Inceneritori, le posizioni degli ambientalisti dopo l'articolo di Milena Gabanelli
Il Corriere della Sera on line ha pubblicato un lungo articolo a firma Milena Gabanelli e Antonio Castaldo sui rifiuti, che per sintetizzare si potrebbe definire una curiosa apologia degli inceneritori, presentati come l’unica soluzione ai quasi 700 roghi avvenuti negli ultimi tre anni in depositi legali e illegali
08 October, 2019
La notte di domenica 6 ottobre il Corriere della Sera on line ha pubblicato un lungo articolo a firma Milena Gabanelli e Antonio Castaldo sul traffico di rifiuti in Italia. Il lavoro, per sintetizzare, si potrebbe definire una curiosa apologia degli inceneritori, che vengono presentati dai due giornalisti come l’unica soluzione ai quasi 700 roghi avvenuti negli ultimi tre anni in depositi legali e illegali di immondizia in tutto il paese. In sostanza viene affrontato il problema della cattiva gestione rifiuti come se ci fossero solo due alternative: bruciare nei capannoni o bruciare negli inceneritori, senza fare alcun riferimento agli scenari disegnati dal Pacchetto Economia Circolare dell’Unione Europea approvato nel 2018, che tutti i paesi membri devono seguire e che è totalmente in contrasto con l’incenerimento.
Ecco il passaggio più significativo dell'articolo:
La paura degli inceneritori
L’unica possibile destinazione finale per questa tipologia di scorie è l’inceneritore, o il termovalorizzatore, che bruciando i rifiuti produce anche energia: Brescia alimenta così l’80% del riscaldamento di tutta la città. In Italia ne sono attivi complessivamente 40, contro i 96 della Germania e i 126 della Francia. Nel nostro Paese i timori legati alle emissioni ne ritardano la diffusione. Ma anche le paure andrebbero aggiornate ai nuovi traguardi della tecnologia. Sul tetto del nuovissimo inceneritore di Copenaghen, si potrà sciare: è alto 85 metri, con emissioni molto al di sotto dei limiti di legge.
A perorare la causa è intervenuto anche Enrico Mentana, che nella serata di ieri, lunedì 7 ottobre, ha invitato la Gabanelli durante il tg de La7 per farle ribadire in diretta tv e senza contraddittorio quanto già asserito nell’articolo del Corriere. A distanza di poche ore sono arrivate le prime reazioni "di protesta" di molti esperti ambientalisti e addetti ai lavori, eccone alcune:
Enzo Favoino, coordinatore scientifico Zero Waste Europe
1. Sui roghi stanno lavorando in tanti - soprattutto la Commissione Bicamerale eco-illeciti, al cui supporto opero - e non c'entrano niente con la questione inceneritori si/no. La stessa UE nella strategia plastiche dice che le plastiche difficili da riciclare vanno fatte sparire dalla circolazione, ma nel frattempo, sotto il profilo gas climalteranti, sarebbe magari meglio metterle a discarica per sequestrare C, anziché incenerirle producendo CO2 fossile (problema evidenziato nella Strategia UE sulle plastiche)
2. La questione inceneritori va invece discussa nel quadro dei trend previsti ed in corso per le previsioni del Pacchetto Economia Circolare. Vedere in particolare la Comunicazione della UE sul ruolo del WtE nella Economia Circolare del Gennaio 2017, c'è scritto tutto, ma proprio tutto. Stupisce che una brava giornalista non ne abbia considerato il contenuto.
3. La Gabanelli, giornalista seria, su questo tema è un po' disattenta, altrimenti si sarebbe accorta che:
A) I Paesi Nordici hanno appena resa pubblica la necessità di spegnere molti dei propri inceneritori, pena il rischio di non rispettare i nuovi target UE (peraltro mentre la RD negli ultimi 10 anni è stata sostanzialmente stagnante in quei Paesi, proprio per i forti investimenti sull'incenerimento, la Slovenia è balzata in testa alle classifiche mondiali, e continua ad andare avanti proprio perché non ha investito in incenerimento)
B) La Vallonia ha appena adottato un piano di decommissioning che prevede spegnimento del 50% della propria capacità di incenerimento nei prossimi 10 anni
C) Il Portogallo ha appena adottato un Piano Nazionale RU che prevede nessuna nuova capacità di incenerimento (i 2 esistenti - 2 contro i nostri 40! - già sono di avanzo).
