Come una nave corsara di ortofrutta recuperata, grazie al Caat, a Battaglio e a due ambulanti di Porta Palazzo. Diario di bordo, giorno due
"Questa volta andiamo in via Leone Senigaglia, tra corso Taranto e via Giovanni Cravero. Case popolari con in mezzo un cortile (posto diverso sistema diverso). Qui siamo apparentemente più tranquilli, non sulla strada,un po’ più riparati"
14 April, 2020
di Giulio Baroni
Report - 2° giornata 07/04/2020
Sveglia alle 6:30, incontro alle 7:30 in via Maddalene con Youness (Y) e Abdelmoula (A) per andare in direzione Caat.
Arriviamo al gate, io davanti, loro dietro con il camion. Dico alla security che siamo lì per recuperare cibo, indico i compagni dietro di me dicendo che siamo tutti assieme. Il tipo, dopo un iniziale tentennamento, mi da l’ok. Ma mi indica il gabbiotto, dicendomi di andare a registrarmi. Cosa che alla fine farò il giorno dopo.
Siamo arrivati verso le 8:15, leggermente in ritardo secondo l’opinione di Y e A. Oggi il Caat sembrava meno pieno del primo giorno. Mi spiegano che il martedì il mercato chiude un pelo prima. Quando siamo arrivati alcuni commercianti avevano già abbassato le serrande ed se n’erano andati.
Comincio a fare il giro, chiedere cibo invenduto e spiegare con due frasi chi siamo e cosa facciamo: “recuperiamo cibo invenduto a fine mercato, lo puliamo e lo doniamo a chi non si può permettere di fare la spesa”. Mi accorgo subito che non riuscirò a fare il giro di tutto il mercato. I grossisti sono 82, a malapena ne riesco a fare 10. Gli spazi sono enormi, il tempo di percorrenza a piedi è molto lungo. Ci sono almeno 800 metri per andare e 800 per tornare. Impossibile da coprire tutto da solo. Anche perchè ho perso subito di vista Y e A, che hanno cominciato il loro giro da quelli che conoscono. Probabilmente non hanno ancora capito con chiarezza il mio sistema e l’attitudine che ho con i grossisti. Ho avuto l’impressione che loro vadano solo dai loro amici. Oppure chiedono un po’ a caso: “mi regali della roba?”, che a prima vista sembra un regalo che il grossista deve fare a A, sanza sapere quello che succederà dopo, anche per il basso livello di italiano di A e Y, e quindi l’incomprensione dell’attività che i due cercano di portare avanti.
In ogni modo è stato un bene non essere riuscito a coprire tutti gli 82 grossisti. Dopo i primi 10, 5 di loro avevano già donato cibo per riempire tutto il furgone. SalviaRosmarino 15 kg, Fruttaitalia 718 kg, Tutta Frutta srl 165 kg, Frutta Logistica 150 kg (un bancale mix). Più un bancale di fave, una dozzina di pacchi di banane e altre 15/20 cassette recuperate da A e Y (senza pagarle apparentemente). Totale, furgone e auto strapieni. Fisicamente impossibile far stare altro.
Mi accorgo anche di un’altro problema. Tutti mi chiedono come carico la roba. Dico che ho un camion, ma che questo arriverà tra un’attimo. I grossisti quindi mi incitano di sbrigarmi, perchè: loro stanno chiudendo, se mettono la roba fuori o rischi che qualcuno la rubi, o che venga scambiata per immondizia e buttata. Comincio quindi una folle corsa, per capire dove sono A e Y prima che il patacrac avvenga. Alla fine li trovo e riusciamo a fare il giro con tutto quello che avevamo pianificato e trovato.
Dopo 20 minuti arriva una pattuglia della municipale dentro al cortile. Eccallà…! Penso subito. Invece erano lì solo per controllare auto rubate. Nessuna rissa come ieri (posto diverso sistema diverso).
Cominciamo la distribuzione, dopo che abbiamo scaricato un terzo del camion per terra e messo in fila la frutta e la verdura. Tutti tranquilli, in fila con la busta. Noi prendiamo la busta, riempiamo e riconsegnamo cercando di mantenere le distanze. Invitiamo ad allontanarsi subito e a non rimanere in strada. Un paio di bisbicci tra Y e i consumatori del tipo: “tu sei già venuto”, “io ti ho già visto, non dimentico le facce”, “tu hai già mandato tua sorella”, “tuo marito è già passato”, e così via. Sicuramente Y è lo spirito caldo del gruppo.
In un’ora e mezza abbiamo servito 70/80 persone. Arrivavano a frotte di 20, non finivano più, mentre il cibo a disposizione per questo posto sì. In quattro abbiamo distribuito circa 5/8 kg a testa, chi più, chi meno. Ma alla fine abbiamo mandato via delle persone. Non tanti, tre o quattro.Dopo di che comincia il giro di telefonate con Paolo. “Abbiamo questo e questo; dove andiamo?” Bagni Pubblici (via Agliè 9), centro sociale Il Prince (Principe Eugenio 26) e Eufemia (Corso Ferucci 67), in quest’ ordine. Questa volta mi sono portato dietro una mappa cartacea della città di Torino.
I Bagni Pubblici in Barriera gestiscono 300 persone, consegnano pacchi alimentari e hanno per lo più bisogno di verdura. Erica mi accenna anche al fatto che sono stati derubati tre volte di recente.
Il Prince ha sotto di sè 158 persone, 57 famiglie. Anche loro fanno pacchi di cibo, ad Alda serve soprattutto frutta e verdura. Il secco lo comprano facendo colletta. La verdura cha lasciamo basterà per una settimana. Eufemia ci accoglie con “no banane! no banane!”. Ma abbiamo solo verdura questa volta. A loro serve un po’ di tutto, secco e fresco. Gestiscono 130 famiglie e la verdura che abbiamo lasciato basterà per due giorni, tra cucinato e donato in pacchi alimentari.Alle 14:15 abbiamo finito tutto. Rimane soloqualche cassetta mista per amici e conoscenti di A e Y che incontriamo per strada. Faccio 10 € di diesel al camion di A e torniamo "a casa" in via Maddalene.
Beviamo un caffè (il quarto della giornata) e parliamo di come è andata la mattinata e cosa si può migliorare. Condividiamo il fatto che bisogna trovare un’associazione che faccia da intermediaria nelle zone che fino ad oggi loro hanno coperto da soli. Dicono che c’è tanta gente compaesana gelosa di quello che loro stanno facendo. Che c’è tanta gente che ha veramente bisogno. Che c’è un problema di organizzazione. Che non possono trovare un camion più grande, nè un’altro camion. Inoltre mi dicono che sono già stati in tanti altri posti: Via Maddalene, Corso Taranto, Via Bra, Corso Cuneo, e “Monte Rosa?!” Rimaniamo che con Paolo cerchiamo un’associazione nei paraggi e che cerchiamo di spostare “l’assalto alla carovana di cibo” in un posto più consono, istituzionalizzato e meglio organizzato. Ma non sappiamo ancora quale. Possiamo anchet rovare un garage, suggeriscono A e Y, una stanza dove lasciare la roba, che non deve essere per forza un’associazione. Ma che loro con il camion non possono più fare la distribuzione in strada. Troppo rischioso.