Il Prossimo Passo. Com'è andata l’edizione zero del Salone del Libro sostenibile?
A realizzare l’edizione zero del Salone sostenibile è stata Stefania Farina, professionista che opera da oltre dieci anni nell’ambito di progetti di responsabilità sociale e sostenibilità in termini strategici e progettuali. L’abbiamo intervistata per capire meglio cosa è stato fatto nonostante il poco tempo a disposizione
17 May, 2019
La 32a edizione del Salone Internazionale del Libro di Torino si è chiusa qualche giorno fa ed è stato un successo di presenze. Silvio Viale, presidente dell’Associazione Città del Libro, durante la conferenza stampa di chiusura si è espresso così: “I visitatori del Salone sono stati 148mila, 5mila in più dell’anno scorso. La punta massima è stata sabato, giornata dei record, quando sono entrate 15mila persone in meno di un’ora e mezza. Numeri da stadio”.
Questa edizione rimarrà nella storia del Salone e della città di Torino non per il numero dei visitatori ma perché per la prima volta il Salone del Libro si è posto il problema della sostenibilità ambientale dell’evento. Una questione non da poco per una iniziativa che rappresenta uno dei presidi di cultura tra i più importanti a livello nazionale e non solo.
A curare l’edizione zero del Salone sostenibile è stata Stefania Farina, professionista che opera da oltre dieci anni nell’ambito di progetti di responsabilità sociale e sostenibilità in termini strategici e progettuali. L’abbiamo intervistata per capire meglio cosa è stato fatto nonostante il poco tempo a disposizione.
Affrontare la questione della sostenibilità ambientale di un evento come il Salone del Libro in poco meno di due mesi non sarà stata un a passeggiata...
Non è stato facile però c’è stato un grande entusiasmo. Insieme a Maurizia Rebola e Silvio Viale abbiamo deciso che questo era l’anno giusto per dare un segnale sul tema della sostenibilità, affrontandolo in modo serio. Cominciare un mese e mezzo prima dell’apertura del Salone non ci ha permesso di fare tantissimo.
Però avete posto le basi per un Salone sostenibile creando un Board per la sostenibilità dell’evento
Come accade nelle grandi aziende, in quelle più illuminate per la verità, la sostenibilità è inserita nel cda o comunque si parte dai vertici per avere una ricaduta sul business aziendale. Alcune aziende negli ultimi anni hanno cambiano la propria strategia di business in una ottica sostenibile. Quindi creare un board di sostenibilità è sembrato il modo più serio per affrontare questa sfida. È la prima volta che in Italia accade questo per un evento e la risposta da parte delle aziende, nonostante il breve tempo a disposizione, mostra ancora una volta la serietà con la quale abbiamo affrontato la questione sostenibilità. Abbiamo cercato di creare un board quanto più eterogeneo e autorevole possibile, infatti all’interno ci sono le università torinesi, aziende e associazioni. Tutti partner che da tempo si contraddistinguono in azioni concrete in fatto di sostenibilità.
Logistica e rifiuti sono stati i temi affrontati quest’anno, In concreto cosa è stato fatto?
Il desiderio era quello di restituire alla cittadinanza, ma non solo, un evento migliorato. Sul fronte della logistica è sembrato importante dare la possibilità ai visitatori di accedere con più facilità alla struttura del Lingotto, chiedendo di supportarci in questa scelta di sostenibilità e sollecitandoli a utilizzare i mezzi pubblici. Per questo abbiamo rafforzato le convenzioni con ToBike, Gtt e Trenitalia. Abbiamo inserito anche una postazione di Gtt per l’erogazione dei biglietti all’interno del Salone così da dare la possibilità ai visitatori di scegliere il trasporto pubblico.
Sul fronte rifiuti abbiamo installato cinque aree dedicate alla raccolta plastica presidiate da volontari. Questa è stata una grande sfida perché abbiamo scelto di incentivare la raccolta differenziata puntando ad intercettare più plastica possibile.