4. Chi sta davvero minimizzando il ricorso alla discarica, non sono Paesi e Distretti che si affidano all’incenerimento, ma quei territori che, senza inceneritori e dunque liberi dalla necessità di continuare ad alimentari con tonnellaggi fissi (la vera dannazione dell'incenerimento, altro che diossine) continuano a lavorare su riduzione, riuso e riciclo, e questo li ha portati a Minimizzare la discarica, ed in periodi più brevi rispetto alla costruzione di inceneritori. I dati sono disponibili, ma per iniziare la Gabanelli potrebbe ad es. comparare il rifiuto residuo a Treviso (o Lubiana) e in Danimarca, od anche, per riferirci all’esempio da lei messo in evidenza, a Bolzano e Trento, e vedrà dove sta davvero la virtù.
Annotazione conclusiva, formulata con rispetto e sottovoce: gli operatori della informazione, prima di informare, dovrebbero informarsi al meglio.
Patrizia Gentilini, Medico oncologo ed ematologo, membro di Isde
Come scrisse su Occup. Environ. Med. David Kriebel nel 2010 "costruire un inceneritore vuol dire impedire la corretta gestione dei rifiuti, a cominciare dalla loro riduzione, riciclo e recupero di materia perchè una volta costruito l'impianto ha bisogno di essere alimentato per almeno 30 anni" Per non parlare delle decine di migliaia di sostanze tossiche che si formano, non tutte identificate e solo in minima parte controllate, delle ceneri leggere e pesanti pari a 1/3 dei materiali in entrata che adesso si "riciclano " nel cemento. avendo il coraggio di dire che questa è "economa circolare"! E che dire delle centinaia di studi epidemiologici che documentano rischi per la salute umana e non si tratta solo di cancro, ma di malformazioni, abortività, nati pre temine, ma anche malattie respiratorie, cardiache etc. Sul tema della gestione dei rifiuti come ISDE abbiamo scritto di tutto e di più dal testo "Gestione dei rifiuti e rischio per la salute. Scientifiche EM, editor. Strategie di prevenzione primaria e di promozione della salute. 2009" al Position Paper nel 2015 https://www.isde.it/pubblicato-il-position-paper-di-isde-italia-sullo-smaltimento-dei-rifiuti-solidi-urbani/ Cui si sono aggiunti ulteriori studi scientifici di cui uno recente condotto in Cina su un "moderno" inceneritore che ha documentato che l'inceneritore è la principale fonte di contaminazione di metalli ne suolo e che « il rischio non-cancerogeno e cancerogeno per metalli pesanti nel suolo circostante l’ inceneritore è inaccettabili… l'impatto sulla salute umana è risultato evidente» Spero prima o poi di incontrarti perchè credo che avremo molte cose da raccontarci dopo 20 anni di battagli su questi temi!
Pinuccia Montanari, ex assessora del Comune di Roma
Né roghi, ma neppure inceneritori. Con le dichiarazioni della Gabanelli di oggi vi è un arretramento nella cultura della gestione dei rifiuti. Siamo ancora a proporre modelli di economia lineare che creano valore perso in discariche ed inceneritori.Occorre poi distinguere tra rifiuti solidi urbani e rifiuti speciali. Riduzione della produzione dei rifiuti, raccolta differenziata e recupero attraverso processi di estrusione del residuo, dopo la raccolta differenziata , è una delle strade assutamente percorribili e corrette per gestire i rifiuti senza danni alla salute e all'ambiente. Bruciare i rifiuti e soprattutto i derivati del cloro significa immettere nell'ambiente sostanze cancerogene. Come diceva il prof. Maltoni, il processo di cancerogenesi è un processo stocastico, quindi immettere nell'ambiente anche solo una molecola cancerogena, diventa pericoloso per la salute umana. Se il valore di immissione di una sostanza cancerogena di 0, 001 di policlorodibenzodiossine o di policloridibenzofurani ha come conseguenza la formazione di un tumore in una donna, un uomo, un giovane, un anziano tutto questo non ci consente di essere favorevoli agli inceneritori. La questione dei roghi non ha a che fare con il modello di gestione dei rifiuti, ma con l'illegalità nei processi industriali, l'illegalità nel settore dei trasporti dei rifiuti. Come meglio di me può spiegare la dott.ssa Patrizia Gentilini siamo di fronte a rischi che non possiamo continuare a correre. Né roghi, né inceneritori.
