Ilva, il tribunale accoglie il ricorso: rimane acceso l'altoforno 2
Il Tribunale del riesame ha accolto il ricorso di Ilva Spa in Amministrazione straordinaria relativo alla proroga della facoltà d'uso dell'Altoforno 2 dell'impianto siderurgico di Taranto
06 January, 2020
Il Tribunale del riesame ha accolto il ricorso di Ilva Spa in Amministrazione straordinaria relativo alla proroga della facoltà d'uso dell'Altoforno 2 dell'impianto siderurgico di Taranto. "Sei settimane di tempo per avviare la più urgente delle prescrizioni, 9 mesi e 14 mesi per le altre" si legge nella sentenza che dispone i tempi per mettere in sicurezza la struttura.
L'altoforno al centro dell'attenzione ha bisogno di interventi dopo il sequestro disposto dalla Procura per l’incidente in cui morì l’operaio Alessandro Morricella nell’estate del 2015. Sequestro che, comunque, prevedeva la facoltà d’uso proprio a fronte dell’impegno alla realizzazione dei lavori di messa in sicurezza dell’attività degli operai: nel dettaglio, un sistema di automatizzazione per controllare la temperatura della colata. L'operaio perse la vita proprio mentre svolgeva quell’operazione investito dalla ghisa incandescente.
L’associazione ambientalista Peacelink, molto attiva sul fronte Ilva-ArcelorMittal, disapprova il verdetto del tribunale del Riesame per l’altoforno 2, favorevole al ricorso presentato da Ilva in amministrazione straordinaria. Per Alessandro Marescotti, di Peacelink, “se fosse stato il forno pericoloso di una pizzeria, l'avrebbero già chiuso. Ma siamo di fronte a un altoforno. Il tribunale del Riesame concede altro tempo”. “Ricordiamo che il giudice Francesco Maccagnano - aggiunge - aveva già impartito l'ordine operativo dello spegnimento, sulla base della relazione tecnica dell'ingegner Barbara Valenzano, custode giudiziario, che aveva constatato l'assenza dei lavori per evitare il ripetersi di incidenti mortali, come quello che ha ucciso l'operaio Alessandro Morricella, bruciato vivo davanti all’altoforno nel 2015. Per la sua memoria, invocheremo in tutte le sedi l'applicazione della legge, a partire dalle sedi europee”. Peacelink ricorda che “la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha già condannato lo Stato italiano per non aver protetto i suoi cittadini. Da oggi, ha materiale per un'altra condanna”.