Piste ciclabili, zone pedonali e trasporto pubblico: la nuova viabilità di Barcellona nel Covid
Nella città deserta, tra le maggiori d'Europa per densità abitativa, l’Ajuntament ha visto una opportunità: quella di realizzare una parte del piano di 308 km di piste ciclabili, nuovi 30.000 m2 pedonali e destinare certi tratti di strada all’uso promiscuo bici, auto e bus con limite di 30 all'ora
12 August, 2020
di Guiomar Parada
A Barcellona a giugno è diventato chiaro che la riapertura dopo il lockdown per il Covid non sarebbe potuta avvenire in sicurezza con il sistema di mobilità precedente: molti marciapiedi non permettevano il distanziamento sociale e occorreva ridurre il numero di passeggeri nel trasposto pubblico senza uno speculare aumento delle auto. Il Comune si è quindi dato l’obiettivo immediato di evitare l'ammasso dell'ora di punta. La soluzione viabile nel breve termine è stata individuata nell’incoraggiare l'utilizzo di monopattini e biciclette.
Nella città deserta, tra le maggiori d'Europa per densità abitativa (16.000 abitanti per km per complessivi 5.200.000), che si estende tra mare e collina su una superficie in parte piana in parte molto ripida, l’Ajuntament ha visto una opportunità: quella di realizzare una parte del piano di 308 km di piste ciclabili, senza dover aprire cantieri in mezzo al traffico come sempre accaduto in precedenza.
La capitale della Catalogna, che trascina su queste politiche anche le altre città della regione, costumi genshin impact è stata pioniera tra le città del sud dell’Europa con il suo sistema di bike sharing già più di 13 anni fa. Ha già 209 km di piste ciclabili e 33.000 parcheggi di biciclette che servono più di 200.000 spostamenti quotidiani. Adesso sono quasi pronti i primi 21 km del nuovo corso, segnati sulla pavimentazione con vernice gialla. La strategia complessiva oltre alle ciclabili prevede allargare i marciapiedi, rendendo anche pedonali una parte delle attuali zone destinate al traffico – per arrivare a nuovi 30.000 m2 pedonali -- e destinare certi tratti di strada all’uso promiscuo tra bici, auto e bus con limite di 30 km l'ora.
Barcellona ha anche aumentato contestualmente le biciclette disponibili del sistema di condivisione Bicing. Sono 11 i nuovi quartieri serviti, 57 le nuove stazioni -- che portano a 511 quelle totali -- e 7.000 le bici disponibili, di cui 2.000 elettriche per coprire anche le direttrici che salgono verso la collina.
Ad aprile la sindaca, Ada Colau, aveva spiegato il piano in una conferenza stampa: pur consapevole che non tutti possono utilizzare le due ruote per spostarsi, l’Ajuntament stava lavorando per evitare che dopo la pandemia si tornasse all'inquinamento da traffico precedente. La formula della viabilità post-covid può apparire temporanea - molta vernice - ma non lo è dice il Comune, né ci saranno ripensamenti o marce i dietro, nemmeno per motivi di forza maggiore. “Vedere la città sgombra e mettersi all'opera è stata una decisione facile”, ha detto il direttore della Mobilità del Comune di Barcellona Adrià Gomila a Bloomberg parlando dell’opportunità colta al volo. “Abbiamo realizzato il lavoro di mesi in pochi giorni".
Prima del lockdown
Prima del lockdown gli spostamenti in città erano per il 37,7% con i mezzi pubblici, mentre le auto private erano il 26%. Il 34% si svolgeva a piedi e un 2,3% in bicicletta. L'uso del trasporto pubblico è crollato a giugno del 95%, e nonostante un impegnativo programma di disinfezione e l’attribuzione di alcune corsie prima miste ora esclusivamente ai bus, l'occupazione non potrà tornare quella di prima.
È anche una incognita quanto crescerà l'uso della biciletta, a pedale o elettrica, dicono all’Ajuntament.
L’associazione Catalunya Sostenibile si augura che il 2020 sia un anno di svolta. Più scettici sono all’associazione Eixample Respira, quella degli abitanti della zona centrale di Barcellona dove molte strade hanno tre, quattro corsie o più. Le misure sono «necessarie ma non sufficienti e, in generale, non abbastanza efficaci per la città e l’area metropolitana». «Non sono a l’altezza della magnitudine del momento e non garantiranno il distanziamento fisico per la maggioranza delle persone, il 70% che non si sposta in auto”.
Anche se il restante 30%, che include il trasporto di anziani e disabili, diminuisse con la cancellazione dei parcheggi commerciali (utilizzabili anche dai disabili) e la chiusura delle corsie, resta comunque il traffico commerciale che serve in particolare il centro, i bus del trasporto pubblico e i taxi. Si vedrà se, come segnalano certe fonti, le corsie rimaste, pur razionalizzate, basteranno per evitare intasamenti che vanifichino lo sforzo contro l’inquinamento.
“Le persone stanno maturando (in questa crisi) un maggiore senso di responsabilità e consapevolezza ambientale”, è ottimistico Gomila.
Proprio a Barcellona nel 1997 si tenne il primo congresso internazionale sulla bicicletta nelle città, Velocity, quando la città di piste ciclabili aveva poco più di 10 km. L’evento cambiò l’orientamento della città verso le auto. È stato confermato che anche la prossima sessione si terrà nuovamente nella città mediterranea a ottobre. Gli organizzatori si augurano che alla bicicletta sia attribuito un nuovo importante ruolo nella mobilita sostenibile e nella lotta al cambiamento climatico.