Artigianelli Digitali, il riuso e l’economia circolare alla portata di tutti. A Torino prende forma il Restart Café
Sabato 19 ottobre in occasione della Giornata internazionale della riparazione gli Artigianelli Digitali vi aspettano per il loro Restart Party dove verrà presentata ufficialmente la loro campagna di crowdfunding
18 October, 2019
Si parla molto di economia circolare e di riuso ma questi concetti faticano ad essere digeriti dal grande pubblico. Se l’Unione europea da anni, con le sue direttive, spinge sul riuso come uno dei pilastri di quella che sarà economia del futuro, gli stati membri faticano a riconvertire velocemente il proprio tessuto economico, ma non c’è da disperarsi perché le nuove generazioni hanno capito che con la cultura dell’usa e getta non si va da nessuna parte.
A Torino infatti gli Artigianelli Digitali sembrano aver aperto una breccia in una città che non guarda di buon occhio al riuso. Grazie al loro Restart Cafè (in corso Palestro 14) stanno dimostrando che il riuso e la riparazione di piccoli (e grandi) apparecchi elettrici ed elettronici è una realtà alla portata di tutti.
E per non farsi mancare nulla hanno avviato una campagna di crowdfunding con l’obiettivo di acquistare strumenti e attrezzature per i loro laboratori, così da provare a spingersi nel riparare tutto, o quasi.
Nella loro ideale lista della spesa, la raccolta fondi servirà ad acquistare “una lavatrice ad ultrasuoni, che potrebbe sembrare qualcosa che bagna, ma in realtà asciuga il tuo telefono quando cade nell'acqua; una stazione di reworking bga, che permette di sostituire quei componenti non pensati per essere sostituiti; visori stereoscopici, che aiutano a diagnosticare i problemi sulle schede elettroniche di pc, notebook e cellulari e per finire i saldatori di precisione, indispensabili per effettuare le riparazioni su microcomponenti.
Se volete potete conoscerli di persona e testare le loro capacità sabato 19 ottobre in corso Palestro 14 per il loro Restart Party. L’unica accortezza è quella di non presentarvi a mani vuote, portatevi qualcosa di elettronico che non vi funziona più e che non avete ancora il coraggio di buttare. Rimarrete stupiti dalle loro capacità
Se proprio non potete, abbiamo intervistato Antonio Di Pinto per raccontarci e raccontarvi del progetto Artigianelli Digitali.
Buongiorno, ma non sono gli Artigianelli. Mi chiamo Antonio. Sono docente di informatica e laboratorio in Engim, e tra l’altro sono anche uno dei fondatori dei Restarters di Torino con l’associazione Soluzioni InformEtiche. Oggi invece sono il testimonial, insieme ai miei alunni e a un collega, del progetto degli Artigiani Digitali
Come nasce l’idea degli Artigianelli Digitali e della campagna di crowdfunding?
Ovviamente il nome deriva dal termine artigiani, ma visto che parliamo di giovani, di ragazzi e studenti Artigianelli Digitali è perfetto. È un progetto che vede l’unione di veri e propri restarter e studenti che si incontrano per riparare assieme degli oggetti. Una volta al mese gli studenti aprono le proprie attività al pubblico e in questo modo ci siamo accorti che per fare un buon lavoro ci mancavano degli strumenti. Quindi il progetto vero e proprio nasce dalla curiosità e dalla voglia di imparare degli studenti, che inizialmente provavano a ripararsi i loro cellulari e poi a poco a poco hanno coinvolto i docenti, le famiglie e il circondario, fino a coinvolgere i restarter di Torino e in questo modo sono cominciati i primi corsi di riparazione per notebook, cellulari, ecc. Così è nata l’idea di lanciare una campagna di crowdfunding che per l’appunto serve a completare l’opera, per far diventare questo sportello un vero e proprio Restart Cafè. Diverso dai repair cafè o da un restart party ma con lo stesso spirito di aiutare, riparando, l’ambiente e affinare la preparazione tecnico pratica dei ragazzi.
In questo momento a Torino gli Artigianelli sono gli alfieri dell’economia circolare ...
