Roma, Lupa Verde: 'Ama, tutte le ambiguità della nuova gestione aziendale'
Conferimenti, bilancio, Centro Carni: la Lupa Verde torna sui nodi irrisolti dell'azienda rifiuti capitolina
20 August, 2019
di Lupa Verde
Che vi sia poca chiarezza in tutto quello che sta emergendo in questo ultimo periodo in Ama, è evidente. Già la lettera resa pubblica qualche settimana fa dalla Presidente Luisa Melara presentava diverse ambiguità.
Quanto ai conferimenti, in primo luogo si rivolgeva all'Amministrazione come se dovesse risolverlo l'Amministrazione stessa il problema di dove conferire il materiale raccolto. Ma questo è un compito suo e del CDA: come faceva l'ex presidente Bagnacani, e prima ancora Bina, gli amministratori dell'azienda cercavano sul mercato le disponibilità, anche fuori regione. Poi valutavano tutte le opzioni e solo se necessario si rivolgevano alla politica.
Le soluzioni sono in primo luogo tecniche, come si fa in tutte le aziende italiane.
Quanto invece alla ormai famosa diatriba sui 18 milioni di crediti Ama relativi al settore cimiteriale, sempre la Melara in diverse interviste ha sostenuto che i 18 milioni, nel bilancio redatto ed approvato dal nuovo CDA, sono stati svalutati. Non pare proprio. Nel bilancio approvato dal nuovo CDA, i crediti cimiteriali sarebbero stati rappresentati nello stesso modo in cui erano stati iscritti nel bilancio della precedente governance bocciato dalla Sindaca: fondo rischi a patrimonio netto, al fine di dare trasparente rappresentazione della contestazione del debitore Comune di Roma, ma mantenuti al valore nominale senza svalutazione alcuna in quanto detti crediti sono oggettivamente certi, liquidi ed esigibili. In sintesi, contrariamente a quanto dichiarato, sembrerebbe che la Melara abbia approvato il bilancio 2017 di AMA così come aveva indicato Bagnacani. E come l'ex Assessora Pinuccia Montanari aveva sostenuto nel dibattito in Giunta che la vide dimissionaria, mentre Giampaoletti sosteneva che non si sarebbero potuti mettere a patrimonio netto, bensì avrebbero dovuti gravare sul conto economico, in modo da mandare il bilancio in rosso.
L'Assessora Montanari insistette molto su questa ipotesi, anche perché fortemente supportata da autorevoli pareri di esperti indipendenti ai quali, correttamente, si era rivolto Bagnacani e il suo CDA.
Ancora pare esserci un deficit di trasparenza e correttezza nel restituire informazioni sulle linee di credito che vengono indicate dalla Presidente Melara come indipendenti dalla valutazione immobiliare del Centro carni. Il centro carni è l’immobile che costituisce il fondo immobiliare di proprietà 100% AMA, gestito da BNP Paribas e le quote del fondo nel 2014 sono date in pegno alle banche a garanzia della linea di credito di lungo periodo (linea A) che scade nel 2021. Il residuo da pagare a quella data sarà di circa 119 milioni di euro e le quote del fondo, valutate circa 136 milioni di euro, rappresentavano fino a poche settimane fa una copertura completa, più che abbondante, del residuo finale da restituire alle banche. Ora il valore delle quote del fondo date a garanzia alle banche non valgono più 136 milioni, bensì circa 31 milioni. Questo significa che in un futuro molto vicino la svalutazione del centro carni costerà ai romani decine di milioni di euro.
Ancor più singolare è la svalutazione di oltre 100 milioni gravata sul conto economico di AMA del bilancio 2017 per una perizia datata luglio 2019 in cui, in sostanza, le ragioni della svalutazione sembrano essere attribuite all’inerzia di Roma Capitale nel supportare la valorizzazione dell’area e non conseguenza di atti ufficiali novativi, in cui vengono modificate le potenzialità urbanistiche dell’area che, al contrario, restano immutate. E’ come se la svalutazione a tutti i costi fosse l’obiettivo virtuoso in nome di una “mediatica” pulizia di bilancio (il nuovo che smentisce tanti anni di gestione precedente), dimenticando che le sorti dell’area, pertanto la sua valorizzazione (o deprezzamento), risiede interamente nel perimetro decisionale, discrezionale e di potere del Campidoglio: non sarebbe stato virtuoso valorizzare l’area nei rispetto dei crismi dell’innovazione e della sostenibilità, nel solco delle sfide in cui ci hanno preceduto numerose capitali europee, piuttosto che lasciare andare le cose a danno del patrimonio di AMA, pertanto gravando sulle spalle dei romani?
La Melara, sostenitrice della neutralità della svalutazione rispetto alle linee di credito di AMA, per trasparenza dovrebbe dire come intende far fronte alla copertura della linea di credito di lungo termine, quando a fine 2021, AMA sarà chiamata a coprire il residuo di 119 milioni di euro. Così come la Sindaca dovrebbe rendere conto della mancata volontà di supportare la sua partecipata nella valorizzazione dell’area, anziché constatare il suo deprezzamento. Governare significa pur sempre fare scelte e assumersi la responsabilità delle stesse e non solo fare post inventando
Pare non esserci azione nel senso del supporto della partecipata AMA e della valorizzazione della stessa: purchè si svaluti e si indebolisca finanziariamente ed industrialmente.
Dove porterà tutto questo? Qualcuno un giorno dovrà spiegarlo ai romani con trasparenza e senza post.