Prodotti assorbenti, cosa cambia con l'entrata in vigore del decreto end of waste
Dal 23 luglio gli scarti del riciclo dei prodotti assorbenti per la persona hanno perso la qualifica di rifiuto e possono essere commercializzati e riutilizzati. Ne abbiamo parlato con Marcello Somma, direttore ricerca e sviluppo di FaterSmart
01 August, 2019
Il 23 luglio è entrato in vigore il DM 62/2019 con cui il Ministero dell'Ambiente ha definito ufficialmente i criteri che consentono agli scarti derivanti dal riciclo dei prodotti assorbenti per la persona (PAP) di perdere la qualifica di rifiuto e di essere commercializzati e riutilizzati come materie prime seconde. Se ne possono ricavare imballaggi, mollette per il bucato, prodotti per l’edilizia e per il settore automobilistico, solo per citare qualche esempio.
Quali sono le opportunità per le aziende e qual è il valore ambientale del provvedimento? Ne abbiamo parlato con Marcello Somma, direttore ricerca e sviluppo di FaterSmart (divisione del gruppo Fater, azienda leader nel mercato italiano dei prodotti assorbenti per la persona).
Cosa cambierà per la Fater e per le aziende che potranno utilizzare i prodotti derivanti dal riciclo di pannolini e pannoloni?
È il lungo e atteso momento nel quale possiamo effettivamente iniziare a commercializzare la tecnologia di riciclo e soprattutto le materie prime seconde di alta qualità come cellulosa, plastica e polimero super assorbente che esitano dal processo di riciclo. Il primo impianto su scala industriale al mondo, che abbiamo realizzato in partnership con Contarina s.p.a., a Novalina, in provincia di Treviso, potrà macinare quantità via via crescenti di prodotti assorbenti e sottrarli alle discariche e all’incenerimento.
Quanto costa oggi smaltire una tonnellata di prodotti assorbenti e quanto costerebbe invece avviarli alla raccolta differenziata? Cosa devono fare i comuni per differenziare questi rifiuti?
Quello che abbiamo creato, ci tengo sempre a dirlo, non è soltanto una tecnologia, ma una filiera, una catena di valore che conviene a tutti. Quindi conviene agli operatori del riciclo che ottengono nuove vendite dalle materie prime seconde, conviene all’industria del riciclo e a quella degli assorbenti. Ma conviene anche, se non sopratutto, alle amministrazioni locali perché i prezzi che gli operatori dei rifiuti possono offrire alle autorità locali come costo di conferimento dei rifiuti sono assolutamente competitivi rispetto allo status quo della discarica e dell’incenerimento. Pochi sanno peraltro che in Italia già più di 12 milioni di cittadini e più di 800 municipalità sono serviti dalla raccolta differenziata di pannolini e pannoloni che però vanno ancora a finire nelle discariche e negli inceneritori, perché mancava la soluzione che ora c’è. Tornando alla domanda, cosa devono fare i comuni? Noi siamo pronti ad avviare un’interlocuzione con i comuni, con le autorità locali con spirito virtuoso di partnership pubblico-privata.
Quali sono i vostri progetti? Quanti impianti pensate di realizzare?
Tra i 60 e i 90 impianti sul territorio nazionale. Abbiamo pensato a piccoli impianti a km zero per fare in modo che il trasporto dei rifiuti e dei materiali recuperati non incida sull’ambiente. Tra l’altro il processo che abbiamo messo a punto è carbon negative, ovvero evita più emissioni di quante esso stesso ne generi. Equivale a piantare alberi. Quando avremo gli impianti collocati su tutto il territorio nazionale sarà come evitare ogni anno la formazione di tre discariche che è l’equivalente di ciò che si forma e si chiude ogni anno.
In che modo possono essere riutilizzati i materiali che la FaterSmart riesce a recuperare?
L’unico limite all’utilizzo di questi materiali è la fantasia. Dalle mollette per i panni, all’imballaggio dei pannolini e le lettiere per i gatti ma l’elenco è lungo.
Un aspetto da migliorare?
Tanti. Noi stiamo lavorando sulla pipeline di innovazione di processo e materiali. Per esempio estrarre valore dalle acque di scarico che al momento sono un costo mentre potremmo ricavare nutrienti quali fosforo, urea e ammonio.