Il settore del riutilizzo tra rischi e opportunità: il punto di vista di Humana
Le nuove direttive europee e un quadro del commercio globale in rapida evoluzione ridefiniranno il settore del riuso. Se da un lato il riordino del settore è necessario dall’altro il rischio illegalità è dietro l’angolo
10 May, 2019
Nell’ambito della manifestazione Fare i conti con l’ambiente, HUMANA People to People Italia, organizzazione umanitaria di cooperazione internazionale attiva nella raccolta di indumenti e accessori usati e Occhio del Riciclone, centro di ricerca sul riuso, hanno promosso un workshop sull’evoluzione del riutilizzo in Italia e sui nuovi modelli per le filiere della seconda mano. Al workshop sono intervenuti esperti e stakeholder da tutta Italia e anche da Francia e Germania.
Le nuove direttive europee e un quadro del commercio globale in rapida evoluzione ridefiniranno il settore del riuso sotto molteplici punti di vista. Uno scenario che potrà avere rilevanti effetti su tutte le filiere dei beni durevoli. In questa fase, speciale attenzione dovrebbe essere riservata alla filiera degli indumenti usati, comparto che ha anticipato di qualche anno le macro tendenze di integrazione alle politiche ambientali cui oggi assistiamo in altre categorie merceologiche di beni durevoli.
Se da un lato il riordino del settore è necessario e porterà certamente vantaggi per gli operatori, con regole certe e obiettivi misurabili, dall’altro comporta alcuni rischi che non possono essere sottovalutati. Alcuni esempi:
La logica delle gare al massimo rialzo e il rischio di illegalità
L’obbligatorietà della raccolta differenziata del tessile entro il 2025, introdotta dalla direttiva europea 851, potrebbe generare un aumento globale dei volumi raccolti e una diminuzione della quota riutilizzabile, rendendo molto difficile per gli operatori continuare a svolgere gratuitamente il servizio di raccolta. La raccolta dei tessili non è uguale alle altre raccolte di differenziata perché gli operatori dipendono economicamente dalla frazione riutilizzabile, in particolare gli operatori che agiscono con finalità solidali.
Le stazioni appaltanti sempre più spesso applicano la logica del massimo rialzo per affidare il servizio. Questo rende davvero difficile l’affidamento a soggetti no profit, consentendo di fatto la permanenza sul mercato degli operatori che fanno della raccolta di indumenti usati soltanto un business.
Inoltre, l’esistenza di un fattore economico rigido, come per esempio il massimo rialzo, oltre a determinare la minore competitività dei soggetti con mission solidale, rischia di favorire illeciti ambientali e di mettere in moto filiere opache utilizzate da operatori disposti così ad abbattere i costi. Una competizione tra gli attori di filiera che, portata all’estremo, produce come conseguenza il ricorso a qualsiasi mezzo pur di rimanere sul mercato.
Di operatori abituati ad agire in modo illecito purtroppo ce ne sono molti, e a dimostrarlo sono le innumerevoli vicende giudiziarie che vertono su delitti ambientali e infiltrazione criminale. Recentemente il Comando Generale della Guardia di Finanza ha invitato a non abbassare la guardia, segnalando che l’interesse della criminalità organizzata sul settore abiti usati è crescente. Le attività investigative hanno permesso di accertare che gli indumenti vengono stoccati e trasportati senza, fra l'altro, i trattamenti di igienizzazione. Le indagini hanno permesso di individuare diverse aziende impegnate nella raccolta e nel trattamento di questi capi, con falsa documentazione oltre che ad attività di riciclaggio del denaro. Gli operatori sani denunciano da tempo la presenza della criminalità organizzata nel settore, testimoniando l’intollerabile persistenza di un crescente clima di intimidazione.
La concorrenza tra produttori del “nuovo” e operatori dell’usato
Un secondo fronte di potenziale opportunità ma anche di possibile criticità riguarda la Responsabilità Estesa del Produttore, che in base alle nuove norme potrebbe coinvolgere sempre di più anche beni durevoli e riutilizzo. L’avvio di questo percorso, nuovo per la filiera dei beni durevoli ma già sperimentato nel settore dei rifiuti da imballaggio per esempio, può essere un’importante opportunità se viene gestito non soltanto dai produttori di beni stessi ma dall’insieme dei soggetti portatori d’interesse, che siano gli operatori dell’usato e le istituzioni. Un sistema che, per funzionare a dovere, deve tenere conto degli interessi di tutte le parti per non incorrere, per esempio, in pratiche come quella dell’obsolescenza programmata dei beni oppure in aggressive politiche dei prezzi, che fanno sì che non ci sia vantaggio nell’acquisto di un bene di seconda mano.
Il modello HUMANA People to People e la tracciabilità della filiera
Realtà come HUMANA People to People sono da tempo impegnate per garantire una filiera del riutilizzo più trasparente e sostenibile, che riesca a rispondere in maniera adeguata alle sfide dell’evoluzione normativa, con due proposte già messe a disposizione di tutti gli altri operatori: “ESET”, un modello di filiera etica, solidale, ecologica e trasparente che, grazie a ricostruzioni puntuali dei flussi operativi, economici e delle merci, consente dettagliate verifiche da parte di enti terzi indipendenti. “In contesti di sana e trasparente competizione” ha detto la Presidente di HUMANA Karin Bolin “sistemi come ESET possono realmente contribuire a una radicale pulizia della filiera. Soprattutto quando la proposta degli operatori è solidale, bisogna far sapere ai cittadini qual è il percorso dei vestiti e del denaro lungo tutta la filiera, e sottoporre i progetti solidali a serie rendicontazioni. I punteggi nelle gare dovrebbero dipendere da questo tipo di cose, oltre che dalla qualità tecnica del servizio. Ma anche i punteggi servono a poco se poi il numero dei possibili partecipanti alle gare viene ristretto artificialmente per motivi politici; quando un operatore sa che lavorerà in ogni caso è difficile che si sforzi per migliorare la propria filiera, e il rischio è che l’argomento trasparenza diventi oggetto di facile retorica”.