La favola verde del piano Ama rimasto su carta
da La Repubblica del 19.07.2019 - di Daniele Autieri
22 July, 2019
Pannolini riciclabili, family bag per portare a casa gli avanzi del ristorante, bevande da acquistare “alla spina”, ecofeste alle quali nessuno è stato mai invitato.
Inizia così la favola verde di Virginia Raggi, il racconto dell’irreale che la sindaca di Roma propinò ai suoi cittadini il 5 aprile del 2017 quando, nella profumata cornice dell’Aranciera di San Sisto, squadernò il piano industriale di Ama, presentandolo urbi et orbi come la rivoluzione grillina in termini di gestione urbana dei rifiuti. Oltre due anni dopo, mentre Roma affonda nella mondezza Repubblica è andata a recuperare quel documento programmatico inchiodando gli annunci al riscontro di cronaca.
I rifiuti diminuiranno
Il primo errore grossolano si lega agli effetti sperati della guerra allo spreco alimentare. In sostanza, forte delle sue iniziative “ green” come il riciclo dei pannolini, il Campidoglio era convinto che la quantità di rifiuti a Roma non sarebbe aumentata, ma diminuita.
Questo permise alla sindaca di annunciare un calo della raccolta annuale che dagli 1,7 milioni di tonnellate del 2016 sarebbe passata a 1,65 milioni nel 2018, 1,6 nel 2019, per arrivare a 1,5 milioni nel 2021. Dai documenti interni dell’Ama compilati poche settimane fa, scopriamo invece che nel 2018 le tonnellate di rifiuti trattati hanno sfiorato i 2 milioni. E proprio la mancata previsione e quindi l’adeguamento del sistema di raccolta e di gestione dei rifiuti, ha fatto saltare il banco riducendo la città sull’orlo di una emergenza sanitaria.
La favola della differenziata
Motore di questa rivoluzione verde sarebbe stata la raccolta differenziata, alimentata attraverso una serie di iniziative come l’istituzione di piccoli centri di raccolta o ancora le domus ecologiche allestite dentro 1.000 condomini. Rispetto alla soglia del 43% registrata al 2016 - spiegò allora la sindaca – il Comune avrebbe portato la differenziata al 55% nel 2018, al 65% nel 2019, al 67 nel 2020 e al 70 nel 2021. I numeri di Ama consuntivi su fine 2018 indicano una differenziata ferma al 43,9%, come tre anni prima.
La beffa degli investimenti
Quella degli investimenti è una voce importante. Non solo perché rappresenta la leva per modernizzare l’azienda e renderla più efficiente, ma soprattutto perché il pagatore di ultima istanza sono i cittadini. Una quota della tassa sui rifiuti che il comune gira ad Ama viene infatti calcolata in base agli investimenti attesi. Questo significa che se prometti di investire 10, questo costo viene girato in parte sulle tasse dei residenti. Anche qui la promessa è stata disattesa e i soldi incassati non sono stati investiti. Il piano del Comune prevedeva 394 milioni di investimenti tra il 2017 e il 2021, con un picco nel 2018 pari ad 88 milioni di euro. I numeri di Ama raccontano un’altra verità: gli investimenti reali alla fine dello scorso anno sono stati pari a 17,8 milioni, oltre l’ 80% in meno di quanto promesso.
La battaglia contro Cerroni
L’ultimo capitolo è quello della guerra contro i poteri forti, siano essi costruttori quando si parla di stadio o “ monnezzari” quando si parla di rifiuti. Ebbene, la tanto sbandierata guerra contro Manlio Cerroni, l’ultraottantenne patron di Malagrotta, è finita con la vittoria secca dell’imprenditore dal quale dipende ormai la salvezza di Roma. Mentre i rifiuti indifferenziati trattati negli impianti di Ama sono diminuiti del 21,7% rispetto agli obiettivi del piano; quelli gestiti negli impianti di terzi ( voce in cui Cerroni spadroneggia) sono aumentati del 57,6% passando da 405mila a 638mila tonnellate.
È questa la fine dei grillini di lotta e di governo, chiamati oggi a dare una spiegazione alla distanza enorme tra le promesse e i fatti, il sogno e la realtà, la verità e la sua rappresentazione.