La Carovana Salvacibo all’Ortomercato di Milano. Obiettivo: ‘Portare quanto più cibo possibile a chi vive in situazioni di disagio’
Per capire meglio cosa è la Carovana e come agisce su Milano abbiamo raggiunto telefonicamente Enzo Macrì, una vita come analista di big data e oggi alla guida di uno degli esperimenti sociali più interessanti nati durante l’emergenza sanitaria
25 June, 2020
La lotta e il contrasto allo spreco alimentare è una questione seria il cui campo d’azione spazia dalle tematiche sociali a quelle ambientali. La crisi economica e alimentare generata dal Coronavirus ha reso ancora più evidente il corto circuito tra il nostro sistema produttivo agroalimentare e il diritto di accesso a un cibo di qualità per tutti con la triste conseguenza che più il bene è deperibile maggiore è lo spreco.
Ne sa qualcosa la Carovana Salvacibo di Milano che da due mesi prova a ridare dignità agli scarti dell’Ortomercato. Tutta frutta e verdura che non riesce a trovare uno sbocco sul mercato perché non rispetta determinati standard estetici ma che, dal punto di vista nutrizionale, non ha nulla da invidiare alla cosiddetta ‘prima scelta’.
Per capire meglio cosa è la Carovana e come agisce su Milano abbiamo raggiunto telefonicamente Enzo Macrì, una vita come analista di big data e oggi alla guida di uno degli esperimenti sociali più interessanti nati durante l’emergenza sanitaria. L'idea della Carovana nasce dal Progetto Salvacibo all'interno del bando periferie del Comune di Milano e realizzato da Comunità Nuova ed Eco dalle Città.
Da dove arriva la frutta e verdura che recuperate?
Arriva dai grossisti che operano all’Ortomercato che col tempo abbiamo selezionato perché mostrano una certa sensibilità alla nostra iniziativa. Molti di loro, sia titolari che lavoratori, mostrano questa sensibilità perché si rendono conto dello spreco e ne provano una specie di senso di colpa. Diciamo così. Questa è la traccia argomentativa con la quale ci avviciniamo a loro e li coinvolgiamo nella nostra iniziativa.
I lavoratori si rendono conto dello spreco e menzionano spesso i contadini con frasi come “se sapessero che tutta questa frutta e verdura viene buttata via”. Spesso si sento parole come “è un peccato, prendetele” e insistono perché le si prenda. Venerdì scorso (19 giugno, ndr), il caso ha voluto che ci fossero tantissimi mezzi per il recupero e quindi una buona capacità di trasporto e si è raggiunto un volume elevato di cibo recuperato: 2500 kg. Addirittura all’ultimo minuto, prima di andare via, un grossista che non aveva mai collaborato con noi ci ha visto passare e ci ha dato un bancale di pesche in buone condizioni. Parliamo di circa 8 quintali di frutta.
Come funziona l’azione della Carovana Salvacibo all’Ortomercato di Milano?
Arriviamo all’Ortomercato quando il grosso delle contrattazioni di vendita sono già mature e arrivate a buon punto. Non ci sono orari predeterminati ma è una fascia di tempo che oscilla tra le nove del mattino e le dieci in cui è molto più probabile recuperare l’invenduto perché i grossisti sanno già quali sono i volumi dell’invenduto. Poi dipende da grossista a grossista. Ci sono quelli dove bisogna andare presto e quelli dove sei costretto ad andare in tarda mattinata. Ma ci adattiamo facilmente.
In quanti siete a svolgere questa azione di recupero?
Il nucleo storico è composto da me e Massimo Carlini, siamo amici di lunga data e compagni dei tempi andati con una lunga storia di militanza alle spalle. Poi si è aggregata Ilaria Caelli, della cooperativa sociale B-Cam, che si occupa del reclutamento, coinvolgimento delle associazioni, distribuzione delle eccedenze e sta facendo un lavoro eccezionale, perché dalle poche associazioni di qualche mese fa siamo arrivati alla partecipazione straordinaria dello scorso venerdì con ben 9 realtà. Con la pratica e il passare del tempo i ruoli si sono via via stabilizzati. Io mi occupo dell’attività di reclutamento dei grossisti e del prelievo del cibo da recuperare, Massimo si occupa dell’accoglienza e della gestione delle associazioni che si sommano volta per volta alla Carovana. Poi c’è Emanuele Cavalcanti dell’Associazione Inquilini Molise-Calvairate che si occupa della parte tecnica logistica della gestione del recupero.
