Proposte per rendere pienamente circolare il settore cartario italiano
In occasione del convegno del 16 luglio a Roma Unirima ha presentato alcune proposte “allo scopo di rafforzare il settore italiano dell’industria del recupero e del riciclo” per rendere pienamente circolare questa fetta di economia
18 July, 2019
Giuseppe Iasparra
"Il settore cartario italiano, grazie al supporto ed alla capillarità dell’anello centrale della filiera costituito dalle imprese del recupero/riciclo, è il quarto per produzione in Europa, dopo Germania, Finlandia e Svezia". Questo è uno degli elementi sottolineato in occasione del convegno 'La filiera della carta cuore dell’economia circolare' organizzato da Unirima in collaborazione con Assocarta, Comieco ed Ecomondo.
Ad oggi, tuttavia, le sfide che il settore si trova ad affrontare sono molteplici, sia livello nazionale che internazionale. Impatti delle politiche di altri Paesi, mercati di sbocco in continuo mutamento, necessità di strutture impiantistiche adeguate al raggiungimento di target europei sempre più sfidanti, sono solo alcune delle principali criticità.
Nella cornice del Centro Congressi Cavour, Unirima ha presentato alcune misure “allo scopo di rafforzare il settore italiano dell’industria del recupero e del riciclo” per rendere veramente circolare questa fetta di economia. “Se si parla di economia circolare ma i prodotti da riciclo costano molto di più dei prodotti da materia prima è un problema” ha sottolineato Francesco Sicilia, direttore generale di Unirima, che in occasione del convegno ha sottolineato: “Si parla di economia circolare ma se non c'è sbocco ai materiali riciclati è un problema. Se si parla di economia circolare ma l'MPS compete con le stesse armi della materia prima vergine è un problema". Inoltre, "se dovessimo elencare le norme che hanno modificato la normativa ambientale negli ultimi mesi, avremmo una sfilza di normative più o meno arzigogolate, più o meno in contraddizione una con l'altra”. Non di poco conto anche la questione dell'assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani. “Se i flussi di rifiuti speciali che dovrebbero rispettare le regole del mercato vengono convogliati e dirottati nelle raccolte urbane, quel costo lo paga la collettività. Un elemento importante su cui occorre ragionare” ha rimarcato il direttore generale di Unirima.
Di seguito le proposte contenute nel “Rapporto Unirima 2019”:
- armonizzare, semplificare e rendere stabile e consolidata la normativa vigente, così da favorire gli investimenti nel comparto soprattutto per l’innovazione tecnologica in ambito impiantistico anche per il trattamento degli scarti di lavorazione non riciclabili. Ciò permetterebbe anche di conseguire economie di scala e rendere le imprese più efficienti e con minori costi.
- dotare il settore di un quadro chiaro di regole amministrative per promuovere sia la competitività interna al settore sia le esportazioni delle materie prime seconde in surplus rispetto al fabbisogno interno.
- emanare quanto prima il Decreto sull’End Of Waste per la carta, in modo da migliorare l’attuale sistema di recupero/riciclo dei materiali.
- favorire i mercati di sbocco delle materie prime seconde, ad esempio, promuovendo gli acquisti verdi (Green Public Procurement, GPP) oppure introducendo apposite quote per l’inclusione di materiale riciclato nei nuovi prodotti. In Francia, ad esempio, i compliance schemes degli imballaggi prevedono riduzioni del contributo ambientale sulla base del raggiungimento di specifiche soglie per il contenuto di recovered material.
- promuovere, anche per il mercato del riciclo dei materiali cellulosici, l’introduzione di norme di fiscalità ambientale con misure premianti per consumi “sostenibili”, favorendo così l’impiego di MPS per i benefici apportati all’ambiente rispetto alle materie prime.
- sviluppare indicatori di performance ambientali, gestionali ed economici per misurare benefici e rendimenti, anche in termini di qualità ed effettivo avvio a riciclo, con la possibile introduzione di meccanismi premiali (risparmio di energia rispetto all’estrazione di materie prime e riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra).
- limitare l’assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani, poiché l’assimilazione riduce il perimetro delle attività delle imprese che operano nel mercato e si traduce in costi di sui si deve far carico la collettività.
“La politica industriale che si ripromette di puntare sull’economia circolare e sulla sostenibilità – conclude Unirima - dovrebbe supportare con più decisione il settore industriale del recupero di materia dai rifiuti”.