La 'plastic tax' è reale ed è molto più alta del previsto: un euro per ogni chilo di imballaggi. Primi commenti
Si tratta di un'aliquota cinque volte maggiore rispetto a quanto anticipato nelle indiscrezioni dei giorni scorsi, quando si parlava di 20 centesimi a chilo. Confindustria: forte contrarietà su introduzione tassa imballaggi. Ciafani (Legambiente): la plastic tax è giusta ma va modulata. Roberto Cavallo: 'Preferirei una tassa di scopo per eliminare ciò che non è riciclabile'
17 October, 2019
La misura era stata ampiamente annunciata e adesso arriva la conferma nero su bianco nel Documento programmatico di bilancio 2020 che il governo ha inviato all'Unione Europea: dal primo giugno 2020 l'esecutivo introdurrà una tassa di un euro per ogni chilo di imballaggi in plastica. Si tratta di un'aliquota cinque volte maggiore rispetto a quanto anticipato nelle indiscrezioni dei giorni scorsi, quando si parlava di 20 centesimi a chilo, e che aveva già suscitato forti proteste da parte dei produttori, anche per l'assenza di una distinzione tra plastiche riciclate e non riciclate.
Per questo il ministro dell'Ambiente Sergio Costa, intervenuto mercoledì 16 ottobre al forum Ansa, ha messo le mani avanti dicendo che “bisogna aprire subito un tavolo di confronto al Mise" per sostenere al livello sociale la cosìdetta "transizione ecologica" per cui si temono ricadute occupazionali di un certo rilievo a causa della riconversione di alcune industrie.
La
Plastic tax si affianca all'istituzione
del fondo di sostegno contenuto nel Decreto
Clima del 10 ottobre per la realizzazione di 'green corner'
all'interno dei negozi in cui vendere prodotti alimentari e
detergenti sfusi o alla spina. Venti milioni di euro in totale per un
incentivo di massimo 5 mila euro per ogni commerciante.
Confindustria: forte contrarietà su introduzione tassa imballaggi
Confindustria, in una nota, "esprime forte contrarietà" in merito all’introduzione di una tassa sugli imballaggi in plastica prevista dal documento programmatico di bilancio 2020: "La misura non ha finalità ambientali, penalizza i prodotti e non i comportamenti, e rappresenta unicamente un’imposizione diretta a recuperare risorse ponendo ingenti costi a carico di consumatori, lavoratori e imprese. Le imprese già oggi pagano il contributo ambientale Conai (NdR: attualmente per la plastica ammonta a 263 EUR/tonnellata e passerà a 330 EUR/tonnellata dal 1° gennaio 2020) per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica per un ammontare di 450 milioni di euro all’anno, dei quali 350 vengono versati ai Comuni per garantire la raccolta differenziata".
"L’introduzione di una 'tassa sulla plastica' equivarrebbe, quindi, a una sorta di doppia imposizione e - come tale - sarebbe ingiustificata sia sotto il profilo ambientale che economico e sociale. Il tributo, peraltro, colpirebbe anche i prodotti di imballaggio contenenti materiale riciclato, andando a penalizzare gli enormi sforzi che le imprese stanno compiendo per la completa transizione verso l’economia circolare, sottraendo inoltre importanti risorse per gli investimenti in sostenibilità ambientale. La misura rischia, infine, di compromettere il buon funzionamento del Sistema dei consorzi per la gestione e il riciclo degli imballaggi, che da più di vent’anni ha consentito al nostro Paese di essere leader nell’economia circolare e di raggiungere tutti gli obiettivi europei per il riciclo" si legge infine nella nota.
Ciafani (Legambiente): la plastic tax è giusta ma va modulata
"La plastic tax è giusta ma va modulata. Deve penalizzare fortemente i manufatti irriciclabili e l'usa e getta, favorire quelli riutilizzabili, riciclabili e compostabili. Solo così sarà possibile la riconversione verso la sostenibilità di questo settore". E' il commento, via Twitter, del presidente di Legambiente, Stefano Ciafani.
Il commento di Roberto Cavallo: 'Preferirei una tassa di scopo per eliminare ciò che non è riciclabile'
“Posso essere d'accordo di tassare l'usa e getta ma se mi limito alle plastiche, credo che ci siano delle plastiche e degli oggetti in plastica che varrebbe tassare anche di più. Solo un esempio: le recinzioni usate su molti balconi delle città italiane. Quell'antipatica ed antiestetica edera di plastica. Quella è una roba da tassare, non tanto e solo la bottiglietta e il flacone di detersivo”. Così Roberto Cavallo, esperto ed amministratore delegato della Coop Erica, nella envinews del 15 ottobre dal titolo 'Qual è il paradosso economico-finanziario sulle tasse ambientali?'. “È giusto limitarne l'utilizzo, come nel caso delle bottigliette dell'acqua, ma di quella alla fine esiste una filiera di riciclo, di tutto il resto no. Preferirei una tassa di scopo per eliminare ciò che non è riciclabile e insistere su quello che ha delle filiere di vera economia circolare” conclude Roberto Cavallo.