Quindi come avviene la distribuzione?
La distribuzione del cibo che recuperiamo cambia a seconda dell’associazione che si aggrega alla Carovana. Provo a fare qualche esempio. Ci sono alcune associazioni che con il cibo recuperato preparano dei sacchetti con frutta e verdura che vengono distribuiti a domicilio casa per casa. Altre permettono alle famiglie di recuperare questo cibo in punti organizzati di distribuzione. Altre ancora utilizzano questo cibo per confezionare pasti gratuiti. Altri come la parrocchia di Gudo Visconti, che si occupa di persone in forte stato di disagio come ex prostitute, accolgono questo cibo con grande gioia e lo trasformano in conserve e marmellate.
Nessuna delle associazioni, ovviamente, fa queste attività con l’obiettivo di lucrarci. Questa è la conditio sine qua non per partecipare alla Carovana. Di conseguenza il ventaglio delle soluzioni con le quali viene ridistribuito quello che recuperiamo è diversificato. L’obiettivo però è comune: portare quanto più cibo possibile a chi vive in situazioni di disagio.
Durante questi mesi di recupero c’è stato un dialogo con l’Ortomercato?
C’è stato un lungo proficuo dialogo con la dirigenza dell’Ortomercato che dopo le prime settimane di attività informale, con tesserine e permessi d’ingresso estemporanei, ci ha obbligato a effettuare una attività di tesseramento per regolarizzare la nostra presenza. In questo momento siamo in cinque tesserati. Quattro per conto di Eco dalle Città e un parroco della Parrocchia Sacro Cuore di Ponte Lambro che si occupa di destinare il recupero prevalentemente ai migranti.
Una seconda associazione del Giambellino, le Radici e le Ali, sta per ottenere la tessera così da sommarsi ufficialmente alla Carovana all’interno dell’Ortomercato.
Quando è cominciata l’attività di recupero?
Ufficialmente abbiamo cominciato il 30 aprile. Nelle primissime settimane l’intervento veniva fatto nei giorni di martedì e giovedì poi, grazie alla pratica e ai consigli dei grossisti, il recupero si è spostato ai giorni di mercoledì e venerdì. Il mercoledì è un giorno buono per il recupero delle eccedenze mentre il venerdì è il giorno per eccellenza. Si va verso la chiusura del fine settimana e quindi i commercianti si premuniscono di svuotare le celle frigorifere di tutta quella merce che potrebbe deteriorarsi e costituire un problema di smaltimento già il lunedì mattina alla riapertura.
Quello che mi impressiona positivamente è che c’è una forte e diffusa sensibilità sul tema dello spreco alimentare da parte degli operatori dell’Ortomercato, dagli operai ai responsabili. Sono gli stessi operai che suggeriscono di andare presso di loro perché c’è tanto cibo buono che non può essere venduto e che finirà al macero. E quindi insistono fino a quando non lo recuperiamo perché altrimenti “è un peccato”.
Ma il supporto non arriva solo da chi commercia in frutta e verdura. Ieri (24 aprile, ndr) eravamo come al solito nel piazzale dell’Ortomercato, con tutte le auto e i furgoni carichi che cominciavano ad avviarsi per la distribuzione. Mentre mi avviavo anch’io verso l’uscita mi sono fermato al barettino che c’è nei parcheggi per prendere una bottiglietta d’acqua, perché dopo una mattinata di lavoro e con il caldo la disidratazione cominciava a sentire. Saluto i grossisti seduti ai tavoli, mi avvio verso la cassa per pagare e il cassiere non vuole i soldi. Insisto per pagare ma nulla, e chiedo il perché. Lui scuotendo la testa mi dice “No, no, no. Questo è il mio contributo, voglio partecipare anch’io”.