Covid e sfide ambientali, la risposta di Torino. Intervista ad Alberto Unia
Abbiamo intervistato Alberto Unia, assessore all’Ambiente del Comune di Torino, per capire cosa la città ha fatto e sta facendo per rispondere alle sfide ambientali che l’emergenza Covid ha reso non più rinviabili
03 September, 2020
L’estate è agli sgoccioli e l’autunno si prepara a essere caldo. Dallo spreco alimentare alla mobilità sostenibile sul tavolo i temi sono tanti e la crisi climatica rischia di essere messa in secondo piano dall’emergenza sanitaria e le sue imprevedibili ricadute sopratutto sul fronte del lavoro e, in cascata, sulla capacità delle fasce più deboli di soddisfare i propri bisogni. Abbiamo intervistato Alberto Unia, assessore all’Ambiente del Comune di Torino, per capire cosa la città ha fatto e sta facendo per rispondere a queste sfide che il Covid ha reso non più rinviabili.
Nei primi giorni di agosto con una delibera il Comune ha esteso in via sperimentale il progetto RePoPP a nuovi mercati cittadini. Come mai questa scelta?
Il progetto RePoPP si incastra perfettamente con il piano del comune di Torino sulle politiche del cibo, sia dal punto di vista della riduzione degli sprechi e sia per l’aiuto che si può dare ai cittadini in difficoltà. Dopo l’esperienza di Porta Palazzo e i risultati importanti che sta ottenendo abbiamo pensato di estenderlo ad altri mercati. Questa estensione è stata possibile anche grazie al periodo di lockdown, dimostrando che è possibile intervenire in queste mercati riducendo gli sprechi e ridistribuendo le eccedenze a chi si trova in difficoltà.
Seconde me il bello di questo progetto, o se vogliamo il valore aggiunto, è la commistione tra alcuni aspetti. Il primo è quello di far lavorare all’interno del progetto migranti richiedenti asilo così da farli sentire importanti all’interno della nostra comunità. Il fatto stesso che siano loro ad aiutare chi si trova in difficoltà recuperando e distribuendo l’invenduto ha una enorme influenza sulla percezione dell’utilità sociale di questo progetto. E se ci aggiungiamo anche il contrasto alla riduzione degli sprechi e quindi dei rifiuti si capisce anche la sua valenza sotto l’aspetto ambientale, che non è mai da sottovalutare.
Non ho i dati sottomano ma lo spreco di cibo è davvero tanto e lo dimostra il fatto che ovunque noi interveniamo lo spreco c’è e in alcuni casi è davvero molto. Spero che col tempo si riesca a lavorare su tutti i mercati e in altre situazioni come gli ipermercati così da intercettare altri sprechi e perché no altri generi alimentari che altrimenti non si riuscirebbero a reperire.
Si prospetta un autunno caldo sul fonte dell’emergenza alimentare. Come si sta preparando la città?
Il comune durante l’emergenza ha attivato la Rete Torino Solidale e messo in campo gli Snodi per la distribuzione del cibo alle famiglie e, con l’arrivo dell’autunno, gli Snodi non saranno solo riattivati.
Il Covid è stata una esperienza che ha stravolto, e continua a farlo, la vita di tutte le comunità del mondo. Il Comune di Torino, la nostra città, fortunatamente ha una forte base di volontariato sociale attivo e grazie a questo ci siamo trovati pronti a rispondere all’emergenza, o comunque più preparati di altri. Avere realtà forti sul territorio, con strutture che già normalmente danno supporto alle persone fragili, ha permesso di costruire gli snodi in breve tempo e sopratutto ci ha fatto rendere conto che bisogna rendere strutturale questa realtà. Un lavoro svolto dall’assessorato alle Politiche Sociali che in questo periodo ha operato per rendere strutturale e permanente questa rete sociale facendola diventare parte integrante della città. Perché oggi c’è l’emergenza Covid ma domani potranno esserci altre emergenze e altri problemi, senza dimenticare che l’onda d’urto dell’emergenza alimentare scatenata dal coronavirus non è esaurita e potrebbe aggravarsi con l’autunno.
Passiamo al trasporto pubblico e alla mobilità sostenibile...