Tutto nasce un paio di anni fa grazie a un corso di refurbishig che avevo frequentato come docente, e così abbiamo cominciato a recuperare notebook da riparare e contestualmente anche tante batterie.
Batterie?
Sì, semplicemente perché quando arrivavano notebook con batterie ‘rotte’ in realtà queste si potevano recuperare. Così è nato un piccolo progetto per la realizzazione di powerbank rigenerati. In pratica con i ragazzi abbiamo resuscitato quelle batterie che erano morte solo per i sistemi operativi ma che nella realtà erano funzionati, creando dei veri e propri powerbank ricaricabili. Un progetto che ha subito convinto gli studenti e contemporaneamente ha permesso ai ragazzi di migliorare la loro preparazione in elettronica, sulla riparabilità e approfondire i temi dell’economia circolare.
Quanti ragazzi sono coinvolti nel progetto?
Da quando è cominciato il tutto parliamo di una cinquantina di studenti. Adesso invece il gruppo è molto variegato, come i ragazzi che nonostante abbiano finito il loro percorso sono rimasti legati all’attività e continuano a seguirla. A questi vanno aggiunti i restarter che fanno da supervisori. La cosa più bella è che oggi i ragazzi sono completamente autonomi e questo è un gran successo per il progetto.
Quindi per gli studenti si apre anche un percorso che guarda all’auto imprenditorialità?
L’idea è questa, provare a creare il brand degli Artigianelli Digitali ma per ora rimane una bella fantasia
Come sta andando la campagna di crowdfunding?
Dal punto di vista mediatico molto bene, anzi benissimo. Dal punto di vista della gente che ci supporta forse un po meno, probabilmente perché risulta difficile per i non addetti ai lavori capire il mondo del riuso o forse non siamo bravi a far penetrare il messaggio ma l’obiettivo della campagna di crowdfounding è proprio questo. In pochi giorni abbiamo già raggiunto il 5% dell’obiettivo e il tempo per arrivare al 100% c’è. Confidiamo in bene.
Guardando la vostra campagna di raccolta fondi, con soli 20€ di donazione, regalate un powrebank con delle ottime prestazioni e che sul mercato ne vale il doppio…
Sì è un ottimo prodotto realizzato dai ragazzi del primo anno. Normalmente una persona compra un powerbank, ma effettivamente non sa come funziona, quindi lo usa e quando smette di funzionare lo butta. Se va bene diventa un raee e finisce all’ecocentro. Invece il nostro powerbank è come un telecomando, se smette di funzionare lo apri, controlli le pile e puoi sostituire quelle che non vanno più e lui ritorna a funzionare come prima. L’utente può farlo da solo o lo aiutano gli Artigianelli.
La campagna di raccolta fondi è stata appena lanciata, avete in programma altre attività per supportarla?
Sì, per promuoverla abbiamo organizzato una serie di eventi. Il primo sarà questo sabato (19 ottobre, ndr) in concomitanza con la Giornata internazionale della riparazione. Oltre alla presentazione della campagna, ci sarà un grande Restart Party, dove gli studenti insegneranno e aiuteranno gli utenti a riparare gli oggetti che loro stessi porteranno. In poco più di tre ore aiuteremo a riparare il riparabile, altrimenti saremo in grado di dire cosa serve per ripararlo al prossimo evento.
In pratica gli studenti si trasformano in insegnati?
Certo, lo scopo è proprio questo. Avvicinare le persone al concetto di riparabilità e portarle a non vedere più l’apparecchio elettrico replique montre france o elettronico rotto come un rifiuto. L’obiettivo è allungarne la vita e contemporaneamente far felice l’utilizzatore. Ecco perché si chiamano restart party, è una festa.
Quanti apparecchi riparerete in queste tre ore?
È difficile dirlo, dipende da che oggetti ci porterà il pubblico. Di certo c’è che i ragazzi hanno tutti gli strumenti e le capacità di riparare i principali oggetti di uso comune. A oggi siamo riusciti a riparare più di 200 apparecchi, prevenendo altrettanti chilogrammi di rifiuti. Parliamo in pratica di più di 42 tonnellate di CO2 non immessa in atmosfera. Insomma i ragazzi ci sanno fare
E quindi?
Repair, don’t despair!