‘La giustizia ambientale non può escludere quella sociale’. I cambiamenti climatici al centro della Winter School 2020 di AISCLI
Intervista alla prof.ssa Carmen Concilio organizzatrice della Winter School 2020 di AISCLI che si è tenuta a Torino dal 20 al 24 fennaio 2020 dal titolo: “A Change of Climate? Political, social, meteorological changes ahead of us”
30 January, 2020
di Albana Muco
La
scuola invernale dell’Associazione Italiana di Studi sulle Culture
e Letterature di Lingua Inglese (AISCLI)
si è tenuta a Torino dal 20 al 24 gennaio 2020. Il tema di
quest’anno è stato il cambiamento
climatico.
Un’offerta didattica trasversale e transdisciplinare che ha visto
la partecipazione di numerosi docenti sia di scienze molli che di
scienze dure.
Abbiamo intervistato Carmen Concilio presidente dell’AISCLI e docente di Letteratura inglese e postcoloniale all’Dipartimento di Lingue e Letterature straniere e Culture moderne dell’Università di Torino che, insieme a Daniela Fargione, ha editato il libro Antroposcenari. Storie, paesaggi, ecologie (Il Mulino, 2018).
Perché organizzare una winter school scegliendo come titolo “A Change of Climate? Political, social, meteorological changes ahead of us”?
La giustizia ambientale non può escludere la giustizia sociale! Pensare e organizzare un corso universitario che coniughi il tema ambientale e il tema delle migrazioni vuol dire comprendere un problema epocale che vede l’umanità intimamente connessa all’ambiente in cui abita e vive. La letteratura è uno strumento potente per conoscere, comprendere e fare proprio il mondo e i suoi fenomeni, tanto quelli sociali quanto quelli meteorologici. Lo insegna Shakespeare ne La Tempesta, dove i fenomeni naturali violenti, le catastrofi, provocano sconvolgimenti nel mondo naturale ma immediatamente e contemporaneamente nell’ordine sociale; si pensi agli incendi in California che mettono in fuga la popolazione o all’Uragano Katrina che, oltre alla distruzione materiale, ha provocato una diaspora tra le famiglie della comunità più povera di New Orleans. Creare empatia, comprensione e coscienza critica è ciò che la letteratura veicola in modo naturale e portentoso, mettendoci di fronte allo specchio dell’antropocentrismo e delle sue conseguenze. Vivere nell’Antropocene implica condividere le responsabilità di quanto accade ed essere docenti, formatori, insegnanti impone il dovere morale di prendere coscienza in prima persona e far prendere coscienza ai giovani del bisogno di cura che il mondo, il pianeta, la natura e i più bisognosi richiedono.
Perché è importante la collaborazione tra gli umanisti e le scienze dure?
Personalmente sono convinta che la deriva attuale sia il frutto di una cultura illuminista che ha separato e parcellizzato i saperi. Nel futuro immediato sarà necessario mettere in campo un sapere integrato che sappia coniugare scienze e arti, discipline scientifiche e umanistiche, letteratura e biologia, sociologia e meteorologia, antropologia e geologia, e così via. La letteratura insegna: nel romanzo di Margaret Atwood, L’anno del diluvio, i Giardinieri di Dio – la setta ecologista che sopravviverà alla pandemia finale – mettono in atto competenze in biologia e arte, scienza e poesia. La letteratura indica la via da seguire e la via da evitare, ci mette in guardia, ci apre gli occhi e l’anima, ci ragguaglia, ci intima comportamenti etici e ci illustra la realtà per come essa è, e per come dovrebbe essere. Da sola, però, la letteratura non può salvare il mondo, occorre che si allei con le altre discipline, tutte, senza un ordine gerarchico. Che senso ha celebrare Leonardo da Vinci come uomo di lettere, artista, pittore, inventore, ingegnere, anatomista, o Primo Levi, chimico e letterato raffinatissimo, se poi non riusciamo a far dialogare tutti i saperi in modo coordinato e integrato, complementare e arricchente?
Io auspico che a breve nascano corsi universitari di questo tipo, come in effetti, in varie città italiane sta avvenendo. Spero che questa diventi la norma e non l’eccezione. Non si tratta idi essere o diventare tuttologi, ma si tratta invece di comprendere le relazioni che regolano la vita fisica, biologica, sociale e materiale.