Le 'provocazioni' contro il compostabile nell'organico. Problemi ideologici, tecnici o entrambi?
Sacchetti, stoviglie ed altri articoli in bioplastica compostabile ostacolano il compostaggio e i cittadini dovrebbero buttarli nell'indifferenziato? Il comunicato della Città Metropolitana di Torino sembra indicare questa direzione. Ma un ente locale non può limitarsi a questo - L'intervento di Paolo Hutter
21 November, 2019
Contrordine al compostabile? Sacchetti, stoviglie ed altri articoli in bioplastica compostabile ostacolano in realtà il compostaggio e i cittadini dovrebbero quindi buttarli nell'indifferenziato? Il comunicato della delegata all'ambiente della Città Metropolitana di Torino, Barbara Azzarà, sembra indicare questa direzione. Ma un ente locale non può limitarsi a indicare una direzione. Dovrebbe dare indicazioni precise.
Per quanto riguarda i sacchetti compostabili - cioè la maggior parte della bioplastica compostabile che attualmente finisce nell'organico - sarebbe una retromarcia clamorosa, ai limiti dell'impossibile. Infatti da anni la legge stabilisce che la raccolta dell'organico va fatta con sacchetti compostabili. Ci vorrebbe una nuova legge che autorizza solo sacchetti di carta. Ma vi immaginate la raccolta e il conferimento domestico dell'organico basati sempre e solo sui sacchetti di carta?
La posizione della Città metropolitana di Torino (o meglio della delegata all'ambiente, perchè non risulta la Sindaca) non è un fulmine a ciel sereno.
Segue di alcune settimane alcune dichiarazioni di responsabili delle aziende dei rifiuti di Trento e Bolzano, che sembravano appuntarsi contro la bioplastica compostabile ma non tanto contro i sacchetti. Nel caso di Trento e Bolzano però stiamo raccogliendo proprio su Eco dalle Città le rettifiche delle aziende stesse, e comunque nessuno si è sognato di provare a modificare i regolamenti della raccolta. In precedenza qualcosa del genere era stato detto a Firenze dall'amministratrice delegata di Alia - e cioè in particolare che non erano gestibili le stoviglie in bioplastica. Ma anche lì poi non c'era stata nessuna conferma e nessuna azione per modificare i regolamenti della raccolta.
Sembra che si aggiri per l'Italia lo spettro di conflitti e polemiche molto forti sulla bioplastica compostabile. A parte gli eventuali pregiudizi ideologici dietro c'è probabilmente qualche difficoltà reale a compostarla.
Questa difficoltà può risiedere nel contrasto tra du processi un po' contradditori: da una parte c'è un aumento delle bioplastiche conferite nei rifiuti organici, per via dei molti sacchetti, ma anche dell'arrivo di stoviglie o altri contenitori. Dall'altra c'è che gli impianti hanno più fretta di prima perchè adesso non hanno più la pazienza di aspettare 90 giorni per il processo completo di compostaggio come qualche anno fa. Oggi inoltre molti fanno il biogas. Le cose si potrebbero armonizzare più facilmente se non ci fosse ancora il terzo incomodo della plastica tradizionale che "sporca" ancora spesso l'organico raccolto.
Il Cic, il consorzio italiano compostatori, sdrammatizza e non appoggia nessuna delle prese di posizione contro le bioplastiche compostabili. Sono consapevoli che se sorgono dei problemi allora bisogna mettere in discussione gli impianti e le loro prassi, non solo i materiali delle bioplastiche compostabili. Che nei tempi tranquilli dell'autocompostaggio domestico si decompongono tranquillamente.