Sarà un autunno e un inverno molto complicato. Apro una piccola parentesi. A prescindere dal periodo Covid è indispensabile che si riduca il traffico veicolare e si incentivino politiche di mobilità sostenibile. Questo non vuol dire ‘non usi più l’automobile’ ma ‘la usi quando ne hai bisogno’. Come torinesi, e parlo in prima persona, siamo cresciuti nella città dell’auto e quindi siamo stati abituati e forse incentivati a muoverci con l’auto anche quando non ce n’è bisogno. Dal mio punto di vista la maturità di una comunità su questo tema sta proprio in quello: capire che l’auto la usi se non puoi farne a meno. A Torino i modi per muoversi in maniera sostenibile ci sono, dalle piste ciclabili, ai monopattini elettrici, pedibus per andare a scuola e altri sistemi per evitare di utilizzare l’auto privata. In questo periodo la richiesta di una mobilità nuova e sostenibile è aumentata e ci siamo attivati con nuovi percorsi ciclabili e, come ci viene riconosciuto anche a livello internazionale, Torino sta cambiando.
Come ho già detto, è chiaro che Torino è una città cresciuta mentalmente con l’automobile e fa probabilmente più fatica delle altre in questo percorso verso una mobilità nuova ma, nonostante questo e proprio per questo, sta facendo uno sforzo maggiore e probabilmente il risultato sarà maggiore rispetto ad altre città. Poi non dimentichiamo che siamo nel bacino padano e abbiamo un problema sulla qualità dell’aria legato anche alla morfologia del territorio e che costringe Torino, insieme alle città del bacino, a mettere in campo azioni più forti rispetto alle altre città. Ci sono segnali che nel breve periodo dicono che la mobilità migliorerà, e poi si vede già adesso che più persone si muovono con bici e monopattini elettrici.
Sono previste nuove pedonalizzazioni?
Sì una decina. Per ora sono pedonalizzazioni chiamiamole light e quindi senza modifiche strutturali così da permetterci di capirne l’andamento e prevedere interventi futuri. Infatti in alcune zone dove stanno funzionando molto bene abbiamo già predisposto i piani per trasformarle in definitive.
Torino è finalista per aggiudicarsi il titolo di Capitale verde d’Europa, quali sono i punti di forza di questa candidatura?
I punti di forza si legano proprio alle politiche per l’ambiente avviate non solo da questa amministrazione nel corso degli anni. Innanzitutto sul fronte della riduzione delle emissioni e rispetto agli impegni presi con il Patto dei Sindaci, Torino è molto più avanti nei risultati ottenuti rispetto alle previsioni. E poi ci sono le politiche già messe in campo e quelle future sull’ambiente come il piano di resilienza climatica appena varato, e il piano del verde che è in dirittura d’arrivo. Tutto questo fa si che Torino sia diventata una città che ha finalmente una visione del futuro con delle azioni concrete e precise che dovono essere realizzate. Quindi la sfida è proprio quella: pianificare la città del futuro per trasformarla e renderla più sostenibile avendo delle azioni pronte per poterlo fare. Finché non c’è un piano di sviluppo della città sulla sostenibilità questo non si può fare, ma adesso c’è.
In concreto quali sono gli ostacoli principali?
L’aspetto negativo sono le risorse economiche che non ci consentono di essere più rapidi nel cambiamento ma questo non vale solo per Torino ma per tutte le città. Credo che non esista amministratore che non voglia la sua città migliore, più vivibile sia dal punto di vista ambientale che quello della socialità. Quindi in mancanza delle risorse è importante che ad accompagnare il percorso di sviluppo della città sia la cittadinanza stessa a essere collaborativa, che lavori insieme alle amministrazioni per modificare il territorio, il tessuto sociale e il modo di pensare e raccontarsi del territorio stesso.
Quindi, come sempre, il denaro fa la sua parte. Si parla tanto di Recovery Fund e l’Anci è in prima linea per orientare gli investimenti verso la sostenibilità...
C’è una discussione importante a livello di trasporto pubblico. Tutte le città si stanno attrezzando per chiedere degli incentivi a supporto di tutte quelle iniziative ambientali per lo sviluppo dei territori. Sicuramente il Recovery Fund è una risorsa che può permette lo sviluppo di politiche sul lungo periodo e comunque nell’arco dei prossimi cinque anni. Quindi è una opportunità da sfruttare il prima possibile così da accelerare tutte quelle politiche ambientali che oggi sono rallentate dalla mancanza di fondi.
Vuole fare un appello ai cittadini per come affrontare questo autunno?
Di certo non dirò fate i buoni e fate i bravi anzi. Ho visto che tra la gente c’è molto nervosismo e molta tensione per la situazione che stiamo vivendo. Bisogna cercare di essere i più sereni possibile anche in situazioni di difficoltà e pensare che le amministrazioni e lo Stato sono presenti e non lasciano soli i cittadini. Cercare di essere i più sereni possibili ma senza rassegnarsi perché devono continuare a dialogare e cercare il dialogo con le amministrazioni perché solo insieme si riescono a trovare delle soluzioni efficaci e che migliorino davvero la qualità della vita e della città.