’aria, lo studio registra un
miglioramento che tuttavia non certifica per tutte le città
il rispetto dei limiti normativi previsti dalla Direttiva
europea. Nella valutazione della qualità dell’aria, il
rapporto considera i tre inquinanti particolato (PM10 e
PM2,5) e biossido di azoto (NO2).
Nello specifico, viene rilevata una riduzione dei livelli
medi di NO2, con alcune città in decremento come
Messina (-23%), Cagliari (-21%), Roma (-12%), Torino (-12%)
e Bologna (-11%). Al contrario Reggio Calabria e Catania
segnalano un superamento dei valori. Tra le città che nel
2018 hanno superato i limiti ci sono Milano, Roma e Torino.
Per le concentrazioni medie di PM10, in genere al di
sotto dei limiti, per diverse città è avvenuto il
superamento dei limiti giornalieri, che ricordiamo non
dovrebbero superare i 35 sforamenti l’anno. Tra queste la
peggio del 2018 è Torino (89 giorni) seguita da Milano (79
giorni), Venezia (63 giorni), Napoli (40 giorni) Cagliari
(49 giorni). L’Italia, per il continuo superamento dei
limiti normativi di PM10, è stata deferita alla Corte di
Giustizia dell’Unione Europea per non aver preso misure
adeguate nel contrastare l’inquinamento dell’aria.
Sotto il punto di vista della mobilità urbana, il
report analizza cosa è avvenuto in questi due anni a livello
urbano, regionale e nazionale, con i diversi provvedimenti e
investimenti. Per le Zone a Traffico Limitato si
consolida la ZTL di Palermo, novità da Firenze con la ZTL
estiva e poi arrivata Area B a Milano: due terzi della città
dove progressivamente saranno eliminate le auto più
inquinamenti. Stabili nel biennio aree pedonali e piste
ciclabili. Ad ottobre 2018 sono entrati in funzione i
blocchi del traffico nelle città del bacino padano sulla
base dell’accordo sottoscritto tra Regioni e Ministero
Ambiente. Per l’uso del Trasporto Pubblico Urbano
(TPL) aumentano gli utenti a Bologna (+18%) e Torino (+12%),
Cagliari (+9%) maglia nera per Catania (-10%). La sharing
mobility cresce a Milano, Torino, Firenze, Roma, Palermo e
Cagliari, sbarca a Bologna per la prima volta, ma nelle
altre città non decolla. Ed ecco il dato negativo: dopo anni
in costante diminuzione, nel biennio 2017-2018 torna a
salire l’indice di motorizzazione di automobili sia
nelle città che aree metropolitane: Torino è la peggiore
(+5%, 674 veicoli/1000 abitanti), seguita da Bologna (+3%,
531 veicoli/1000 abitanti).
“In questi due anni abbiamo registrato un lieve
miglioramento della qualità dell’aria ma le città e le
Regioni italiane sono troppo lente nelle azioni da
intraprendere rispetto ai problemi di traffico e
congestione. Da un lato migliora la mobilità attiva ed il
trasporto pubblico nelle aree centrali ma nelle aree
metropolitane l’auto continua ad essere il mezzo più
utilizzato”, hanno dichiarato Anna Donati,
coordinatrice del gruppo di lavoro sulla mobilità
sostenibile di Kyoto Club e Francesco Petracchini,
ricercatore del CNR-IIA. “Ed è qui che bisogna investire di
più con misure e risorse a livello nazionale verso la
mobilità sostenibile.”
“Il treno, mezzo ecologico per eccellenza, permette di ridurre in modo significativo l’inquinamento”, dichiara Orazio Iacono, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Trenitalia. “Nel 2018 le persone che hanno scelto il treno al posto dell’auto, hanno contribuito a ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera di oltre due milioni di tonnellate. La nostra flotta attuale conferma l’attenzione verso l’ambiente. Il Frecciarossa 1000 è il primo treno alta velocità ad aver ottenuto la certificazione di impatto ambientale ed è costruito con materiali la cui percentuale di riciclabilità è vicina al 100%. Per acquistare i nuovi treni regionali Rock e Pop, riciclabili fino al 97% con una riduzione del 30% dei consumi energetici rispetto ai convogli precedenti, utilizziamo i green bond, strumenti di finanza sostenibile”.
