Produzione rifiuti urbani e indicatori socio-economici: non c'è ancora disaccoppiamento totale tra questi due fattori
Eco dalle Città ha intervistato Andrea Lanz (ISPRA) dopo la pubblicazione dell'ultimo Rapporto Rifiuti che evidenzia una ripresa della produzione dei rifiuti urbani (nel 2018 + 2% rispetto al 2017)
16 December, 2019
Giuseppe Iasparra
Dopo sei anni di decrescita, sotto i 30
milioni di tonnellate, nel 2018 la produzione nazionale dei rifiuti
urbani torna a superare tale cifra e si attesta a quasi 30,2 con un
aumento del 2% rispetto al 2017. Questo è uno dei dati più
significativi che emerge dall'ultimo rapporto
Ispra 2019 sui Rifiuti Urbani (dati 2018).
Occorre ricordare che ormai si tratta
di una crescita non più influenzata dal nuovo metodo di calcolo
introdotto nel 2016. Partendo da questo punto abbiamo chiesto ad
Andrea Lanz (ISPRA) se sia possibile correlare questo aumento con dei dati
macro-economici in termini di consumi degli italiani: "Con l'aumento del PIL e
della spesa delle famiglie si rileva anche un aumento della
produzione dei rifiuti. Non c'è correlazione di tipo lineare ma
sicuramente con una crescita degli indicatori socio-economici si ha
anche una crescita dei consumi delle famiglie, che sono quelli che
influenzano la produzione dei rifiuti urbani. Da quando infatti si è
registrata una ripresa dei consumi delle famiglie ha ripreso a salire anche la produzione di
rifiuti urbani (anche se con
andamenti più oscillanti). Diciamo che comunque quest'ultima cresce un po' meno
rispetto agli indicatori socio-economici. Lo possiamo vedere
se prendiamo come arco temporale dal 2013 al 2018: in questi cinque
anni la produzione di rifiuti è cresciuta del 2%. Il PIL e le spese
invece di più: rispettivamente del 4,6% e del 5,9%. La produzione
rifiuti sembrerebbe crescere leggermente di meno. Non c'è quindi un
disaccoppiamento totale tra questi due fattori (rifiuti e indicatori
socio-economici)".
E per quanto riguarda le aree territoriali qual è la situazione? "L'aumento non si concentra solo al Nord Italia, si registra anche al Centro-Sud" ha sottolineato Andrea Lanz. "Sicuramente, vista la correlazione con gli indicatori socio-economici, laddove la ripresa è più rapida, si tende ad avere un traino più diretto sulla produzione di rifiuti. Occorre tuttavia tenere in conto del fattore assimilazione dei rifiuti speciali a quelli urbani. Ci sono alcuni contesti territoriali dove alcune tipologie di rifiuti provenienti dal settore produttivo, che per tipologia sono analoghi agli urbani, vengono assimilati sulla base dei regolamenti comunali. Quindi dove c'è un assimilazione e dove c'è ripresa economica, c'è una maggiore produzione di rifiuti".
Qual è la tendenza dei Comuni rispetto all'assimilazione? In Emilia Romagna e Toscana c'è storicamente un ricorso all'assimilazione di alcune tipologie di rifiuti speciali a rifiuti urbani. E in queste regioni questo meccanismo continua ad essere utilizzato. In altre aree, è il caso del Veneto, invece, nel corso del tempo, si è registrata una progressiva riduzione dell'uso dell'assimilazione dei rifiuti del comparto produttivo. L'assimilazione è anche una questione legata ai sistemi di raccolta e di gestione, e non necessariamente è un aspetto negativo: se il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti urbani è organizzato e unisce altre tipologie di rifiuti che sono merceologicamente analoghe, può anche essere positivo" ha concluso Lanz.