Un anno di rifiuti casalinghi: il racconto di Agata Fortunato
“Il mio buon proposito del 2019 è stato quello di misurare per un anno intero i rifiuti prodotti nella mia casa, con la curiosità di sapere quanti e di che tipo fossero i miei scarti in modo da modificare le mie abitudini di consumo nel segno di una maggiore sostenibilità ambientale”
10 January, 2020
Agata Fortunato
Il mio buon proposito del 2019 è stato quello di misurare per un anno intero i rifiuti prodotti nella mia casa, con la curiosità di sapere quanti e di che tipo fossero i miei scarti in modo da modificare le mie abitudini di consumo nel segno di una maggiore sostenibilità ambientale.
Vivo per metà del tempo da sola e l’altra metà con mia figlia, ma quest’anno in via eccezionale per due mesi ci ha fatto compagnia mio nipote. Nei periodi lavorativi (anche se quest’anno sono stata spesso via per lavoro, il più delle volte per un solo giorno però) consumo pasti a casa solo la sera e nel fine settimana e ogni tanto ci sono amici a cena. La mia spesa alimentare è in gran parte al mercato, quindi con pochissimi imballaggi e talvolta utilizzo vino sfuso. In borsa porta sempre delle sporte riutilizzabili ed è rarissimo che mi serva un sacchetto usa e getta per la spesa, piuttosto infilo in borsa o addirittura porto in mano quello che non ci sta. In casa non consumiamo soft drink e beviamo rigorosamente acqua del rubinetto. Pochi sono i detersivi acquistati e per l’igiene personale utilizziamo quasi esclusivamente saponi solidi (sullo shampoo non ho ancora trovato il prodotto giusto, ma non demordo). Non faccio frequenti acquisti on-line, quest’anno credo solo due o tre, e altrettante volte ho ordinato cibo a domicilio.
Immaginavo di produrre pochi rifiuti e soprattutto di fare una buona raccolta differenziata, ma sono rimasta particolarmente stupita quando qualche giorno fa ho finalmente tirato le somme dell’anno: complessivamente in casa abbiamo prodotto 170,41 kg di rifiuti mediante 103 svuotamenti totali.
Nel dettaglio:
- 75,28 kg di organico (59 svuotamenti/anno)- 12,05 kg di imballaggi in plastica (9 svuotamenti/anno)
- 52,60 kg di imballaggi in vetro e metallo (8 svuotamenti/anno)
- 16,24 kg di carta e cartone (9 svuotamenti/anno)
- 14,24 kg di non recuperabile (18 svuotamenti/anno)
La produzione dei rifiuti ovviamente risente delle assenze da casa ed in particolare di quelle concentrate: 7 giorni a giugno, 15 giorni ad agosto e 9 in dicembre.
Interessante inoltre lo stretto legame fra la produzione di organico, le abitudini e le presenze in casa: in gennaio e nella prima parte di febbraio ho fatto diverse cene con amici e in ottobre e novembre ci ha tenuto compagnia il nipote, la cui presenza ha aumentato i normali consumi alimentari e quindi anche gli scarti.
Pur non essendo particolarmente corretto, posso grossolanamente dire che in casa si supera il 90% di raccolta differenziata, possibile anche grazie al mio particolare modello di consumo che minimizza ad esempio la plastica non imballo, la carta sporca o non riciclabile (carta forno ad esempio), privilegia la preparazione dei pasti a partire da alimenti freschi e bandisce tutto l’usa e getta. Il modello di consumo giustifica anche la limitatissima produzione di rifiuti di imballaggi in plastica.
Oltre alla quantità totale di rifiuti, davvero esigua, e al livello molto alto di intercettazione mediante raccolte separate, mi ha stupito particolarmente il numero così limitato di svuotamenti. Pur avendo molto spazio a disposizione, ho contenitori relativamente piccoli per la raccolta differenziata e, a parte la plastica che devo esporre direttamente nel giorno indicato, per le altre raccolte ho a disposizione dei contenitori in cortile che posso utilizzare liberamente; una bassa produzione di rifiuti, pur con contenitori piccoli, mi ha consentito un numero di svuotamenti limitato.
Ho sempre pensato che una frequenza settimanale per le frazioni secche fosse alta, anche guardando ad altri Comuni della provincia, nel mio caso è altissima! Il non recuperabile l’ho svuotato spesso più per abitudine (in concomitanza con altre frazioni) che per reale necessità.
Pur facendo attenzione agli acquisti, ho comunque buttato un po’ di alimenti scaduti, soprattutto freschi.
In casa rimangono ancora un po’ di rifiuti elettronici (un telefonino rotto tre anni fa, un lettore dvd di due anni fa, un vecchio termosifone elettrico “ereditato” dal precedente inquilino) che non ho ancora portato al centro di raccolta e forse qualche vecchio vestito non più utilizzabile, ma lo scopo era soprattutto misurare i rifiuti quotidiani.
Qualora ci fosse un sistema di tariffazione puntuale, con una così limitata produzione di rifiuti spenderei molto meno di oggi: non solo per il mio bilancio, ma per i benefici effetti generali, auspico che quanto prima si applichi anche a Torino questo sistema.
Questo breve resoconto non vuole avere un carattere scientifico e so bene che un anno è comunque poco significativo per misurare la produzione di rifiuti di una singola famiglia (soprattutto se così piccola come la mia), ma senz’altro è stato un interessante motivo per approfondire il mio modello di consumo. Nonostante la limitata produzione di rifiuti ci sono ancora margini di riduzione: una delle prime cose che mi viene in mente è ricordarmi più spesso di portare le retine per la frutta e verdura quando vado al mercato, così posso evitare di farmi dare i sacchetti carta (che però riutilizzo per la raccolta dell’organico che preferisco anche da un punto di vista prestazionale rispetto ai sacchetti in altro materiale che dovrei acquistare) o ancora aumentare ulteriormente gli acquisti sfusi (es. i detersivi), oggi limitati al solo vino. Questi i miei buoni propositi per il 2020.