Il Rapporto contiene dati inediti dell’Osservatorio
OPMUS-ISFORT sulle caratteristiche della mobilità 2016/2017
nelle 14 aree metropolitane confrontati con gli anni
2012/13. Emergono il balzo della mobilità a piedi ed in
bicicletta, la tenuta del trasporto pubblico e il calo
dell’uso dell’auto, che tuttavia resta ampiamente il mezzo
preferito dai cittadini metropolitani con oltre il 50% di
spostamenti. OPMUS ISFORT introduce il tasso di mobilità
sostenibile, costruito sommando glispostamenti a basso
impatto (piedi, bici e TPL) nelle aree urbane. Tale tasso è
inferiore al 40%, sia nella media delle Città metropolitane,
sia in quella nazionale. Nel 2016-2017 rispetto al 2012-2013
l’indice è cresciuto di quasi 8 punti a livello nazionale e
di circa 5,5 punti nelle aree metropolitane.
E l’area metropolitana di Milano, città che conferma la sua
capacità innovativa, ad aprire la classifica con un tasso di
mobilità sostenibile di poco inferiore al 50% (48,3%),
seguita da Genova (46,7%), Venezia (46,4%) e Bari (44,1%).
In fondo alla classifica Catania, Reggio Calabria, che pure
migliorano, e Messina.
“L’analisi dei dati mostra che esistono differenze
rilevanti nei modelli di mobilità espressi tra le singole
aree metropolitane sia per intensità e caratteristiche della
domanda, sia soprattutto nell’uso dei mezzi di trasporto. Le
Città metropolitane del Nord (+ Firenze), pur con eccezioni
e specificità particolari, si stanno complessivamente
muovendo verso un’organizzazione più sostenibile del
trasporto, mentre quelle del Sud (+ Roma) appaiono in
ritardo, anche se non mancano situazioni interessanti di
forte recupero” è il commento del Direttore della ricerca di
ISFORT, Carlo Carminucci. “L’altro dato generale
significativo che emerge, peraltro non così scontato, è
l’omogeneità degli indicatori delle Città metropolitane con
le medie nazionali, come se non esistesse una specificità
dell’area metropolitana rispetto alla domanda di mobilità e
alla scelta dei mezzi di trasporto. Ciò significa che queste
aree così rilevanti per lo sviluppo del Paese devono
accelerare la transizione verso un modello di mobilità più
sostenibile, positivamente avviato negli ultimi anni ma
ancora troppo debole e a macchia di leopardo”.
Nell’ultima parte del report, Kyoto club e CNR-IIA lanciano
diverse proposte per migliorare la qualità dell’aria e la
mobilità sostenibile: l’aumento del numero di centraline per
controllare meglio la qualità dell’aria, l’approvazione di
un nuovo codice della strada, linee guida per i Piani
regionali sulla Qualità dell’Aria, il monitoraggio dei PUMS
che tutte le città metropolitane devono approvare a breve.
Inoltre sono definiti target precisi al 2025 per l’aumento
del trasporto collettivo, della mobilità pedonale e
ciclistica, della sharing mobility, contestuale alla
riduzione dell’auso dell’auto privata. Per il veicolo
elettrico si propone che dopo il 2030 non vengano vendute In
Italia più veicoli “fossili” ma su punti sul tutto elettrico
per auto, moto e trasporto pubblico.
“Il Piano Nazionale Energia e Clima presentato dal Governo, è troppo timido e insufficiente anche nella parte trasporti” ha dichiarato Francesco Ferrante, Vicepresidente Kyoto Club. “Per il raggiungimento degli obiettivi previsti di riduzione dei gas serra del 33% al 2030 e la decarbonizzazione al 2050. Per tener fede agli obiettivi nelsettore trasporti dobbiamo ridurre le emissioni del settore di 23,8 milioni di tonnellate nella prossima decade e di 76,8 milioni al 2050. Una sfida immensa che nel PNEC è invece davvero insufficiente e ci auguriamo che dal confronto in corso venga modificata.”
Potete
trovare il Rapporto "MobilitAria 2019" e gli altri
materiali al seguente link