Quando ho visto i ragazzi che distribuivano il cibo in mezzo alla strada, dentro di me dicevo che queste persone non erano consapevoli dei rischi che stavano correndo ma, ugualmente iniziai a riprenderli con il mio telefono e intervistarli; capìi subito che quelle persone volevano aiutare il prossimo.

Giorni dopo, dopo la multa ai due operatori di eco delle città la mia coscienza mi parlò dicendomi che in fondo dovevo aiutare questi ragazzi perché, si stanno mettendo in prima linea contro questa situazione di pandemia.

Dopo quella mattina mi misi subito a lavoro giorno e notte, perché volevo realizzare il desiderio  di aiutare le persone,ma farlo davvero in sicurezza.

Ho contattato  diverse associazioni no profit è solo una mi ha risposto: Associazione A.C.P (aiutiamo cristiani perseguitati) una piccola associazione cristiana evangelica che, aveva accettato di darmi una mano e di fornirmi i loro spazi come magazzino per la frutta e verdura.  Da li a poco ho cercato dei volontari delle case popolari di Via Maddalene e iniziato a creare una logistica per donare il cibo in totale sicurezza: strisce segnaletiche di distanza di due metri una dall’altra, mascherine, guanti e disinfettanti .

Il primo giorno di apertura della distribuzione in via Maddalene (" porta palazzo mercato solidale", perchè ortofrutta portata da ambulanti di Porta palazzo) abbiamo visto almeno quaranta persone che correvano a ritirare il cibo che donavamo ma, soprattutto, come nei volti e nei occhi di quelle persone c’era disperazione e paura.  Non nascondo che anche io provai paura quando vidi le persone in fila, sentìi una sensazione di vuoto che non avevo mai provato: è forse la sensazione che provano le persone che stanno in prima linea ?

 Non so esattamente rispondere ma so che quando le persone andavano via i loro volti cambiavano cioè, in un certo senso erano più sereni, come se quella busta di frutta e verdura riaccendeva la speranza o dava forza di poter dire "oggi è un giorno positivo".

Il secondo e terzo giorno vennero prima ottanta persone, poi cento dieci e il quarto giorno altre novanta. Ormai tutta la squadra si stava abituando a quelle persone e ai loro volti che cambiavano ma, quella sensazione di vuoto non andava via, anzi, aumentava e probabilmente la stessa sensazione di vuoto che mi fa lavorare fino a tarda notte, alzare presto al mattino e mettere  persone comuni in gioco per aiutare qualcun altro. In somma e quella sensazione di vuoto che riempie il nostro futuro.

 Una motivazione naturale che porta alla consapevolezza che gli esseri umani sono fatti di carne, sangue e ossa tutti quanti e quindi aiutare un essere umano, o quaranta, significa aiutare l’esistenza umana. In oltre con la donazione di frutta e verdura che sono la base della salute stiamo in un certo senso aiutando le persone a stare bene. Ma tutto questo non sarebbe possibile se dietro non ci fossero state persone che hanno scelto di stare in prima linea e un ringraziamento speciale va a tutti i volontari che ogni giorno rischiano per aiutare gli altri.

Grazie ai volontari il progetto di solidarietà è stato possibile, in fatti i volontari sono di ambe due i sessi e vanno dalla più giovane di 20 anni e al più grande a 52 sono persone semplici che abitano nelle case popolari di Via Maddalene. il morale tra i volontari si cerca di tenerlo sempre alto e positivo e la comunicazione tra noi e fondamentale; grazie alla loro disponibilità riusciamo a distribuire il cibo velocemente e eguale per tutti.

 Uno dei volontari che mi sorprende per la sua disponibilità è samuel giovane ragazzo di 23 anni che, dopo avergli parlato del progetto da subito mi ha aiutato; insieme a samuel abbiamo messo le strisce di distanza ed è stato lui a proporre i due metri di distanza una dall’altra. Di lavoro fa traslochi.

Inoltre Samuel in questo periodo così complicato per la pandemia si è dedicato al cento per cento al progetto, nonostante tra un mese diventerà papà.

Diego invece è un volontario dell’associazione Acp che di professione fa il cuoco: questo ragazzo di 38 anni è fondamentale per la selezione del cibo prima della consegna, lui insieme alla squadra dei selettori hanno l’importante compito di selezionare la frutta e verdura più buona e pulirla.

 Nella squadra ovviamente ci sono anche Younes e Abdel i “mercatari” coloro che i mercati li fanno e come, in fatti sono loro che vanno a ritirare la frutta e verdura ai mercati generali e la portano in Via Maddalene 30.

In tutto questo si deve tenere conto che il mix culturale che si è creato è molto alto: abbiamo due ragazzi Arabi, due italiani di origine napoletana, due siciliani (padre e figlia), due ragazze di etnia Rom e anche un ragazzo croato. non si deve sottovalutare questo elemento culturale molto marcato nelle squadre, perché la cultura è un aspetto fondamentale della vita di un essere umano cioè grazie alla cultura si hanno delle linee  guida comportamentali e comunicative; in tutto questo si cerca di comunicare tutti in Italiano e dove non ci si capisce con la parola interviene la Tecnologia ( traduttore automatico).

Ringrazio ancora tutti i volontari perché, ripeto, sono loro la vera macchina di tutto il progetto pratico.