'Ordinanze Plastic-free: ma è davvero questa la strada giusta?'
Riceviamo e pubblichiamo un contributo di Agata Fortunato: "Sembra che il mostro da sconfiggere sia la plastica e tutto quello che di plastica è fatto"
02 May, 2019
Da qualche tempo è in atto una ricorsa all’etichetta plastic-free; dalle grandi amministrazioni, alle aziende, fino al singolo cittadino che “vuole dare il suo contributo alla lotta al cambiamento climatico”, tutti vogliono essere plastic-free. Ma è davvero questa la strada giusta? Il claim è senza alcun dubbio accattivante ma il messaggio, tutto sommato neanche tanto difficile da inviare, non è arrivato e quando è arrivato non è quello giusto, non per me almeno.
Sembra che il mostro da sconfiggere sia la plastica e tutto quello che di plastica è fatto. Sembra che tutto sia assolutamente indispensabile e non sia possibile mettere in discussione alcuna delle “comodità”, vere o presunte, che il contemporaneo modello di consumo ci costringe ogni giorno ad acquistare.
Liberarsi dalla temuta plastica e non rinunciare ad alcun bisogno (richiesto o, il più delle volte, indotto), per quanto effimero, ha portato alla più ovvie delle risposte: semplicemente sostituire il materiale con cui sono fatte tutte le cose a cui categoricamente si preferisce non rinunciare (sigh!).
Fanno eccezione le bottigliette per l’acqua, per il consumo della quale si promuove l’utilizzo di borracce.
Quello che assolutamente sembra indispensabile è l’usa e getta: è questo il motivo per cui nelle ormai troppe ordinanze locali –sarebbe invece opportuno un intervento puntuale a livello nazionale–, vengono banditi i prodotti in plastica e invece ritenuti migliori i prodotti in materiale biodegradabile e compostabile. In questo modo si è dato via libera a piatti, bicchieri, cannucce, posate e tutto l’”irrinunciabile” usa e getta, purché fatto in carta o in bioplastica.
L’illusione, che in questo modo si continua ad alimentare, è che la montagna di bicchieri e tazzine e piatti e cannucce compostabili, una volta utilizzati scompaia come per magia, perché di fatto è la cosa più comoda da credere, anche se non vera. Così non è, non tutto quello che ha l’etichetta “compostabile” dappertutto viene compostato anche quando raccolto insieme all’organico, ma soprattutto sostituire il materiale con cui è fatto l’usa e getta non diminuisce la quantità di rifiuti che si producono, né più in generale la quantità di materie prime necessarie a produrre questi beni effimeri.
In quella che potrebbe sembrare solo una storia triste, ci sarebbe la risposta al problema e a onor del vero c’è da dire che pochi, valorosi, straordinari paladini stanno fra mille difficoltà promuovendo: beni durevoli da utilizzare e riutilizzare, beni magari anche in plastica, perché il problema non è tanto la plastica ma il modello di consumo usa e getta.
Agata Fortunato