Chiusura inceneritore Acerra. Legambiente lancia la campagna ‘Io non conferisco’
Con lo stop dell’impianto non potranno essere smaltite 80.000 tonnellate di rifiuti indifferenziati che nel corso dei 40 giorni di chiusura si accumuleranno nei diversi siti di stoccaggio distribuiti sul territorio campano
26 August, 2019
La denuncia arriva da Legambiente che ha presentato un dossier con numeri, dati, proiezioni e buone pratiche affinché la chiusura del termovalorizzatore di Acerra, prevista da settembre fino al 12 ottobre, da emergenza annunciata diventi opportunità per un modello di economia circolare.
Dalla denuncia alla proposta: Legambiente lancia la campagna Io non conferisco per un’estate all’insegna della dieta del cestino dell’indifferenziato. La campagna ha l’obiettivo di mettere in campo proposte e azioni semplici e concrete rivolte ad enti e cittadini. L’obiettivo è diffondere buone pratiche amministrative per la riduzione della produzione di rifiuti indifferenziati, ad esempio riducendo i giorni di conferimento nei calendari della raccolta.
Nel dossier Legambiente focalizza l’attenzione sui rifiuti urbani indifferenziati che vengono inviati nei sette stabilimenti di tritovagliatura ed imballaggio rifiuti (STIR) presenti nella regione per poi essere trasferiti presso l’impianto di recupero energetico di Acerra. Nel 2017 sono stati avviati a recupero energetico 713.929 tonnellate di rifiuti con una produzione di energia elettrica pari a 685.983 MWh.
Ma come vengono raccolti questi rifiuti?
Osservando i calendari della raccolta differenziata di un campione di 487 comuni campani (sul totale di 550) – l’elaborazione di Legambiente parte dai dati disponibili nella piattaforma ORSO (Osservatorio Rifiuti Sovraregionale) – il 97,5% (pari a 475 comuni) conferisce il secco indifferenziato settimanalmente e solo 12, pari al 2,5% lo conferiscono a settimane alterne. Il conferimento settimanale è sicuramente quello più presente nel territorio campano e quindi quello più rappresentativo, e, in base a questo, è possibile aggregare i 475 comuni campani in tre gruppi rispetto alla frequenza di conferimento dell’indifferenziato: “una volta”, “due volte” e “tre volte” alla settimana
Analizzando più nel dettaglio sono 248, pari al 50%, i comuni che conferiscono il secco indifferenziato una sola volta la settimana interessando 1.506.182 cittadini. Complessivamente in questi comuni si raggiunge una percentuale di raccolta differenziata pari al 63,76% con una media di 148,40 kg/ab di secco residuo.
I comuni in cui si conferisce l’indifferenziato due volte la settimana sono 191, per il 70% costituiti da comuni piccoli con un totale di 2.094.177 abitanti. Nel 2017 la produzione totale di rifiuti, di questo secondo raggruppamento, è pari a 902.413.358 kg e, complessivamente, è stato raggiunto il 57,11% di raccolta differenziata con un valore medio di 184,8 kg/ab di indifferenziato.
Infine, i comuni in cui si conferisce il secco indifferenziato tre volte la settimana sono 36 con un totale di abitanti pari a 1.540.615, caratterizzato per oltre il 50% da grandi comuni come ad esempio Napoli che da solo raccoglie oltre 900 mila abitanti. Nel 2017 la produzione totale di rifiuti è pari a 753.759.690 kg e complessivamente è stato raggiunto il 39,49% di raccolta differenziata con un valore medio di 296,05 kg/ab di indifferenziato.
«Con Io non conferisco – dichiara Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – vogliamo lanciare una sfida ai cittadini e alle amministrazioni per trasformare l’incubo dello stop programmato dell’inceneritore di Acerra in un’opportunità per adottare azioni virtuose per migliorare la quantità e la qualità della raccolta differenziata a partire dalla riduzione della produzione dei rifiuti, semplicemente facendo maggior attenzione al giusto conferimento dei pochi oggetti che non si possono avviare al riciclo. Le nostre proiezioni dimostrano che lì dove l’indifferenziato viene conferito un minor numero di volte, sono registrabili degli aumenti in termini di raccolta differenziata e, contestualmente, riduzioni nella produzione del rifiuto secco indifferenziato pro capite. Ridurre la frequenza di conferimento dell’indifferenziato – aggiunge Imparato – è un’azione che le amministrazioni locali possono mettere in atto come strumento di sostegno all’aumento della percentuale di raccolta differenziata accompagnando una campagna di sensibilizzazione capillare rivolta ai cittadini».
I dati dimostrano che la riduzione della frequenza di conferimento della frazione indifferenziata determina una riduzione delle quantità di rifiuto secco indifferenziato prodotto e successivamente inviato al recupero energetico previo trattamento meccanico-biologico.
Alle azioni messe in atto dalle amministrazioni locali, devono accompagnarsi il sostegno e l’impegno di noi singoli cittadini. Seguire le indicazioni presenti nei calendari di conferimento del proprio comune può essere un importante passo per gestire al meglio questa complessa situazione.
La campagna di Legambiente viaggia anche sui social con piccoli consigli per i cittadini, piccole azioni, apparentemente insignificanti per avere importati risultati.
Un esempio, se ogni cittadino della Regione Campania riducesse, in una singola giornata, la propria produzione di rifiuto secco indifferenziato di soli 10 grammi, pari al peso di una bottiglia di plastica PET da mezzo litro, in un giorno eviteremmo di produrre ben 58,3 tonnellate di rifiuti. Se moltiplicassimo questa semplice e piccolissima azione per i 40 giorni di chiusura dell’impianto di Acerra potremmo evitare di produrre ben 2.330 tonnellate di rifiuto secco indifferenziato.
«Valori sicuramente importanti – conclude il presidente di Legambiente Campania – che sono spesso ben al disopra della quantità di rifiuti trattati, mediamente ogni giorno ad Acerra e che ci permetterebbero, idealmente, di diminuire la produzione di rifiuti e per un giorno di non aver bisogno del termovalorizzatore, come immaginiamo possa essere in un futuro in cui il sistema della gestione dei rifiuti urbani della Campania sia un cerchio perfetto e non intrappolato in un labirinto come oggi».
Fonte: Legambiente Campania