Jova Beach Party, a vincere la sfida della sostenibilità sono stati i 28mila di Plan de Corones
La martellante campagna promozionale dell’evento che puntava molto sulla sostenibilità ambientale ha fatto salire le aspettative, e quindi siamo saliti anche noi fino ai 2300 metri del Kronplatz per vedere quali soluzioni sono state messo in campo per ridurre l’impatto ambientale. Osservato speciale: la gestione rifiuti
26 August, 2019
Il Jova Beach Party dello scorso 24 agosto a Plan de Corones è stata una festa in tutti i sensi e c’era da aspettarselo perché la tribù di Jovanotti, da Saturnino alla new entry Ballo, non sono proprio degli sprovveduti quando si tratta di far buona musica e far divertire il pubblico. Nonostante la pioggia, le temperature non proprio estive e lo show in versione ridotta i 28mila saliti sul Kronplatz hanno ballato e cantato per tutto il tempo. Alpini e finanzieri compresi.
Certo, abbiamo visto tutti la stretta di mano tra Reinhold Messner e Lorenzo Cherubini ma nonostante il riavvicinamento ognuno è rimasto sulle sue posizioni, probabilmente perché di partenza ci sono due modi e mondi diversi di concepire la montagna, la sostenibilità ambientale e il divertimento.
La martellante campagna promozionale dell’evento che puntava molto sulla sostenibilità ambientale ha fatto salire le aspettative, e quindi siamo saliti anche noi fino ai 2300 metri del Kronplatz per vedere quali soluzioni sono state messo in campo per ridurre l’impatto ambientale della manifestazione. Osservata speciale, come sempre, è la gestione rifiuti.
Partiamo da un presupposto non da poco. Plan de Corones è certamente un posto stupendo che a pieno titolo (assieme a tutte le Dolomiti) rientra nel patrimonio mondiale dell’Unesco, ma è altrettanto vero che non è un luogo incontaminato dove l’essere umano è considerato un intruso, tutt’altro. Infatti è dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso che l’uomo ha trasformato quel luogo in una attrazione turistica e poi in una delle migliori stazioni sciistiche di tutte le Alpi. Un consorzio turistico che ogni anno attira circa 2,5 milioni di persone e che nelle giornate invernali vede fino a 15 mila persone salire e scendere l’altopiano con sci, tavole e ciaspole legate ai piedi.
Tralasciamo l’andirivieni di furgoni e addirittura elicotteri per la realizzazione del ‘villaggio’ che ha ospitato l’evento e il relativo impatto ambientale, ma 28 mila persone concentrate in un unico luogo per quasi 12 ore che bevono, mangiano e fanno i loro bisogni si trasformano in una enorme e micidiale macchina inquinante. Soprassediamo sulla la produzione di feci e urina che sono state gestite attraverso i bagni chimici e il sistema fognario delle strutture ricettive già presenti sul Kroneplatz, e concentriamoci sui rifiuti prodotti solo dal pubblico.
Ipotizzando una produzione media pro capite di circa 679 grammi (in pratica la quantità di rifiuti prodotti da un italiano in 12 ore stando ai dati dell’Ispra), sabato 24 agosto la tribù di Jovanotti ha prodotto potenzialmente 19 tonnellate di rifiuti.
Una quantità di rifiuti non proprio irrilevante ma grazie a una raccolta differenziata spinta la loro gestione è stata quasi impeccabile. Infatti tutto il ‘villaggio’ pullulava di isole ecologiche nelle quali era possibile differenziare carta, metalli, organico, plastica, pet (un bidoncino era dedicato esclusivamente alle bottigliette in plastica, nda) e l’immancabile indifferenziato. Altro valore aggiunto è stato rappresentato dal fatto che quasi tutte le isole ecologiche erano presidiate da persone ben preparate (qui c’è lo zampino della Società Cooperativa Erica) e quindi per i 28 mila era quasi impossibile non differenziare.
Altra nota positiva, che raramente si vede nei concerti, è data dal fatto che a fine evento il suolo era quasi del tutto pulito. Nessuna distesa infinita di bicchieri e altri rifiuti che normalmente gli avventori gettano per terra per pura pigrizia o fattanza, come direbbe qualcuno. Questo elemento non è secondario, perché è stata la diretta conseguenza del martellamento comunicativo che raccontava il Jova Beach Party come un l’evento sostenibile dell’anno. Quindi il messaggio che Jovanotti ha voluto lanciare è passato, rinforzato anche dal video messaggio a sfondo ambientalista dell’astronauta Luca Parmitano in apertura.
Ovviamente a fine evento qualcosina è rimasta per terra, incastrata tra il fango e il fieno, ma una nutrita squadra di pulitori ha prontamente recuperato tutto fino al più piccolo dei rifiuti. Apprezzabile anche il gesto della Sebach (quelli dei bagni chimici per intenderci) che hanno regalato e distribuito dei portacenere portatili per evitare la dispersione di mozziconi di sigarette sul suolo.
Come sempre avviene la perfezione non esiste e qualcosina non è andata nel verso della piena sostenibilità. In un contesto dove si sarebbero dovuti utilizzare solo stoviglie riutilizzabili, come prevede la certificazione di “going Green Event” di cui si fregiava il party, ci siamo imbattuti in bicchieri compostabili. Per carità sempre meglio di quelli in plastica usa e getta, ma siamo rimasti stupiti del fatto che una nota azienda altoatesina produttrice di birra che normalmente in tutti gli eventi in giro per l’Italia propone solo bicchieri compostabili questa volta, in casa sua, ha servito bicchieri in plastica monouso. Sintomo quest’ultimo che qualcosa non ha funzionato in fase di progettazione a monte per contrastare la produzione di rifiuti oppure qualcuno ha voluto disfarsi di qualche stock di bicchieri per massimizzare i profitti. Chissà.
Altro piccolo appunto rilevante in fatto di sostenibilità ambientale è la questione del trasporto. Ossia come il pubblico raggiunge e lascia l’evento, un fattore che pesa come un macigno in un ipotetico computo dell’impatto ambientale dell’evento. Una premessa va fatta. Per raggiungere Plan de Corones sono state attivate tutte le migliori soluzioni in fatto di trasporto pubblico come l’aggiunta di 13 servizi ferroviari gratuiti in Val Pusteria, tra Fortezza e San Candido, con tanto di bus gratuiti dalle stazioni verso gli impianti di risalita. Ma non è bastato perché il genio italico continua a preferire la sua bella automobile per spostarsi anche se l’alternativa è gratuita e sostenibile. Fatto sta che la Val Pusteria per qualche ora sembrava il Raccordo Anulare nelle ore di punta. Forse per il prossimo anno, Jovanotti permettendo, si potrebbe sperimentare la vendita dei biglietti subordinata all’uso dei mezzi pubblici. Sicuramente i petrolieri non saranno d’accordo ma non si può mica accontentare tutti.
Battute o suggestioni a parte, probabilmente con il Beach Party di Plan de Corones, Jovanotti ha vinto la sua scommessa, organizzando eventi che strizzano più di un occhio alla sostenibilità in luoghi dall’alto valore naturalistico ma in tutta sincerità ci si aspettava qualcosa in più, qualcosa di mai visto nei grandi eventi di questa portata. Perché con un pubblico del genere si poteva osare molto di più.