Federico Valerio, chimico, ex conduttore del servizio di Chimica Ambientale dell’Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro di Genova
Mi ha stupito che la Gabanelli sia passata dall’altra parte della barricata: ma tant’è, evidentemente anche lei ha famiglia.
Per tutti gli altri una ripassata sul mega galattico imbroglio dei termovalorizzatori, costose macchine capaci di trasformare scarti urbani in rifiuti tossici.
E chi ci casca, paga più volte il servizio: quando acquista un imballaggio usa e getta, quando paga per il suo smaltimento, quando paga , sulla bolletta della luce, gli incentivi alla elettricità ottenuta bruciando imballaggi di plastica e quando paga gli incentivi dati ai combustibili fossili necessari per produrre nuove imballaggi, partendo da materie prime vergini.
E poi ci sono gli extracosti delle emissioni inquinanti e dei gas clima alteranti prodotti dalle suicide economie lineari dell’usa e getta.
Carlo Monguzzi, Presidente della Commissione Mobilità e Ambiente del Comune di Milano
È meglio avere meno inceneritori possibili e dove servono bisogna farli perché le tecnologie ci sono e se ben amministrati non creano problemi alla salute dei cittadini e risolvono i problemi. Questo è un dibattito che abbiamo affrontato trent’anni fa e mi meraviglia che torni fuori e in questi termini. Stoccare i rifiuti e controllarli al meglio è possibile ma è una cosa difficile. Possiamo parlare di Ecomafie, e di tutto quello che vogliamo, ma nei fatti è normale criminalità e quindi di difficile controllo. Da sempre, in assenza di impianti seri, è tutto difficile da controllare. In impianti seri, ipercontrollati, trasparenti e alla luce del sole uno produce un rifiuto, lo porta in impianto, paga e finisce tutto. Invece oggi ci ritroviamo con roghi sparsi in tutta Italia perché non abbiamo costruito gli impianti In un mondo in cui le leggi ci sono e vengono fatte rispettate sarebbe tutto diverso, ma ci troviamo davanti a imprenditori che invece di pagare il giusto preferiscono utilizzare altri imprenditori privi di scrupoli.
In Lombardia, quello dei roghi, è un tema che conosciamo benissimo. Quando manca il governo dei problemi tutto succede. In quarant’anni di ambientalismo ho sentito di tutto. Un 97% di parole al vento e un misero 3% di fatti. Ogni sei mesi un nuovo ministro con una nuova visione e tante parole. Insomma se siamo su di un marciapiede pulito, ci sono dei cestini per la spazzatura e ho un rifiuto in mano sto ben attento a buttarlo per terra. Invece se già il marciapiede è sporco e non ci sono cestini, butto tutto per terra.
Paolo Hutter, direttore di Eco dalle Città
Anche se Gabanelli cita la differenza tra rifiuti riciclabili e non riciclabili poi non tiene conto dei principi dell'economia circolare nel suo ragionamento, che alla fine si riduce allo schema: "meglio una emissione controllata e filtrata che una emissione incontrollata, come quella dei roghi". E' singolare, e direi brutto, che una giornalista progressista e moderna come Gabanelli ignori il punto di vista ambientalista sui rifiuti. Che oggi non è tanto quello di aver paura delle diossine ma quello di volere e dovere smetterla di sprecare tanto materiale. I rifiuti non dovrebbero esistere. Punto. Tutto deve essere riciclabile e riutilizzabile, riciclato o riutilizzato. Bisogna finirla con l'usa e getta, nel più breve tempo possibile. Questa transizione è già cominciata. Se è troppo lenta va accelerata.