Via Maddalene 30. Con ‘Porta Palazzo Mercato Solidale’ in Barriera la solidarietà non si ferma | VIDEO
A Torino in Barriera di Milano un esperimento sociale ogni giorno riesce a garantire a più di 100 famiglie frutta e verdura gratuitamente. Abbiamo intervistato Billy Sulejmanovic il coordinatore di questa iniziativa
23 April, 2020
A Torino in Barriera di Milano un esperimento sociale ogni giorno riesce a garantire a più di 100 famiglie frutta e verdura gratuitamente. Nella sede di Acp (Associazione Aiutiamo Cristiani Perseguitati) un gruppo di volontari ha deciso di distribuire cibo ai bisognosi. Quella in Barriera è l'unica distribuzione gratuita, con la fila aperta e senza lista bloccata di cui siamo a conoscenza a Torino (e anche a Milano).
Una squadra composta dal quel particolare melting pot in salsa sabauda che possiamo trovare solo in Barriera, giovani e meno giovani uniti dalla voglia di contrastare la povertà in un momento drammatico.
Siamo stati a trovarli in Via Maddalene 30 e chiesto a Billy Sulejmanovic, il coordinatore di questa iniziativa, di raccontarci qualcosa in più del loro progetto
Chi siete? Come è nata l’iniziativa?
Siamo un gruppo di volontari che stanno unendo le forse per aiutare qualcuno. Qualcuno di bisognoso. La situazione generale dovuta alla pandemia è molto complicata, a tratti ingestibile. Dato che il mercato più grande d’Europa è chiuso questi ragazzi che lavorano a Porta Palazzo hanno deciso di donare frutta e verdura. Inizialmente tutto questo era molto spontaneo, forse troppo e infatti distribuivano per strada.
Poi sono arrivate le multe ai collaboratori dei eco dalle Città e allora mi sono attivato. Mi sono detto ‘troviamo il modo che questa azione sia in regola’. Ho contattato l’associazione di intervento e soccorso sociale Acp con sede in via Maddalene 30 e con loro abbiamo organizzato la logistica e anche una specie di business plan. Il passo successivo è stato quello di trovare dei volontari e ad oggi siamo in 12.
Sui video che girano in internet sembra che la sicurezza sia un vostro chiodo fisso. Come mai?
Non possiamo sgarrare. La sicurezza di chi viene a prendere il cibo viene prima di tutto. Se le indicazioni del Ministero della Sanità sul distanziamento parlano di un metro, noi obblighiamo chi è in coda a stare a due metri l’uno dall’altro. Abbiamo fornito guanti, mascherine e disinfettate ai volontari e anche ai nostri beneficiari.
Come nelle attività commerciali ad ogni beneficiario viene dato un numero così evitiamo gli assembramenti e siamo noi a riempire le buste o i carrelli di chi viene a prendere il cibo. Anche le operazioni legate alla logistica come lo scarico del camioncino e lo stoccaggio sono state studiate per limitare al massimo il contatto tra noi volontari. Ci siamo strutturati in micro squadre per essere più efficienti e velocizzare le operazioni.
Da dove arriva la merce e quanta gente ne beneficia?
Ci sono Abdul e Yunet, due ragazzi che lavorano al mercato di Porta Palazzo, che tutti i giorni vanno al CAAT e riempiono il camioncino. Un po di merce l’acquistano e altra viene loro regalata dai grossisti. Abbiamo cominciato ufficialmente martedì 14 aprile. Alle 9,30 apriamo lo spazio di via Maddalene e circa un’ora dopo cominciano ad arrivare le prime persone e distribuiamo i numeri. A mezzogiorno arrivano il mezzo dal CAAT e scarichiamo. E per le 13,30 abbiamo già finito la ridistribuzione e poi puliamo lo spazio, dentro e fuori.
È stato un crescendo. Il primo giorno sono venute una quarantina di persone, il giorno dopo ottanta e adesso viaggiamo su numeri superiori alle cento persone. Tutti i giorni dal lunedì al venerdì. Senza dimenticare che accanto a noi c’è l’associazione Terza Settimana e gestiamo anche la loro fila.
Com’è il morale?
Siamo in prima linea. Il morale è buono ma ci sforziamo di essere positivi. La maggior parte di chi viene da noi ha alle spalle storie e situazioni davvero critiche e cerchiamo di farci forza a vicenda. Poi ci sono gli amici di Acp che sono una associazione cristiana evangelica danno anche un sostegno spirituale. Insomma, siamo essere umani e abbiamo bisogno di tutto. Nonostante il distanziamento sociale tra noi e chi viene a recuperare il cibo si sta instaurando un certo rapporto di fiducia reciproca. C’è anche il signore che alla sera dice una preghiera per noi. Certo c’è sempre la testa calda che non vuole sentire storie e salta la fila. Ma il momento è delicato e riusciamo a gestire questi fenomeni.
Vuoi fare un appello?
Domiamo col cuore. Diamo a chi non ha.