Raccolta differenziata dell'umido. CIC: 'Usare solo materiali compostabili'
L'invito di Federico Valentini del Consorzio Italiano Compostatori, intervenuto recentemente a Fa' la cosa giusta! Umbria 2019: “Fare bene la raccolta differenziata e usare solo materiale compostabili". Ecco come si riconoscono i prodotti in bioplastica biodegradabile compostabile
18 November, 2019
Data ultima modifica: 21 novembre 2019
“Il compostaggio è uno
dei settori più importanti nel sistema integrato di recupero dei
rifiuti. Il compostaggio è quella tecnica con cui i rifiuti organici
diventano fertilizzante. E in questo processo è indispensabile che
la qualità dei rifiuti e della raccolta differenziata sia elevata”. E' quanto
ha sottolineato Federico Valentini del Consorzio Italiano
Compostatori, intervenuto recentemente a Fa' la cosa giusta! Umbria
2019. “L'esplosione” della produzione di bioplastiche
compostabili è sicuramente vista da noi compostatori come
un'opportunità per la sostituzione integrale di tutte le plastiche
che venivano utilizzate in passato per la raccolta differenziata.
Solo l'utilizzo di buste in plastica biodegrabile compostabile o in
materiali cartacei può garantire l'efficienza del recupero e la
redditività, quindi la sostenibilità degli impianti di
compostaggio”. Federico Valentini invita infine tutti i cittadini a
“fare bene la raccolta differenziata e usare solo materiale
compostabili”.
Come si riconoscono i prodotti in bioplastica biodegradabile compostabile? Come già scritto in diversi nostri articoli, bisogna controllare se il sacchetto, ma anche le stoviglie monouso, riportano le scritte “biodegradabile e compostabile”, quella dello standard europeo EN 13432:2002 e la certificazione di compostabilità con un marchio di un ente certificatore, che tutela il consumatore come soggetto terzo (tra i più noti: CIC, VINCOTTE e DIN CERCTO).
Federico Valentini interviene anche sulla questione sollevata da Bioenergia Trentino e Eco Center Bolzano: Come minimo è un articolo superficiale e i tecnici che hanno rilasciato le dichiarazioni riportate non la raccontano tutta. Perché "il
materiale continua a girare nell'impianto stesso per anni col rischio
di intasare tutto" è un'affermazione che non può essere condivisa. Innanzitutto sulla maggior parte dei materiali di cui si parla nell'articolo non c'è scritto "biodegradabile" ma "compostabile". Quindi il cittadino non deve essere messo in confusione: se c'è scritto "compostabile" deve essere messo nell'umido perché vuol dire che ha superato le prove di compostabilità e quindi in 80 giorni si degrada. Sono quindi conformi alla Norma EN 13432. Lo dice la legge. L'impianto si adegui (la legge in questione è il D.Lgs. 152/06, art. Articolo 182-ter <>).
Ribadisco il mio punto: il problema, se c'è, è la presenza di materiali non compostabili (plastiche non-bio) che impedisce il ricircolo. Non è una colpa delle bioplastiche; non scarichiamo sui manufatti in bioplastica colpe che non hanno.