Avete già dei dati per capire il reale impatto ambientale dell’evento?
No, non ne abbiamo. Il Salone è finito solo da pochi giorni. Il tema della misurazione dell’impatto è molto sentito nel mondo della sostenibilità e va affrontato in modo serio e con il giusto tempo. Un mese e mezzo è stato un tempo insufficiente per fare una analisi pre e una post evento.
Sui social, ma non solo, sono state mosse delle critiche sul “sequestro” delle borracce agli ingressi, una scelta sicuramente poco sostenibile. Non crede?
È stata una questione legata alla sicurezza dell’evento, ed era così anche nelle passate edizioni. Non c’erano i tempi per trovale modalità tali da permettere l’accesso alle borracce.
Sempre in rete si sono viste immagini su come si presentava l’area di stoccaggio rifiuti. Si intuiva che non ci fosse una vera e propria separazione dei rifiuti. Dal suo punto di vista quali criticità sono emerse?
La variabile umana e l’improvvisazione, anche nel pubblico, riserva sempre delle sorprese. La raccolta differenziata perfetta non so chi la faccia, neanche a casa propria. Sono molto realista. Personalmente in tutti e cinque i giorni del Salone ho monitorato i punti di raccolta, sono andata a parlare con gli espositori chiedendo una restituzione su come appariva il Salone in termini di pulizia e di raccolta differenziata, e tutti notavano che gli spazi erano più puliti, ordinati e non c’erano situazioni critiche come riscontrato negli altri anni.
Mentre sulla questione che i rifiuti possano essere stati mischiati, su questo posso dire poco. È molto probabile che siano sorte delle criticità e abbiamo cercato di monitorarle il più possibile. Questo è un tema che sicuramente affronteremo nei prossimi anni. Nessuno ha mai detto che questo sarebbe stato il Salone sostenibile. Abbiamo sempre detto che era stato inserito il tema della sostenibilità in quanto il Salone vuole farsi promotore della cultura legata alla sostenibilità in una ottica futura agendo su diversi aspetti. Ripeto, non abbiamo detto che ‘questo sarà il Salone sostenibile’.
Sapevamo che molto probabilmente la raccolta differenziata poteva essere un punto di discussione ma rispetto agli altri anni sono stati fatti passi in avanti.
Il prossimo passo? Per il futuro cosa ci riserverà il Salone in fatto di sostenibilità. Ci sono già delle idee?
In futuro ci aspetta prima di tutto un’analisi di cosa è successo quest’anno. Sicuramente per l’edizione 2020 avremo più tempo per organizzare e affrontare il tema della sostenibilità privilegiando principalmente due aspetti: da una parte quella del registro tecnico e quindi coinvolgendo gli espositori e dall’altra con un discorso strategico sui contenuti e di divulgazione.
Rimaniamo sempre in tema di sostenibilità, cosa l’ha sorpresa in positivo di questo Salone?
Sabato 11 maggio c’è stato un incontro tra il board e il pubblico del Salone, la sala era piena, gente in piedi e gente in coda che aspettava di poter entrare. È stata una grande risposta da parte del pubblico, e dobbiamo lavorare su questo. Chiedere al pubblico di stimolarci e impegnarsi in modo attivo su questo tema.
Prima ha detto che la raccolta differenziata perfetta non esiste. Forse ha ragione, ma durante il Salone del Gusto il modello messo in campo per la raccolta rifiuti ha permesso di raggiungere l’81% di raccolta differenziata…
Infatti nel board di sostenibilità del Salone abbiamo l’Università di Scienze Gastronomiche e Novamont che, nel caso specifico, sono state tra i protagonisti di quel tipo di raccolta differenziata fatta al Salone del Gusto. Se dei partner così importanti hanno voluto entrare a far parte del board in un anno zero come è stata questa edizione del Salone del Libro, è perché hanno creduto nella serietà del progetto che vuole portare avanti il Salone.